I playoff sono da sempre la parte della stagione che più preferisco. Che siano a gara secca, o con formula di andata e ritorno, in qualsiasi sport, sono garanzia di tensione agonistica al 100%, partecipazione e pathos sugli spalti.

È il momento in cui tutti i nodi vengono al pettine, tanto che a volte ti chiedi che senso ha avuto giocare tutte quelle gare nella stagione regolare.

Nell’hockey su ghiaccio la post-season inizia presto. In Svizzera, su un campionato di 12 squadre, le prime 8 vanno ai playoff e le ultime 4 ai playout, con una formula un po’ astrusa che mischia un minigirone da 4 e la successiva fase finale con uno scontro diretto tra le ultime due, salvo dare un’ultima possibilità alla perdente giocandosi il tutto per tutto con la vincente del campionato di LNB.

Il Lugano, come dichiara a gran voce lo speaker della Resega, è il club che in Svizzera ha disputato più volte i playoff.

La stagione scorsa i bianconeri, guidati da coach Doug Shedden, sono arrivati in finale contro Berna col fattore campo a favore, salvo poi essere clamorosamente rovesciati con un cappotto completamente imprevedibile (basti pensare che Berna finì ottava in campionato per poi sovvertire ogni pronostico e aggiudicarsi il titolo elvetico).

Quest’anno la stagione delle Pantere è stata più tribolata del dovuto: partite con grandi ambizioni, hanno dovuto scontrarsi con avversarie di altissimo livello e una continuità nei risultati molto scarsa, specie nelle gare in trasferta. Doug Shedden è stato sostituito in panchina da un Greg Ireland non amato da tutto il pubblico di casa.

Ma ora si è nei playoff e l’ambiente fa quadrato per incitare al meglio la squadra, sognando un’impresa per andare avanti nel sogno di vincere il campionato.

L’avversario toccato in sorte è lo stesso Zurigo arrivato secondo nella regular season e bestia nera dei bianconeri, tanto da eliminarli anche negli ottavi di finale della Champions League di hockey. Insomma, non l’opzione migliore. Tanto che in gara 1, tanto per mettere le cose in chiaro, i Lions hanno già messo il primo sigillo imponendosi per 4-3.

La Resega non presenta il tutto esaurito e si attesta su una comunque discreta presenza di 6.100 spettatori.

L’antipasto del mio match consiste in un breve giro del settore ospiti dove noto, comodamente seduta sull’adiacente fermata del bus, quella che si rivelerà la “prima linea pesante” della tifoseria giunta dalla Svizzera Interna, più un paio di ragazzi che cercano goffamente di mettere un adesivo su un cartello stradale: poiché la loro parte teorica ha superato, nei tempi, quella pratica con un rapporto di 1000 a 1, dubito che i due valorosi ragazzi siano riusciti nel loro intento.

Quando entro nel palaghiaccio noto il clima abbastanza rilassato sugli spalti. È vero, mancano 45 minuti all’inizio, ma essendo più abituato a presenziare ai derby, la differenza la sento tutta.

Per la prima volta, decido di non scattare, almeno per la prima frazione, da bordo pista, bensì dalla parte alta della tribuna.

A inizio match, la Nord si è riempita completamente (salvo degli impercettibili vuoti negli spazi laterali in basso), mentre qualche seggiolino vuoto in più si nota nelle tribune e in Curva Lago.

Da Zurigo arrivano un centinaio di sostenitori raggruppati dietro gli striscioni “SU 02” (con simbolo un’insolita bandiera dell’Uruguay), “Pathos” e “Division 2016”. Dopo averli visti qualche anno fa ad Ambrì, non avevo delle aspettative molto alte. Nella più grande città svizzera, nonostante un buon seguito, il grosso della tradizione ultras pende verso le due squadre calcistiche cittadine.

La prova dei ragazzi della Svizzera Interna si rivela, invece, di grande qualità. I biancoblu hanno il merito di compattare il settore (comunque già di per sé striminzito), e di tifare ininterrottamente per tutta la partita. Sulla destra della curva si posizionano i più giovani, gli ultras veri e propri, mentre sulla sinistra vi è la componente più “Hooligans” e datata.

Difficile trovare una pecca nella prova degli ospiti, praticamente costretti a rincorrere il Lugano per tutta la partita; riescono persino, in qualche occasione, a farsi sentire nitidamente nella Resega, a suon di battimani e cori cantati ad alti decibel. Pure dal punto di vista del colore non deludono, sventolando con grande costanza le loro bandiere.

Da segnalare uno striscione bilingue (prima esposta la scritta in tedesco, poi la stessa in italiano) contro il fastidioso supplemento ospiti applicato al biglietto della gara. Il messaggio è assai chiaro: “Stessi prezzi per stessi posti, no al supplemento ospiti”. Un po’ a mia sorpresa, ricevono indietro dalla Curva Nord qualche fischio e il coro “Sembra Napoli”.

Gli Zurighesi dimostrano una buona conoscenza dell’italiano anche nelle numerose offese rivolte ai dirimpettai, da loro ricambiate con “sincero affetto”.

I rapporti tra le due tifoserie, infatti, non sono impostati sulla cordialità, l’antipatia e palese e a fine partita persino le più “tiepide” (stasera per modo di dire) tribune saltelleranno per far capire la loro appartenenza geografica.

Come accennato, la Resega è un catino ribollente. La Curva Nord stasera offre una prestazione veramente maiuscola, con un incitamento costante ed intenso per tutta la partita. Avere un numero così alto di effettivi, dei tamburi a tempo, megafonisti spalle al campo e tanto colore aiuta non poco, così come è di supporto la “stazione di servizio” alla base della curva che vende birra alla spina a tutto spiano. Un altro mondo, lo ripeto sempre.

Ragazzi della Nord e compagnia si presentano all’ingresso delle squadre con una sciarpata a tinta unita: le loro sciarpe recano tutte la scritta “Lugano” e fanno da eco allo striscione esposto in vetrata, “Un solo grido”. La stessa sciarpata verrà eseguita anche a fine partita per festeggiare la preziosissima vittoria.

Nelle tribune si tenta anche la coreografia dello sponsor a suon di cartoncini, ma vuoi gli spazi vuoti, vuoi la poca coscienza sull’uso del cartoncino da parte degli effettivi, il risultato è lontano da quello sperato.

Durante la gara, semmai, gli stessi cartoncini diventeranno le munizioni ufficiali per un lancio di oggetti in campo di massa a seguito di una penalità contestatissima dal pubblico (in realtà la direzione di gara è stata oggetto di fischi e insulti vari a più riprese); ironia della sorte, tutto ciò avviene mentre sui pannelli pubblicitari a led passa la scritta che chiede di tenere la Resega pulita e di buttare i cartoncini negli appositi contenitori.

Di sicuro, l’andamento thriller della gara facilita la tensione sugli spalti.

Il Lugano, con molto cuore, passa in vantaggio dopo 52 secondi con Klasen. Lo Zurigo, favorito con Berna alla vittoria finale, fa sentire il peso del suo roster e mette pressione ad un Lugano non lucidissimo, tanto da trovare, dopo appena tre minuti, il pareggio di Suter grazie ad un clamoroso buco della difesa.

Nella realtà delle cose, però, non vince la squadra che attacca di più, ma quella che segna più reti. Così, dopo qualche passaggio a vuoto terminato, per fortuna dei bianconeri, senza conseguenze, l’iniziativa di Gardner al minuto 17 riporta in avanti il Lugano.

Nel secondo terzo, la partita si accende tra discussioni arbitrali discutibili e un Zurigo in pressing arrembante. Neanch a farlo apposta, è l’ex Ambrì Pestoni, bersagliatissimo dai tifosi di casa, a firmare il 2-2.

Data la dinamica del match, l’inerzia sembra pendere verso la vittoria ospite. Ma, nel terzo tempo, con l’aiuto fondamentale di tutto il pubblico della Resega, il Lugano diventa più “cattivo” e concreto, mentre i Lions sembrano pagare lo sforzo.

Le reti dell’idolo di casa Fazzini al quarto minuto e di Sannitz al dodicesimo sembrano scrivere la parola “fine” alla contesa, mentre il pubblico bianconero già inizia i festeggiamenti. Questo senza fare i conti con la rete di Rundblad al 14°, che crea un finale teso e avvincente. Il sostegno degli ultras di casa e ospiti diventa ancora più fitto.

Il risultato non cambia e il Lugano riporta in parità la serie, per il tripudio della Resega intera. La gioia finale è lo sfogo liberatorio per una stagione vissuta fin qui troppo sotto le aspettative. Ma i playoff sono un circo imprevedibile, e il Lugano ha dimostrato di non essere inferiore ai suoi avversari e di potersela giocare.

Si replica Giovedì a Zurigo e Sabato di nuovo alla Resega, in attesa di capire che direzione prenderà la serie.

Stefano Severi.