Doverosa premessa: giocare la sera del 30 dicembre, dovrebbe essere vietato per legge. D’inverno in generale bisognerebbe giocare non oltre le 15. Figuriamoci la notte prima di Capodanno. Eppure, eccoci qua con la temperatura vicina allo zero: e ben 26mila persone che non hanno trovato di meglio da fare. Perché in fondo, diciamocelo: cosa c’è di meglio? Della serie: la passione per quel pallone che rotola, è comunque più forte di tutto.
Mettici poi un Bologna che vola, col “Dall’Ara” che nonostante tutto si riempie, seguendo all’incirca la media stagionale; la grande sorpresa però arriva da Verona: quasi in duemila per una partita che vede l’Hellas (in teoria) sconfitto in partenza. Certo, la passione della tifoseria scaligera è tutt’altro che una novità. Però insomma: chapeau.
I veronesi si sistemano dietro il loro “Hellas Army”, che da qualche anno racchiude tutti i gruppi della Sud. Personalmente, rimpiango i tempi in cui da antesignani dello stile all’inglese, viaggiavano con le loro pezze in stile UK (tutte gialloblù, chiaro) con nomi dei paesi dell’hinterland. Ma insomma, avranno avuto i loro motivi per una scelta del genere e la maggiore compattezza del percorso di gruppo è uno dei risultati conseguenti più evidenti.
Il pubblico di casa è carico, saluta i giocatori con una bella fumogenata, e trova pane per i suoi denti nella sponda opposta: è una rivalità antica e fiera, nata nella notte dei tempi per motivi politici (cosa che i butei rimarcano col loro “rossi di m…” attingendo più nella tradizione che non nell’attualità) e che oggi continua in altra veste, col gemellaggio tra Fiorentina e Verona a rinfocolare il tutto.
Sul campo viene fuori una partita tragicomica: Bologna in vantaggio, sembra l’inizio dell’ennesima goleada. Poi il Verona ribalta tutto in finire di primo tempo. Ad inizio ripresa Pobega si fa espellere, ma Dominguez pareggia. In dieci i rossoblù giocano meglio che in undici, lo stadio s’accende, ma un autorete di Castro mette i titoli di coda su una serata assurda e stortissima. Alla fine lo stesso Santi si recherà in lacrime sotto la “Bulgarelli” a chiedere scusa, venendo coccolato da tifosi e compagni.
A Verona si fa ovviamente festa, per una vittoria totalmente insperata; a livello di goliardia poi, stravincono gli scaligeri, con i loro classici auto-insulti, che vanificano quelli avversari. Per il “Dall’Ara”, un brutto Capodanno: lo sgomento alla fine la fa da padrone. Ma anche la certezza, che le giornate storte capitano a tutti.
Testo di Stefano Brunetti
Foto di A.A.