Ci sono momenti in cui il calcio, con le sue rivalità e la sua passione, passa in secondo piano, lasciando spazio a qualcosa di più grande: la vita. È più o meno quanto accade nella gara di Coppa Italia Eccellenza tra Boys Caivanese e Battipagliese, disputata allo stadio Papa di Cardito, quando un tifoso, colto da un malore improvviso durante l’intervallo tra primo e secondo tempo, trasforma in un attimo l’atmosfera dello stadio da una festa alla più diffusa e umana preoccupazione.
Ripartendo dall’inizio, i sostenitori della Battipagliese entrano a partita già iniziata, portando con sé le proprie pezze e disponendosi in tribuna con una presenza numerosa. Specie considerando il turno infrasettimanale e il contesto di Coppa Italia, spesso meno sentito di una gara di campionato. Anche per la Caivanese ci sono un po’ di spettatori, seppur senza tifo organizzato.
Dopo un primo tempo ben giocato dai bianconeri, il fischio dell’intervallo è seguito – come detto – da attimi di grande paura: le urla dal settore ospiti di chi chiede soccorso fanno subito intuire la gravità del malore che colpisce un tifoso sugli spalti.
In quel momento, colori e rivalità o ogni altra differenza scompaiono. Ultras e semplici spettatori di entrambe tifoserie si mobilitano insieme: c’è chi offre acqua, chi cerca di fare spazio per agevolare l’intervento, chi semplicemente tende una mano. La partita viene momentaneamente sospesa, in attesa dell’arrivo dei soccorsi e della stabilizzazione del ragazzo.
Quando arriva la notizia che il tifoso ha ripreso conoscenza e che i sanitari riescono a gestirne tranquillamente le cure, lo stadio tira un sospiro di sollievo, liberato da un lungo applauso. La gara così riprende e si conclude con un pari a reti bianche (0-0). La tifoseria battipagliese sceglie di continuare a presenziare in silenzio, togliendo il materiale dagli spalti in segno di rispetto.
Al termine, tra applausi e ringraziamenti reciproci, resta l’immagine che va oltre il risultato: quella di una comunità capace di stringersi attorno a chi in senso lato soffre, cancellando per un attimo ogni rivalità sportiva. È una cosa che si è vista spesso in eventi di solidarietà verso terzi e lo si è visto anche in quest’occasione in cui era richiesta una più diretta partecipazione agli eventi che stavano precipitando. Il calcio è passione, è appartenenza, ma prima di tutto è la celebrazione della vita per eccellenza, con i suoi colori, con i cori di giubilo, con le bandiere e con le mani che vibrano al cielo. Le eccezioni non sono la regola: gli ultras, per chi continua a non avvedersene, hanno per l’ennesima volta dimostrato tutto il loro rispetto per la vita.
Imma Borrelli







