Bologna e Sampdoria si incontrano alla vigilia di Pasqua, alla presenza di circa 21.000 spettatori, incentivati grazie anche a diverse promozioni volte a portare quanti più tifosi possibili allo stadio nella speranza di ottenere quella spinta in più necessaria ad allontanarsi dalla zona retrocessione.

La curva di casa, prima dell’inizio della partita, saluta con uno striscione Diana, bambina nata qualche giorno fa, figlia di un componente del gruppo “Vecchia guardia”. Al momento dell’entrata del giocatori, il settore si colora di tanti vessilli rossoblu con persino qualche fumogeno che fa capolino, mentre la squadra viene caricata con diversi cori fra i quali non manca “Un rigore al 90′ e la Doria in Serie B”, riferimento storico immancabile su un antico dispiacere regalato ai dirimpettai di giornata.

Il tifo vocale è un continuo crescendo anche motivato dal rendimento della squadra nell’ultimo periodo che viaggia ad una media molto alta. Nel finale, sulle note di una canzone di Lucio Dalla, i giocatori si concedono un giro di campo completo ricevendo i meritati applausi da tutti.

Il settore ospiti vede presenti circa 700 tifosi, almeno una quindicina di bandieroni di diverse misure sventolano per tutta la durata dell’incontro, a prescindere dal risultato finale. Diversi cori da quelli di sostegno alla propria causa a quelli offensivi contro la tifoseria emiliana con la quale non corre buon sangue anche per la già citata retrocessione subita per mano loro a fine anni ’90.

Durante l’incontro, i blucerchiati sfoderano un paio di striscioni, il primo ad inizio partita per salutare Enzy, il secondo esposto nell’intervallo per onorare il ritorno di Simo. Pur sconfitti per 3-0, il loro incitamento è stato sempre continuo, coadiuvato da un paio di lanciacori sempre rivolti verso i presenti a spronarli nel sostegno.

In ultima battuta, da segnalare di fianco alle pezze dei “Forever”, l’evidente macchia gialla di “Giallo Dozza”, squadra di Rugby nata nell’omonimo carcere bolognese che, attraverso lo sport, punta all’abbattimento delle barriere pregiudiziali nei confronti dei detenuti e ad un loro reinserimento prima di tutto dal punto di vista psicologico. Li aveva raccontati anche la regista Enza Negroni nel docufilm “La prima meta”, la stessa regista di “Quanti siamo, quelli che siamo”, film con e sugli ultras rossoblu.

Testo di Fabio Bisio.
Foto di Fabio Bisio e Alberto Cornalba.