Trovandomi sotto la Ghirlandina per “lavoro” (…), decido che l’occasione è propizia per fare un salto a Carpi: giusto un quarto d’ora di treno, per dire di quanto siano vicini i due centri (che certo non si amano).

L’occasione è la partita con la capolista Rimini, messa intelligentemente di mercoledì pomeriggio: siamo nel campionato Dilettanti, quarto gradino della scala calcistica, un limbo dove nobili decadute e realtà provinciali s’incontrano dando vita a storie da romanzo.

Quest’anno per i romagnoli sta andando bene, come dimostra la classifica: primo posto con un rassicurante più sei sul Ravenna, con la trasferta del Cabassi che diventa uno dei primi match point; dall’altra parte una squadra che pur partita con le migliori premesse dopo il fallimento, si è dovuta presto scontrare con le difficoltà del campionato Dilettanti, cambiando una marea di allenatori e faticando a trovare un posto per i playoff.

Quando metto piede nell’ex Velodromo adattato a campo da calcio, un flash mi balena in testa: una serata di primavera del 2015, Carpi-Bologna, in gioco la serie A. Con alcuni amici arriviamo senza biglietto, troviamo posto per miracolo nello striminzito settore ospiti, torniamo a casa con tre pere sul groppone. Della serie: veni/vidi/persi.

Sui gradoni in bianco e rosso c’è giusto un gruppetto, perché insomma, alle 18 di un mercoledì lavorativo non è che si possa sperare in folle oceaniche; dall’altra parte i riminesi arrivano a partita iniziata, ma quando entrano risaltano subito per compattezza e colore. 

A questo punto sorge spontanea la domanda: ma le due tifoserie si amano, si odiano o semplicemente si snobbano? I carpigiani mi tolgono subito ogni dubbio, con cori rivolti contro i riminesi. È il solito astio tra Emilia e Romagna, esposto nella sua ennesima variazione; dall’altra parte, i romagnoli rispondono per le rime.

Sul campo però è un monologo carpigiano: 1-0 all’intervallo, ed altre due bombe nella ripresa. 3-0 che permette al Carpi di sperare ancora nei playoff, e rimanda invece il sogno promozione per il Rimini, che non approfitta del passo falso del Ravenna. Morale della favola: il campionato non è finito…

Stefano Brunetti