Continuando a dare corpo ai propri sogni, quale giorno migliore dell’antivigilia di Natale per scrivere la propria personale lettera a Babbo Natale in versione calcistica? Sono poco più di 28.000 i tifosi accorsi al “Dall’Ara” di Bologna per spingere i rossoblù di Thiago Motta verso l’Europa, al cospetto di un’Atalanta che negli ultimi anni è diventata un’habitué delle coppe internazionali ed è dunque un test più che probante per le ipotesi e velleità future.
Quando le squadre entrano in campo, la Curva Andrea Costa, poi intitolata a Giacomo Bulgarelli, capitano di quello “Squadrone che tremare il mondo fa” che vinse lo scudetto nel 1964, espone uno striscione proprio per celebrare quelle gesta e auspicarne in certo qual modo il ritorno. Lo striscione è accompagnato dal solito e mai noioso tappeto di sciarpe, due aste e bandiere, con una bella coltre di fumo rosso e blu a rendere ancora migliore il colpo d’occhio. Nel versante della Curva che si approssima ai Distinti, zona notoriamente occupata dai “Freak Boys”, viene realizzato un albero di Natale composto dalle famose foglie simbolo del gruppo stesso, assieme a uno striscione in dialetto bolognese per far gli auguri a tutti.
Quando la partita entra nel vivo, oltre ai tanti cori di incitamento alla squadra, non mancano nemmeno quelli offensivi verso i dirimpettai bergamaschi. In seconda battuta si alzano altri due striscioni, uno di incoraggiamento riservato all’allenatore attuale, artefice di questo momento magico, l’altro a Renzo Ulivieri, vecchio e non meno amato allenatore che la sua Bologna sostiene ancor più in questo momento per lui molto delicato, alla prese con i postumi per un intervento per un malore accusato proprio allo stadio prima di Italia-Macedonia.
In campo il Bologna ha la meglio proprio in extremis in una partita che sembrava ormai destinata ad un pareggio a reti bianche. Finisce con la squadra che fa il giro di campo salutata dal coro “Thiago portaci in Europa”, passerella chiusa con la squadra disposta sotto la Curva per le foto di rito con alle spalle i tifosi in festa: cartolina perfetta come augurio per Natale.
Ospiti invece sopraggiunti in quasi 2.500, una metà dei quali arriva già un’ora prima dell’inizio ma il prefiltraggio procede un po’ al rilento anche se a partita iniziata, di posti vuoti ne restano soltanto alcuni in alto. Tante sono le bandiere in movimento e i due aste sempre in vista per tutti i novanta minuti, il tutto anche accompagnato dall’accensione di un paio di fumogeni.
Verso la metà del primo tempo, in una settimana in cui l’argomento è tornato di attualità dopo che la Corte di Giustizia europea ha dichiarato illegale il veto posto dalla Uefa, uno striscione bergamasco punta il dito contro la Superlega. Particolare il messaggio, non tanto per il contenuto in sé “IL CALCIO È DELLA GENTE”, quanto perché la seconda parte contiene solo la parola “SUPERLEGA” esposta a testa in giù. Eppure tutto suona quanto meno incompleto e a posteriori si apprenderà che un “VAFFAN*ULO” completava il tutto, ma in fase di controllo la pericolosa e volgarissima parola è stata sequestrata. Per il resto, tifo molto continuo fra battimani, cori e qualche immancabile sfottò verso la controparte per un sostegno che, in termini generali, nonostante la sconfitta si mantiene costante per tutta la gara e si protrae ben oltre il termine.
Si chiude qui questa gara ma non ancora l’anno calcistico, visto che prima della fine del 2023 il Bologna dovrà recarsi ancora ad Udine, dove il settore ospiti è già andato esaurito in poche ore mentre l’Atalanta dovrà vedersela contro il Lecce.
Luigi Bisio


































