Doveva essere la serata dell’anno, del ritorno di Thiago Motta sotto le Due Torri: perché con la Juve a Bologna è già sentita di solito, figurati coll’ex allenatore sulla panchina dei nemici storici. Ma com’è noto, questo rimane un film. Uno dei tanti scenari alternativi alla voce “se”. Perché sulla panchina della Juve, c’è ora Igor Tudor.

Ovviamente, la tensione sugli spalti è lo stesso altissima. Tutto esaurito, perché ci si gioca la Champions. E poi insomma, la Juve a Bologna è pur sempre la Juve. Cioè una delle rivalità maggiori. Quella che riguarda soprattutto il tifoso medio. E che lo trasforma, per una sera, nel più acceso degli ultras. 

Anche sul fronte bianconero non c’è un posto libero; la posta in palio del resto è da dentro o fuori, cioè la qualificazione in Champions con tutte le sue eventuali ricadute. Le schermaglie vocali partono già dal pre-partita. I cori anti-Juve nella Costa sono quelli più partecipati; riguardano proprio tutti. Dall’altra parte, si risponde invece col solito repertorio. Quello su tortellini e il resto delle specialità bolognesi. Striscione di bentornato in B agli amici avellinesi dal Settore Ostile, uno più piccolo per salutare il ritorno di alcuni diffidati in zona Forever, infine uno di condoglianze nella curva bianconera. Bella la coreografia con il solito tappero di sciarpe rossoblù ai cui piedi brillano le torce. 

Alla fine viene fuori un pareggio che scontenta entrambe; in casa bolognese ci sono applausi timidi, ma anche una delusione tutt’altro che velata: il sorpasso sulla Juve non è avvenuto. L’attenzione è comunque rivolta su altro. Su quella partita del 14 maggio, che può riaggiornare la bacheca. 51 anni dopo l’ultima volta. 

Testo di Stefano Brunetti
Foto di Luigi Bisio