Sarà la vecchiaia, l’inverno, le temperature rigide, la pigrizia oppure la stanchezza della settimana lavorativa, ma sto notando che quando devo partire la sera, faccio fatica al pensiero di dover passare una notte sui pullman. Fortunatamente una volta partito, questo pensiero svanisce completamente e la voglia di vedere città, stadi, tifoserie, partite prende il sopravvento e ancora prevale il divertimento.
Ma andiamo con ordine e partiamo dal principio, cioè circa un mese prima di questa bella giornata quando, calendario alla mano, scegliendo una partita ma barcamenandomi tra la paura dei divieti e le restrizioni dei biglietti per il settore ospiti, per evitare l’aumento dei prezzi dei mezzi di trasporto, decido con un colpo matto per Molfetta-Altamura. Non sono mai stato a Molfetta ed è da qualche anno che non vedo gli altamurani all’opera. Inoltre a togliermi qualsiasi dubbio sopraggiunge la scoperta che domenica mattina alle 11, la seconda squadra di Molfetta, il Borgorosso, gioca contro il Canosa, compagine possiede un seguito ultras e che quindi avrei potuto seguire entrambe le sfide.
Il sabato sera parto così alla volta di Bari, dove il mio pullman arriva in perfetto orario poco dopo le cinque di mattina e dopo una passeggiata mattutina ed una rifocillante colazione, prendo il treno che mi porta direttamente a Molfetta. Giro veloce in stazione e poi via verso il centro storico che dà l’impressione di essere meno votato al turismo di massa, rispetto ad altre città limitrofe, ma non meno bello. Mi resta impresso, nei pressi della Cattedrale, un pescatore intento a sciacquare un buon numero di polpi appena pescati: se penso che il mio pranzo saranno quattro panini raffermi preparati il giorno prima non posso che avere l’acquolina in bocca.
Mi dirigo quindi in direzione dello stadio “Paolo Poli”, intitolato al figlio del suo costruttore, scomparso durante la Prima guerra mondiale. La struttura si trova praticamente attaccata al mare e possiede un paio di tribune, una piccola coperta e quella più grande, dalla parte opposta, divisa in due parti: quella più grande destinata ai locali e la più piccola destinata agli ospiti, con entrate rigorosamente separate ed una caserma dei Carabinieri ubicata proprio dietro la tribuna. Per l’occasione verrà occupata solo la parte coperta della stessa ed il settore ospiti, in quanto il Borgorosso non ha seguito ultras ma solo simpatizzanti e parenti dei giocatori.
Entro dentro l’impianto in anticipo sul calcio d’inizio per fotografare le tribune e qualche murales realizzato dagli ultras molfettesi. Ad assistere al match ci saranno un centinaio di spettatori che seguiranno la partita seduti facendosi sentire nei momenti salienti e per l’esultanza al gol del momentaneo pari siglato da Sallustio. Dalla parte opposta, una sessantina di tifosi ospiti di cui la metà sono ultras, i quali appenderanno tre “pezze” alla recinzione. La squadra è in piena zona play off e pur non avendoli mai visti all’opera, ricordo le fotografie degli Sconvolts Canosa su “Supertifo”, vero e proprio punto di riferimento per il mondo ultras negli anni ’80 e ’90. Pur non avendo nulla di particolare a livello coreografico, purtroppo neanche una bandiera, mi stupiscono ugualmente in positivo compensando con tanta voce e cantando praticamente dal primo minuto fino al novantesimo ed effettuando una marea di battimani ad accompagnare i cori. Belle e prolungate le esultanze ai gol, soprattutto il secondo sempre di Trotta, la cui doppietta è valsa tre punti fondamentali. Se devo cercare il pelo nell’uovo, hanno avuto un leggero calo al gol del Borgorosso, ma hanno comunque saputo riprendersi bene e la prestazione non può che considerarsi positiva.
Al triplice fischio finale gli ultras rossoblu esultano con la squadra che va ad applaudirli sotto al settore, che applaudono e salutano con uno striscione di auguri per le festività incombenti. Con questi tre punti il Canosa supera il Mola e si porta al quarto posto in classifica, in piena zona play off. Si può cominciare a sognare pur rimanendo con i piedi ben piantati a terra.
Marco Gasparri