La sfida tra la compagine orobica e quella sarda si disputa sotto nuvoloni bassi che rovesciano pioggia insistente: non è il diluvio universale ma in pieno inverno è qualcosa di cui farebbe volentieri a meno anche il tifoso più sfegatato.

E tuttavia, oltre che benefica per le campagne e per la qualità dell’aria (pessima in tutta la val Padana da settimane e settimane), la sensazione è che la pioggia abbia corroborato anche la Nord che, giudizio personale, offrirà oggi una delle migliori prestazioni canore del campionato.  Ottima quindi la scelta di chi non solo ha tenuto chiuso il proprio ombrello ma ha dato una spinta aggiuntiva allo zoccolo duro della curva.

Nel pre-partita doppio riconoscimento per Mino Favini, storico dirigente ed abile talent-scout, in occasione dell’ottantunesima primavera: il presidente Percassi lo omaggia in campo di una maglia con il numero 81 e la Nord gli dedica lo striscione “Il tuo lavoro pilastro della nostra storia”. Non è certo la prima volta che gli ultras lo indicano ad esempio di vera atalantinità e, ad ulteriore dimostrazione che la retorica non abita su questi gradoni, si noti che, a differenza di tanti altri ex calciatori che tornano al Comunale da avversari, l’ex di turno Borriello non si porta a casa il tradizionale “butigliù”.

In attesa della successiva partita in casa contro il Crotone, in occasione della quale è già stata annunciata da tempo una coreografia in ricordo di Chicco Pisani, la curva bergamasca oggi opta per l’ordinaria amministrazione e propone semplicemente bandiere e sciarpe. Di quando in quando ci sarà spazio anche per fumogeni e torce, accesi però individualmente e quindi di relativo impatto coreografico. Bandierine e bandieroni anche in zona Forever.

Il settore ospite è occupato, verosimilmente, da sostenitori di origini sarde abitanti nei territori limitrofi, segno certo di attaccamento ai colori; ma da qui a parlare di tifo ce ne passa eccome. Si notino alcuni particolari, forse a strascico dell’amicizia che negli anni novanta ha legato le due tifoserie: mentre in curva “Morosini” la presenza di una grande bandiera con i quattro mori viene “tollerata”, la “Pisani” si astiene da cori offensivi di sorta e su una pagina del loro giornalino dedicano un pensiero alla memoria di tre ultras avversari, Valery (Cagliari), Spagna (Genoa) e Furlan (Triestina).

Squadra e tifoseria bergamasche partono con il piede sull’acceleratore: nemmeno il tempo di appuntarsi il poderoso “… quando saremo uniti nella Nord…” che la Dea sblocca già il risultato. Papu Gomez finalizza a dovere una bella azione corale ed infila le belle statuine della difesa avversaria.  Ovazione per il capitano, artefice di una bella marcatura, anche se il meglio è ancora lì da venire.

Il Cagliari prova subito, nemmeno troppo timidamente, ad organizzare la controffensiva ma la buona volontà si infrange sistematicamente contro la Maginot orobica senza superare mai la ¾ campo avversaria. Non c’è tempo per ricalibrare l’assetto di gioco perché al 17° arriva la magia di Gomez: da un vertice dell’area di rigore fa partire un pallone con il contagiri che supera Rafael e si insacca all’incrocio dei pali.

Con il risultato messo in cassaforte c’è tempo per un po’ di accademia, sul campo e nel tifo. Gli uomini di mister Gasperini continuano a macinare gioco all’insegna di schemi e movimenti che, per la disinvoltura con cui vengono eseguiti, sembrano ineluttabile risultato del lavoro fatto a Zingonia. La Nord inneggia con minore timidezza (e scaramanzia) ad una futura partecipazione in coppa europea ed omaggia i propri beniamini con un “siamo Brasil”, paragone imperituro di calcio-spettacolo. Pur nel clima di giubilo non dimentica di dedicare più di un coro, con la stessa energia ma con spirito di tutt’altro genere, a Digos e polizia.

Il “Forza Atalanta Vinci per Noi” a ripetere che si alza poderoso prima della mezzora oggi non serve per dare la spinta aggiuntiva del 12° uomo ma per gridare il proprio orgoglio di ultras e di bergamaschi. Sul campo il Cagliari è un pugile suonato in completa balia dell’avversario; ogni tanto prova qualche iniziativa ma il colpo va a vuoto oppure fa male quanto un pugno al tronco del pugile avversario.

Nel clima festoso c’è pure tempo per salutare con un “olè” la (momentanea) rimonta del Pescara che recupera l’iniziale 0-2 sugli avversari laziali, acerrimi rivali sia degli orobici che degli adriatici.

Il tempo si chiude con il “… devi sempre solo vincere…”  che corona degnamente la prima frazione ed accompagna le squadre negli spogliatoi.

La ripresa non riserva particolari novità: l’Atalanta amministra la partita senza disdegnare il bel gioco, la curva insiste sui livelli della prima frazione. Non va sottaciuto il costante sostegno anche da parte dei Forever Atalanta, meno impattante quanto a decibel ma ben rappresentato dal vigore con cui, senza tregua, i grandi bandieroni continuano a sventolare benché ormai zuppi di pioggia e, quindi, pesanti come macigni.

Verso il 60° gli ospiti si affacciano con maggiore insistenza nella metà campo avversaria e tentano il tutto per tutto: per alcuni minuti costringono gli orobici alla difensiva ma gli interventi a cui è chiamato Berisha rientreranno nell’ordinaria amministrazione.

L’incitamento ai propri beniamini si intreccia al pensiero per i diffidati – e per “il Claudio” su tutti – e poi, mentre il freddo con l’imbrunire comincia a mordere, la curva si scalda cimentandosi nel più classico dei cori dedicato ai cugini di oltre Oglio, con naturale corollario di mani alzate sulle note del “Ballo di Simone”.

Si chiude così un match mai stato in discussione e con una cornice di pubblico degna di questa stupefacente Atalanta.

Lele Viganò.