Puntuale come in ogni maledetta ed afosa estate italiana, più fastidiose delle zanzare, arriva la solita ridda di esclusioni per inadempienze di natura per lo più economica e fiscale. In Serie D, in attesa del verdetto della Covisod, la scure si è abbattuta su Lornano Badesse e Delta Porto Tolle che aveva il suo onesto seguito, così come il Rieti che non s’è nemmeno iscritto, con uno degli stadi più ricercati per le varie finali di tornei, ma che da tempo non trova una compagine degna e capace di riempirlo.

In Serie C invece, dapprima come un rumore di fondo e poi con sempre più insistenza si sono levati i nomi di Teramo e Campobasso fra quelli passibili di problemi. L’iniziale tentativo di minimizzare gli eventi da parte del sodalizio molisano, adducendo un’esposizione con l’Agenzia delle Entrate di 60 mila euro, che in qualche modo sembrava ripianabile, al vaglio della Covisoc i lupi non sono risultati idonei all’iscrizione tanto quanto, appunto, gli abruzzesi del Teramo. Inutile il ricorso al Coni, rigettato e la C così strenuamente difesa in campo, è diventata immediatamente la chimera.

Si spera ora di salvare il salvabile, ripartire dalla D in sovrannumero o forse dall’Eccellenza ma in fondo non è materia che occupa o preoccupa la mente dei tifosi almeno nell’immediato. Per l’appunto in Piazza Municipio a Campobasso ieri, la tifoseria s’è resa protagonista di un repentino sit-in in cui, senza mezzi termini, ha fatto capire che sono pronti a tutto, purché gli autori di questo scempio si facciano da parte. Ai cori, agli striscioni e ai fumogeni dei tifosi ha risposto il sindaco di Campobasso che s’è confrontato con i presenti nelle sue vesti di garante cittadino, cercando – per quanto di sua competenza e conoscenza – di informare sulla situazione e sui possibili scenari futuri.

Nulla di nuovo sotto il sole verrebbe da dire.

Solidarietà ai tifosi del Campobasso così come a quelli di ogni più o meno altra piccola o grande compagine che, ancora una volta, si ritrova a che fare con questi tristi vizi dei padroni del nostro calcio.

Foto di Francesco Passarelli