Lo stadio “Carlo Zecchini” di Grosseto ha ospitato, domenica 16 giugno 2024, l’atto conclusivo della Poule Scudetto Serie D tra il Campobasso e il Trapani. Non avendo mai assistito, prima di questa occasione, a una finale della suddetta competizione, ho deciso di mettere piede nel territorio maremmano per vivere questa nuova esperienza.

La partecipazione a tale manifestazione richiede certamente, alle squadre coinvolte, un ulteriore sforzo dopo le fatiche del campionato, ma cucirsi sul petto lo scudetto tricolore e poterlo orgogliosamente mostrare sulle proprie maglie nella stagione seguente è sicuramente un motivo di grande soddisfazione per i club vincitori. Si aggiunga, a ciò, il prestigio di vedere il proprio nome scolpito in un albo in cui figurano sodalizi blasonati che nella loro storia hanno anche partecipato al campionato di Serie A, come il Venezia, campione d’Italia dilettanti nella stagione 2012-2013, il Siena (2015-16), il Monza (2017-18) e l’Avellino (2019-20). Ciò spiega l’interesse legato a questa competizione, che si disputa ininterrottamente dall’edizione 1999-2000, vinta dalla Sangiovannese.

Tornando all’attualità, sono giunto a Grosseto quando al calcio d’inizio mancava un’ora abbondante. Tale margine mi ha permesso di effettuare, insieme ai miei due compagni d’avventura, un breve giro intorno allo stadio, dove ero già stato qualche anno prima per un match dell’Eccellenza toscana tra il Grosseto e il Poggibonsi. Mentre scattavo le foto di rito a qualche adesivo riconducibile alla tifoseria locale, al muro di cinta dell’impianto e ai botteghini, ho potuto osservare l’arrivo dei molisani a bordo di autobus, transit e auto private; quindi, intorno alle 17:30, ho messo piede sul terreno di gioco. Da questa postazione ho usufruito dell’invidiabile opportunità di godere di una visione d’insieme dello stadio. Lo “Zecchini” di Grosseto, che in stagioni neanche troppo lontane ha ospitato la B, è una bella struttura, che per alcuni dettagli mi ricorda altri impianti toscani, come il “Dei Marmi” di Carrara, il “Degli Oliveti” di Massa o il “Castellani” di Empoli. Il vanto di questo impianto è, a mio parere, la capiente tribuna coperta, che per questa finale è stata saggiamente destinata alle due tifoserie.

Proprio mentre osservavo le caratteristiche architettoniche dello stadio, quando le lancette dell’orologio segnavano le 17:40, la porzione della tribuna riservata ai trapanesi veniva colorata dai drappi granata. Subito dopo essersi sistemati, i siciliani hanno iniziato a effettuare i primi cori e battimani, mentre nel lato opposto l’ingresso dei molisani era leggermente ritardato dalle operazioni di controllo, al termine delle quali il contingente rossoblù ha potuto finalmente disporsi nel settore, iniziando immediatamente a cantare.

Alle 18:00 le due squadre sono entrate in campo passando accanto alla Coppa, per poi allinearsi di fronte agli spettatori per l’inno nazionale. In questo frangente i campobassani hanno intonato un coro nel proprio dialetto proprie sulle note composte da Michele Novaro nel 1847, effettuando anche una sciarpata accompagnata dagli stendardi a due aste.

Il Campobasso, oggi in completo bianco, ha marcato la propria supremazia fin dalle prime battute, andando in vantaggio all’8’ con Romero e segnando, in rapida successione, altre quattro reti, in virtù delle quali al 23’ la vittoria era, di fatto, già nelle mani degli uomini di Piccirilli. Trascinata anche dall’inizio travolgente della propria squadra, la tifoseria molisana è stata autrice di una prestazione maiuscola: fino al novantesimo (e oltre) ha prodotto un tifo eccezionale, compatto e continuo, con cori sempre intensi e originali, in particolare quelli in dialetto. I rossoblù sono apparsi in uno strepitoso stato di forma, non solo per i numeri con cui si sono presentati a Grosseto e per la voce sempre alta, ma anche per aver colorato il settore con due splendide sciarpate, con gli stendardi e con i bandieroni. La Serie C, insomma, sarà resa ancora più avvincente, nella prossima stagione, da una tifoseria che per storia, attaccamento e anche bacino d’utenza gode di notevoli potenzialità, come ha ampiamente dimostrato nella stagione appena conclusa, nel corso della quale il popolo rossoblù ha spesso presenziato in massa alle gare casalinghe ed esterne dei lupi. Indipendentemente dal girone in cui sarà inserito il Campobasso (non è da escludere l’ipotesi di un trasferimento nel raggruppamento dell’Italia centrale), il “Nuovo Romagnoli” sarà sicuramente teatro di tante sfide caldissime dal punto di vista calcistico e ambientale.

Venendo agli ospiti, meritano sicuramente un elogio anche i ragazzi di Trapani, che non hanno fatto mancare la propria presenza in una città molto distante dalla Sicilia occidentale e che non si sono minimamente abbattuti di fronte al tracollo della squadra di Torrisi; al contrario, hanno cantato per tutta la partita e hanno effettuato moltissimi battimani senza mai mollare.

Proprio il Trapani ha provato a rialzarsi al 31’ con Kragl, che ha accorciato le distanze su calcio di rigore, ma la superiorità odierna del Campobasso non è mai stata messa in discussione, anzi è stata rafforzata dal gol di Di Nardo nella ripresa, ultima marcatura di un incontro che è terminato con il risultato di 5-1 proprio per i rossoblù. Poco prima che l’arbitro decretasse la fine delle ostilità, i sostenitori granata hanno voluto dimostrare la propria sportività con un applauso rivolto ai molisani, che hanno espresso gratitudine per questo gesto intonando cori per il movimento, che sono stati replicati dagli stessi trapanesi.

La festa finale del popolo di fede rossoblù è stata l’ovvia appendice della giornata grossetana: i calciatori molisani hanno dapprima alzato il trofeo al centro del terreno di gioco, poi si sono recati sotto la tribuna per mostrarlo e consegnarlo ai propri tifosi. I sostenitori molisani, a loro volta, hanno prestato ai giocatori i bandieroni dei gruppi, affinché venissero sventolati sulla pista d’atletica. Nella parte opposta del campo anche i calciatori del Trapani hanno salutato i propri sostenitori per l’ultima volta in questa stagione, che ha visto il professionismo tornare nel popoloso centro siciliano dopo quattro anni.

Mentre i seggiolini dello stadio si svuotavano e i cori svanivano, per me e per i miei amici era ormai il momento di uscire dallo stadio e tornare all’auto, in vista delle tre ore di auto da affrontare per rientrare a casa. Durante la breve passeggiata ho potuto apprezzare la quiete di questa tranquilla e ordinata cittadina dell’Italia centrale, mentre una dolce brezza marina, levatasi dal vicino litorale etrusco, portava via con sé questa bella giornata di inizio estate.

Andrea Calabrese