Anche per questa settimana, scegliere la “partitella” domenicale è stata una decisione sofferta, in quanto la Puglia offre sempre un bel palinsesto di gare in cui vale la pena essere presenti e andare a scattare. 

Facendo un’analisi dei campi occupati dai miei colleghi e le classiche coincidenze su rotaie, opto per una “doppietta” difficile da realizzare per capillarità nella pianificazione e tempi chirurgici di entrata e uscita dagli stadi, onde evitare di rischiare intoppi e con essi veder saltare coincidenze. Nemmeno il meteo sembra quest’oggi dalla mia parte, con il brutto tempo che mi accompagna in tutto il tratto del Regionale da Bari per Brindisi. Nel tepore gentilmente offerto da Trenitalia, quasi comincio a temere la tantissima pioggia che intravedo dal finestrino, però recuperando terreno verso Brindisi, il cielo sembra schiarirsi quasi proporzionalmente all’arrivo della mia meta. Il percorso dalla stazione allo stadio “Franco Fanuzzi”, dove giocano i biancazzurri locali, è piuttosto lungo ed ero già pronto al peggio, ma nonostante fossi attrezzato a qualsiasi evento, anche il più funesto, sono comunque felice che la mia opera di prevenzione sia stata a suo modo un rito propiziatorio.   

Arrivato a Brindisi, solo per puro caso, spulciando in internet durante il cammino, scopro che il calcio d’inizio non è più previsto alle 14:30 ma è stato rifissato alle 15.00. Poco male, guardando il lato positivo ho dunque modo di percorrere con tutta calma il lungo tragitto verso lo stadio, ma di fatto queste ormai classiche rimodulazioni di orari, sedi e giorni fino all’ultimo minuto, sono una totale mancanza di rispetto verso i tifosi o chiunque altro come loro si metta in viaggio verso la partita. 

Arrivo nei pressi del “Fanuzzi” intorno alle 14:30, aprofittando del tempo rimanente per esplorarlo un po’. Personalmente lo ritengo un altro piccolo monumento del calcio di provincia, certo non un’avveniristica opera di ingegneria moderna come i fratelli maggiori europei, che poi non hanno carattere e sembrano tutti uno uguale all’altro, ma ha comunque il suo fascino e l’indiscutibile profumo di calcio e storia. Botteghini retrò, ingressi vecchio stile, assenza di sistemi di controllo invasivi e esagerati per numero e modalità operativa, insomma la bellissima sensazione che si può provare solo a certe latitudini dove entrare in uno stadio non ha ancora mutato la sua forma in un ibrido fra entrare in un carcere e entrare in un centro commerciale.

In Curva cominciano ad appendere i propri drappi sulla vetrata con un certo anticipo. Brindisi è una di quelle piazze di lunga tradizione del nostro movimento, che ha mutato forma nel corso degli anni ma non ha mai perso lo spirito con cui approcciarsi al tifo, e questo nonostante anche calcisticamente debba fare i conti con il campo sempre troppo avaro di soddisfazioni. 

Scampato il timore di pioggia, ci pensa un vento fastidiosamente freddo a non esaltare troppo i presenti. Più fortunati gli spettatori della gradinata che, nei limiti del possibile, si scaldano sotto il tiepido sole novembrino. 

Lo striscione “Curva Sud Brindisi” fa da richiamo visivo nel settore principale del tifo locale, che si riempie alla spicciolata e vede formarsi un bel quadrato. Bandiere e bandierine si sprecano, due aste di bella fattura fanno da contorno, restituendo la classica impronta di tradizione italiana che li ha sempre contraddistinti. Partono in sordina ma poi cominciano a carburare, rendendosi autori di una prova da gruppo esperto e consolidato. 

Belle manate, cori a ripetere possenti e non male nemmeno i cori più prolungati e melodici. Fra i bandieroni che campeggiano sempre al vento, particolarmente evocativi sono quello con la scritta “Vivere Ultras ” e l’altro con il simbolo della città. 

In leggero ritardo sul calcio d’inizio, intorno al decimo del primo tempo circa, entrano in gioco anche i ragazzi di Pozzuoli. Numericamente si attestano intorno alle 15/20 unità, arrivano sulla scena compatti, e restano ben uniti dietro una balaustra, nonostante il numero e la classifica della loro squadra possano far da deterrente. Proprio in ragione del campionato fin qui deficitario della compagine puteolana, la loro presenza è senza dubbio da ritenere lodevole. Si fanno sentire con qualche coro secco intervallato da silenzi prolungati, ma non si poteva chieder loro altro, anche in ragione dell’ennesima prestazione scialba della propria squadra che, ancora una volta, torna a casa con una sconfitta (1 a 0) e con la classifica che li vede mestamente ultimi. A differenza degli attori in campo, loro hanno il pregio di aver onorato e marcato la presenza.

Massimo D’Innocenzi