Lo scorso 7 Maggio i giocatori del Defensores de Belgrano, piccola squadra di quartiere di Buenos Aires che milita nel campionato di Primera B Metropolitana (terza serie, l’equivalente argentino della nostra Lega Pro), hanno sfidato apertamente la FIFA. Entrando in campo, durante la tradizionale foto pre-partita, hanno posato con uno striscione nel quale esprimevano il loro dissenso contro la Corte Suprema Argentina. Oggetto della contestazione, la decisione di applicare i benefici della cosiddetta “Legge del 2×1” ad uno dei militari condannati per il genocidio dei 30.000 “desaparecidos” argentini (molti anche con passaporto italiano) che furono sequestrati, detenuti, torturati ed uccisi durante il periodo della dittatura militare, tra il 1976 ed il 1983.
Questo piccolo ma coraggioso gesto dei calciatori del “Defe” (uno dei soprannomi con cui é conosciuta la squadra rossonera che rappresenta calcisticamente buona parte dei quartieri Núñez e Belgrano) fa notizia principalmente per due motivi.
In primis, perché contravviene alle discutibili disposizioni della FIFA, che vietano ai club e ai loro tesserati di manifestare prese di posizione ufficiali rispetto a questioni politiche e sociali.
In secondo luogo, altrettanto importante, perché denuncia apertamente e pubblicamente un fatto grave, quale è la decisione da parte di un tribunale di applicare uno sconto di pena sostanzioso, laddove non previsto, ad un torturatore condannato per crimini contro l’umanità.
Se però la si osserva da un punto di vista più strettamente calcistico, la presa di posizione dei calciatori del Defensores de Belgrano assume comunque una sua importanza perché trasmette, finalmente, un’immagine positiva del calciatore, che va al di là del classico cliché che lo vuole solitamente disimpegnato e superficiale rispetto alle questioni importanti della vita e della società.
Ritornando invece alle questioni interne dell’Argentina, il gesto dei calciatori del “Dragon” non è rimasto isolato, anzi, ha prodotto un effetto a catena che, nei giorni successivi, ha coinvolto anche altri club calcistici e rispettivi tesserati di varie categorie che, a loro volta, hanno contribuito a dare risalto alla notizia ed alla conseguente mobilitazione di piazza che ne è scaturita.
Difatti, Mercoledì 10 Maggio 2017, migliaia di cittadini si sono radunati nei pressi della Casa Rosada, la nota residenza del Presidente della Repubblica Argentina, per dire “NO!” all’applicazione della “Legge del 2×1” a favore dei criminali della dittatura.
A questa manifestazione, oltre alle associazioni delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo, hanno preso parte anche tante associazioni e sigle sindacali.
Tra queste, la Commissione per i diritti umani del San Lorenzo de Almagro, una delle più amate squadre di calcio argentine, divenuta famosa in tutto il mondo perché Papa Francesco ne è un tifoso, oltre che un socio tesserato.
Ma, come ci ha fatto puntualmente notare l’amico Federico Lopez Campani,  che conosce “futbol & hinchadas” argentine per condividerne la terra d’origine, la partecipazione ufficiale del San Lorenzo alla grande mobilitazione di piazza del 10 Maggio altro non è che l’atto conclusivo di una serie di iniziative che, nei giorni precedenti, hanno coinvolto calciatori e club argentini più o meno famosi.
Dal River Plate ed i suoi tifosi, all’Estudiantes La Plata di Juan Sebastian Veron (che ha regalato una maglia della sua squadra a Estela Carlotto, presidentessa delle “Nonne di Plaza de Mayo”, nonché parente del noto scrittore italiano Massimo Carlotto), passando per gli striscioni con cui sono entrati in campo e si sono fatti fotografare i calciatori di Atlanta, Nueva Chicago, Colegiales, Acassuso, Excursionistas, per finire poi con il comunicato ufficiale diramato dalla dirigenza del Platense, così come con lo striscione esposto dai tifosi del Banfield.
Tutti insieme, uniti, per dire NO! al beneficio del “2×1” a favore dei criminali della dittatura argentina.
Giangiuseppe Gassi.