È da poco passata la mezzanotte quando in prossimità del casello di Orvieto, l’A1 in direzione Roma vede letteralmente paralizzato il suo traffico, con una coda di oltre quattro chilometri che si diraderà soltanto dopo un’ora e mezza. Un tir che trasportava auto ne ha accidentalmente persa una dando vita a un incidente che vede coinvolti sei veicoli. Si contano alcuni feriti, tifosi romanisti al ritorno da Bologna. A loro auguro una pronta guarigione e un veloce rientro nella Capitale. Con l’obiettivo di tornare a seguire quanto prima i propri colori e dimenticare questo triste episodio. La trasferta rappresenta il picco massimo per ogni tifoso e quando il destino si frappone in maniera così disgraziata diventa davvero difficile trovare le parole giuste per commentare.

La sfida del Dall’Ara è stata fissata per le 18.30. Scelta probabilmente dovuta al contemporaneo match tra Sassuolo e Napoli e alla volontà – da parte delle autorità – di evitare incontri tra le due tifoserie. Effettivamente non si registreranno tensioni e sia romanisti che napoletani giungeranno regolarmente alle rispettive destinazioni.

Anche Bologna-Roma è storicamente una gara a rischio, sebbene non si verifichino disordini ormai da tanto tempo. Per il settore ospiti sono stati venduti tutti i 1.400 biglietti a disposizione mentre il pubblico felsineo accorre sulle gradinate con discreti numeri, anche considerato l’orario infelice in un giorno lavorativo. A tal proposito mi ha fatto un po’ sorridere l’indignazione del sindaco Lepore sul caos creato, in termini di traffico, dalla partita disputata in un orario in cui molte persone escono dal lavoro per tornare a casa. Se è vero che giocare una sfida di cartello in pieno mercoledì pomeriggio sia quanto di più deplorevole possibile, è altrettanto vero che metropoli ma ancor più città medio/grandi come Bologna dovrebbero innanzitutto porre l’accento sull’utilizzo massiccio ed esclusivo di mezzi pubblici (se non addirittura andare o in bicicletta o a piedi laddove possibile). È chiaramente un discorso che va ben oltre la città delle Due Torri (che comunque già da anni è ben avviata su questa strada, sicuramente cent’anni avanti rispetto a tante realtà del Centro Sud) ma che evidenzia quanto ormai la mobilità cittadina sia letteralmente implosa su sé stessa a causa di una concezione arcaica dello spostarsi.

Per me il problema non sono gli stadi ubicati nel centro cittadino, bensì continuare ad utilizzare quest’ultimo in maniera anacronistica. Stadio in centro, semmai, significa maggiore facilità per tutti nel raggiungerlo anche senza un mezzo proprio. E significa anche – di rimando – un maggiore rapporto con la tifoseria e con il tessuto sociale urbano. Mi viene in mente, su tutti, l’obbrobrio rappresentato dall’Euganeo di Padova. Provate a chiedere oggi a un tifoso biancoscudato cosa ne pensi e state certi che il suo problema non sarà l’avversione per un impianto sportivo sito nei pressi o all’interno del centro storico. Il resto, per quanto mi riguarda, è spiccia retorica costruita da chi ha esigenze superiori nell’erigere nuovi mostri di cemento, distanti chilometri dalla città per poi renderli perfetti business center. E pure sul loro essere “perfetti” ci sarebbe da dire.

A tal proposito, malgrado le innumerevoli chiacchiere, gli ormai arcinoti lavori di riammodernamento del Dall’Ara non sono mai iniziati. Una grandissima occasione persa negli ultimi due anni in cui i match si sono disputati a porte chiuse e gli addetti ai lavori avrebbero avuto maggiore agilità nel muoversi. Un peccato per uno stadio che mantiene sempre intatto il suo fascino ma che – come buona parte di quelli italiani – ha giocoforza bisogno di un restyling. Su tutti: ritengo davvero scandaloso che nel 2021 in molte delle grandi città del Belpaese il pubblico debba ancora rinunciare alla partita o non godersi appieno lo spettacolo in caso di pioggia a causa della mancanza della copertura. Soprattutto al netto di biglietti dai prezzi ormai allucinanti.

Tornando alla partita: quando l’arbitro dà inizio alle ostilità, le due tifoserie stanno ultimando le rispettive sciarpate. La Curva Andrea Costa fa bello sfoggio della pirotecnica, che riproporrà anche durante il match, mentre i giallorossi punzecchiano subito gli avversari che non fanno attendere la propria risposta.

Il Bologna è squadra ormai rodata che con qualche innesto di qualità potrebbe davvero dire la sua per un posto in Europa. Ben forgiata da Mihajlovic la compagine emiliana è avversario rognoso per tutti. E pertanto uno dei peggiori avversari per la Roma, che da inizio campionato stenta a trovare la continuità. Il pubblico di casa sembra apprezzare e la curva si produce oggettivamente in una gran bella prova di tifo, forse la migliore rispetto a tutte le volte in cui mi sono trovato di fronte i rossoblu. L’unico appunto che mi sento di fare è sulla poca compattezza da un punto di vista “visivo” ed estetico. Ripeto: l’orario avrà influito certamente su qualche defezione, tuttavia in alcune fasi i gruppi sembrano essere parecchio distaccati dai tifosi “normali”. Benché questi ultimi seguano i cori e contribuiscano a creare un bell’ambiente.

Per quanto riguarda gli ospiti una prestazione a fasi alterne, sicuramente non la migliore della stagione. Sempre ottime le manate e il coro a rispondere “Forza Roma, Roma campione…” che rimbomba prepotente. Sembra invece manca un po’ di intensità e continuità nel tifo.

In campo la spuntano i padroni di casa grazie a un bel gol da fuori area realizzato da Svamberg nel primo tempo. Tre punti che regalano agli emiliani il secondo successo di fila dopo quello conquistato al Picco di La Spezia.

Finisce sulle note di Lucio Dalla e della sua “L’anno che verrà” mentre i tifosi bolognesi fanno giustamente festa. Per quelli giallorossi resta invece la speranza che l’anno che verrà sia davvero in grado di portare più solidità e qualche gioia calcistica.

Testo di Simone Meloni