Le gradinate in cemento colorate, i graffiti, la pista di atletica, la città che si affaccia coi suoi edifici sullo stadio: sempreverde il fascino retrò del Gustavo Ventura. Proprio come il terreno in erba naturale su cui si danno battaglia le formazioni in campo, che profuma di partite di pallone d’altri tempi. Lontano dall’olezzo di PlayStation o decoder, tipico dei campi con fondo in plastica.

Questi ingredienti assieme al calore e ai colori che i tifosi neroazzurri portano allo stadio, mi spingono spesso e volentieri a fare visita all’arena biscegliese. Questa domenica la squadra di casa affronta il San Severo. Per l’occasione la società ha pensato bene di fare disputare la partita al comodo orario delle 15:30 e di consentire l’ingresso gratuito in gradinata a donne e minori. Tutto con la chiara intenzione di sradicare il più possibile gli appassionati locali di calcio dal drammatico binomio poltrona-paytv e favorire in maniera concreta, e non a parole come fanno le alte sfere del calcio professionistico, le presenze allo stadio.

Arrivo a bordo campo e noto subito l’assenza dei supporter ospiti: mi suona strana la cosa, visto che il ricco tabellone delle restrizioni con cui periodicamente un famoso Organo dello Stato delizia gli amanti del pallone in presenza, non faceva alcuna menzione in merito a questa partita. Intanto dalla mia sinistra le squadre fanno il loro ingresso in campo… e lo fanno in una modalità a dir poco inconsueta: cioè non escono dagli spogliatoi utilizzando varchi separati, bensì si dirigono verso il centro del campo quasi a braccetto! Roba da far svenire quella schiera di inutili soggetti, procuratori federali, commissari, marescialli e sottotenenti delle Leghe Calcio, in gita nei campi del professionismo foraggiati con le multe assurde che comminano alle società, alle quali addebitano i passi dei fotografi lontano dalla postazione assegnata, i cori che partono dagli spalti e, appunto, qualsiasi contiguità fra calciatori avversari, compresi quelli che in un qualche passato erano stati amici di squadra e non possono nemmeno stringersi la mano senza aizzare la loro caccia alle streghe.

I tifosi di casa sono all’opera già da un pezzo e sono divisi in due blocchi: quello degli Ultras Bisceglie occupa la parte laterale della tribuna, da un paio d’anni ormai; Bisceglie 1913 si colloca invece nella parte centrale della gradinata, il settore che da sempre è stato la casa del tifo neroazzurrostellato. Non conosco il motivo esatto della spaccatura ma posso dire con certezza che quando erano tutti assieme in gradinata, il colpo d’occhio era più imponente. Ricordo chiaramente le belle coreografie realizzate negli anni passati e l’entusiasmo che il cuore della gradinata riusciva a contaminare in tutto il settore. Spero che un giorno non lontano riescano a superare le le distanze e a tornare a tifare tutti assieme compatti, come oggi fanno solo in trasferta.

Il sostegno alla squadra è comunque costante per tutta la partita che termina con un secco 3-0 per i padroni di casa. Abbandono il campo quando cala il buio ed il cielo metaforicamente è molto prossimo al neroazzurrostellato, riguadagnando la distanza che mi separa da casa spinto dal piacere di aver respirato un’atmosfera di altri tempi, come solo alcuni stadi nelle categorie più genuine sanno regalarti.

Vincenzo Fasanella