L’indomani della partita a Lorient prendo la strada in direzione Nord-ovest per raggiungere Brest. Ci sono 135 chilometri a dividere le due città e la rivalità tra le due tifoserie è forte. Ma oggi è un altro derby bretone quello che mi approccio a scoprire, ossia quello tra Rennes e Brest.
Per raggiungere Brest mi serve un’ora e mezzo con la macchina, e il dipartimento del Finisterre è molto bello. Il nome deriva proprio dal latino “Finis terrae”, cioè fine della terra. Basta guardare una cartina per capire quanto il nome sia appropriato a questa zona; poi Brest è una della città tra le più all’ovest sull’estremità dell’Europa continentale. Più guido, più mi sembra di dirigermi verso un luogo alla fine del mondo, un sentimento che ho già avuto in un’altra città, precisamente a Trieste. Non a caso, come nel capoluogo Giuliano, la stazione ferroviarie è uguale, cioè non si può più andare oltre. Ma le somiglianze col porto adriatico non finiscono qua, perché Brest è anche una città portuale appunto, sede di una delle principali basi navali militari del paese, di un porto commerciale ed anche turistico. Da Brest si possono raggiungere diverse isole bretoni.
Dal punto di visto storico, la città fu fondata nel III secolo dai Romani, che costruirono un campo fortificato. Rimase un paese di non più di 2.000 abitanti finché, la Francia non si impossessò della Bretagna nel Seicento e la sua posizione geografica strategica cambiò tutto. Il re di Francia vi fece costruire un arsenale nel 1632 facendone un importante porto di guerra.
Diverse fortezze furono costruite nei secoli successivi per proteggere la città. E come a Lorient, durante la seconda guerra mondiale i tedeschi presero possesso del porto militare per farne una base di sottomarini. Ed anche qui, per colpa di questa infrastruttura strategica, la città fu rasa al suolo nel 1944 dai bombardamenti alleati. Dopo la guerra la città fu ricostruita velocemente e difatti sono pochissimi i monumenti storici rimasti. Ma allo stesso tempo, vale la pena visitare la città, affascinante per diverse cose, dai suoi porti alla sua posizione geografica passando ovviamente per il calcio.
Fondato nel 1950, dopo la fusione di cinque società calcistiche legate alla chiesa, lo Stade Brestois (semplicemente Brest per gli italiani) salì in serie C nel 1958, in serie B nel 1970 e in serie A nel 1979. Il colore sociale della squadra è il biancorosso. Dal 1981 al 1991, ci furono le stagione di maggior gloria per lo Stade Brestois, che gioca in quel periodo nove stagione di fila in serie A per poi fallire nel 1991. Tornerà in serie B nel 2004 e tra il 2010 ed i giorni nostri farà avanti e indietro tra la massima serie e la serie cadetta. A livello di titoli, la bacheca è vuota, tranne per il titolo di campione di serie B nel 1981. Infine, lo stadio dei biancorossi si chiama Francis Le Blé. Già Brest fa pensare di suo all’Inghilterra, tra il meteo e le zone popolari, ma questo impianto è stupendo in tal senso. Situato in mezzo alla case, tutte le tribune sono sì e no a una quindicina di metri delle abitazioni. Veramente uno stadio all’inglese vecchio stile. Tranne la gradinata dove prende posto la tifoseria locale, che è troppo piccola, il resto dello stadio è veramente molto bello.
Pur essendo a ferragosto, il clima a Brest è autunnale: appena 16 gradi ed un cielo grigio che farebbe scappare qualunque persona sana di mente. Non è il mio caso che ho come obbiettivo la partita tra il Brest ed lo Stade Rennais. O semplicemente Rennes, com’è conosciuto in Italia.
Rennes è il capoluogo della Bretagna. Sono 250 i chilometri tra le due città ed anche se la distanza è tanta, è pur sempre considerato un derby bretone, ed anche la rivalità tra le due tifoserie ha portato a diversi scontri nel corso degli anni.
Ho sentito che per questa prima partita in casa, gli ultras locali hanno deciso di ritrovarsi in città per fare un corteo. È la prima partita in casa per loro, dopo le restrizioni del Covid, e ci tengono a sottolineare l’evento camminando per le vie della loro città. Un incontro, non casuale, avviene pochi minuti prima del mio arrivo e la polizia fatica non poco a separare i due gruppi. Appena arrivo sulla piazza parte il corteo. Circa 3-400 i ragazzi. Il numero è forse limitato, ma il calore ed il colore non mancano per tutta la mezz’ora di corteo. Un lanciacori guida il serpentone e più di duecento fra torce e fumogeni vengono accesse durante il tragitto. Più ci si avvicina allo stadio, più gente si aggrega, per poi sciogliere le fila una volta arrivati davanti allo stadio.
L’impianto locale mi affascina davvero, peccato che nel 2022 verrà edificato un nuovo stadio in periferia: il Dio calcio 2.0 colpisce tutti…
La vecchia struttura, edificata nel 1922, con una tribuna di 1.800 posti, è stata in realtà da sempre casa del Brest fin dal 1950. I risultati positivi della squadra biancorossa all’inizio degli anni 1980 portarono poi all’edificazione delle nuove gradinate intorno all’originario campo di gioco. Nel 2010, con il ritorno del Brest in serie A, viene eretta una nuova tribuna. Durante i lavori, vennero ritrovate 2,5 tonnellate di bombe anglo-americane della Seconda Guerra Mondiale.
Come a Lorient due giorni prima, entro con facilità allo stadio. Degli studenti controllano il “green pass” con il loro cellulare in due secondi e poi via per il controllo del biglietto e la perquisizione. In neanche cinque minuti sono dentro, nonostante lo stadio sia quasi esaurito. La sua capienza è di 15.097 posti e questo pomeriggio ci saranno un po’ più di 14.000 spettatori.
Ho preso un biglietto in gradinata a 11 euro e mi sposto al centro per godermi la partita del tifo. Alla mia destra c’è il settore ospiti con all’incirca 400 tifosi rossoneri. Il Roazhon Celtic Kop festeggia i suoi 30 anni e per l’occasione hanno portato uno striscione speciale. L’RCK è l’unico gruppo ultras del Rennes. È dunque facile per loro coordinare i tifosi e gli ultras. Sulla mia sinistra invece c’è il covo dei locali, la Tribuna Quimper. Molto piccola, può ospitare appena 982 tifosi ed ha la particolarità di avere un tetto solo sui due terzi della tribuna, poi niente. Visto il clima locale non è proprio la scelta più intelligente.
Il covo della tifoseria locale ospita due gruppi ultras. Gli Ultras Brestois, nati nel 1990, gruppo storico della tifoseria e i Celtic Ultras, gruppo che esiste dal 2001 e che festeggia quest’anno i vent’anni d’attività. I Celtic Ultras nacquero dalla fusione degli Ultras Brestois con un club di tifosi chiamato Celtic Angels. Ma durante la stagione 2002/2003 una frattura interna tra i due ex gruppi porta i ragazzi degli Ultras Brestois a tornare col vecchio nome e striscione, mentre i Celtic Ultras continuano nei distinti per poi spostarsi nella Tribuna Quimper qualche stagione dopo. Oggi, i due gruppi sono in buoni rapporti e l’ho notato durante il corteo. Infine, c’è anche un gruppo d’azione che si chiama SST (“Section Sales Types” che sta per “Sezione Brutte Persone”) che possiamo definire come l’ala più attiva nelle vie attorno allo stadio.
Quando le squadre entrano in campo, i Celtic Ultras propongono una coreografia su un telone: vista l’architettura particolare della tribuna, è la cosa più facile da fare. Il risultato è buono, anche se la tematica del cartone animato non mi convince del tutto. Gli Ultras Brestois invece non propongono niente, zero bandiere o stendardi. Non capisco questa mancanza di colore. Stranamente, nonostante il lanciacori in balconata col megafono e lo striscione, sono amanti dello stile inglese, col minimo di colore e un sostegno quasi solo vocale. I Celtic Ultras si danno da fare e sono più colorati, tra stendardi e bandierine biancorosse. A me piace il modello italiano dunque vedere colori durante la partita mi va benissimo. Si vedrà anche una torcia buttata per terra ed una sciarpata. A livello vocale li sento abbastanza, ma la loro tribuna non è il top e non posso dire che oggi il loro tifo risulti poi spettacolare. Si vede che si danno da fare per 90 minuti, ma sento pochi boati veri e propri, al netto dei canti comunque sempre presenti.
Gli ospiti saranno invece autori di una prestazione strana. Quando le squadre entrano in campo propongono una sciarpata e bandiere al vento, poi il tifo resterà altalenante. La prima mezz’ora buon tifo vocale, ma neanche particolarmente forte, poi, seguendo il corso della partita, vivrà di alti e bassi. Prima che segni il Rennes al 84°, non tiferanno più, poi subito dopo il goal si svegliano e prendono in giro la tifoseria locale, ma qualche minuto dopo pareggia il Brest e la partita si conclude fra la delusione degli ospiti, mentre i locali tornano a casa soddisfatti per questo pareggio inaspettato e maturato proprio sul finale.
Lascio lo stadio mentre piove e concludo questo giro in Bretagna con un meteo proprio adatto alla regione. Sono comunque contento di avere visto queste tifoserie all’opera e posso solo consigliare una visita in Bretagna. Dal punto di vista turistico, la regione propone di tutto e di più, e a livello di ultras le diverse realtà sono davvero interessanti.
Sébastien Louis