Mentre il calcio cosiddetto maggiore (anche se per molti il rapporto di forza è al contrario…) riposa per la lunga sosta invernale, decido di andare a vedere una partita di alta classifica tra la terza e la capolista dell’Eccellenza abruzzese, Capistrello-Chieti.

La partita inizia già il giovedì precedente con una abbondante nevicata e con il Capistrello che accusa il Comitato abruzzese della LND e indirettamente il Chieti di voler giocare a tutti i costi nonostante il campo sepolto dalla neve e con l’onere di sgomberarlo su due piedi, mentre in paesi limitrofi come Celano e Luco dei Marsi è stato invece consentito il rinvio.

Così, con l’incognita neve mi metto in marcia verso il piccolo centro di cinquemila abitanti nel cuore della Marsica posto a 734 metri sul livello del mare, con tutto quel che meteorologicamente ne consegue.

Lo stadio di Capistrello lo trovo ulteriormente cambiato dall’ultima volta in cui l’avevo visto. La piccola tribuna da tre gradini dove prendevano posto gli ultras locali è stata infatti demolita dopo la promozione in Eccellenza per assolvere agli obblighi di sicurezza, aumentando la distanza fra le righe di campo e le recinzioni. Stessa sorte per la piccola tribuna in ferro fin qui destinata agli ospiti. Per questo, entrambe le tifoserie prenderanno posto nell’unica tribuna rimasta.

Arrivato nei pressi del “Comunale”, un numeroso gruppo di ultras ospiti, lasciati tre “nove posti”, si dirige a piedi, tamburo e bandiere alla mano, alla biglietteria loro dedicata per poi entrare dall’unico ingresso previsto, sia per i locali che per gli ospiti.

Lo stadio risulta stracolmo e la tribuna troppo piccola per contenere tutti. Gli ultras teatini prendono posto ad un lato della stessa dietro il grosso striscione “Curva Volpi” ed alcuni stendardi intorno.

Ai padroni di casa il restante spazio: alcuni si piazzano sulle scalette ed altri ancora in piedi, attaccati alla recinzione. Sempre fra i locali vedo ragazzi con felpe e sciarpe, spunta anche uno striscione ma lo terranno arrotolato, desistendo probabilmente per gli evidenti problemi di spazio.

Entrate le squadre in campo, i sostenitori ospiti si danno subito da fare intonando cori, sventolando le bandiere ed accendendo una torcia che lanciano in campo. Parlare del tifo dei padroni di casa avrebbe poco senso dato che fanno poco o niente, forse pure per via del largo risultato conseguito dal Chieti già nei primi minuti.

Gli ultras neroverdi non sono cambiati poi tanto nel corso di questi anni, grazie forse a quel mix essenziale di “vecchi e giovani” sul quale continuare la propria tradizione. Nella parte iniziale della prima frazione, li sento solo esultare: nei primi infatti, il Chieti segna incredibilmente quattro gol in dieci minuti. Nella restante parte di gara il tifo assume toni alti, tanti sono i battimani ad accompagnare i cori e altre tre le esultanze, visto che il Chieti va all’intervallo sullo 0-7: in tante partite ufficiali cui ho assistito, non mi era mai capitato un risultato così largo dopo i primi 45′.

Così i sostenitori ospiti si lanciano in cori goliardici, qualcuno dei presenti sfida a petto nudo le fredde temperature, continuando così a tifare per l’ultima decina di minuti prima del fischio dell’arbitro.

Nel secondo tempo ovviamente la partita si addormenta, ma ci pensano gli ultras teatini a ravvivarla, tifando con una buona intensità, effettuando diversi battimani e sventolando pure le bandierine, seppur non tantissime, ma sul finire di gara effettuano una bella sciarpata con torcia annessa che colmerà questo gap a livello di colore.

Al triplice fischio gli umori sono del tutto contrapposti, con i locali che inveiscono contro i propri giocatori per questa larga sconfitta in una gara molto importante per la classifica, mentre gli ospiti esultano, accendendo nuovamente una torcia, cantando lungamente con la squadra sopraggiunta sotto di loro.

Con questa vittoria il Chieti è sempre più capolista e distanzia il Capistrello di altri tre punti, fornendo solide motivazioni alle speranze degli ultras neroverdi che cantano: “magico Chieti portaci via da questa merda di categoria”… 

Marco Gasparri