Ci sono più di 25mila spettatori per questo Bologna-Cagliari, ma manca uno, anzi più di uno degli invitati: il tifo organizzato dei sardi. Che vista l’obbligatorietà della fidelity card, diserta le Due Torri. E così, dalla Sardegna, ci sono 3-400 tifosi con qualche pezza e gli immancabili Quattro Mori di rappresentanza, tutti più o meno seduti e senza cantare. Ergo, lo spettacolo è per metà.
Perlomeno c’è una bella giornata di sole e si gioca alle 15, fatto sempre più raro a Bologna (in questo 2025 è la prima volta); la curva rossoblù dopo aver salutato i figli dell’indimenticato Klas Ingesson a inizio partita, si concentra sul tifo per i propri ragazzi, che vanno sotto nel primo tempo e si riprendono solo nella ripresa. Vincendo ancora. Giusto un po’ di pirotecnica, immancabile e sontuosa sciarpata iniziale, striscione per chiedere giustizia per un disastro ferroviario in Grecia, a Tempi, a firma congiunta dei “Mai Domi” con gli amici ellenici dell’Egaleo. Al triplice fischio è festa completa, con la solita “Poetica” di Cesare Cremonini e “L’anno che verrà” di Lucio Dalla, a fare da sottofondo.
Dopo la fine poi, in Curva Costa-Bulgarelli si pensa già all’imminente trasferta di Verona: “salutata” con il famoso coro su Giulietta e Romeo. E sì: pur alle 12 e 30, domenica al Bentegodi, si preannuncia un nuovo esodo dalle Due Torri. Con la tifoseria che si muoverà con ogni probabilità in treno. Come ai vecchi tempi.
Testo di Stefano Brunetti
Foto di Luigi Bisio