In un weekend tutt’altro che facile per il calcio italiano, prima per le avverse condizioni meteorologiche e poi per la tragedia di Davide Astori, Carrara è una delle poche piazze al Centro-Nord dove si giochi una partita. Durante il tragitto da Genova, via La Spezia, fino alla città dei Marmi, poco consente di pensare che la partita si giocherà davvero: pioggia a non finire accompagna il viaggio lungo la linea ferroviaria ligure che attraversa le Cinque Terre per poi arrivare, in leggerissimo ritardo di dieci minuti, nella stazione di Carrara-Avenza.

Per fortuna, la città dispone di un’ottimo servizio Autobus: anche a Carrara piove, e non poco, ma la fermata è direttamente davanti l’ingresso dello Stadio. Entrato 40 minuti prima del fischio d’inizio, noto che sono quasi il primo ad essere entrato, e spero di non dover scrivere qui una delle mie pagine più tristi sulle partite viste in Italia. Anticipo: non lo farò. Il tempo scorre, prendo posto in Tribuna Stampa, studio un po’ perché non c’è ancora nulla e nessuno, nel mentre vengo raggiunto da due giornalisti milanesi, presenti per seguire la sorte della Giana Erminio.

La Giana è, nonostante l’assenza del grande pubblico ed il recente scioglimento dell’unico gruppetto Ultras, una società particolare. Lo è sopratutto per una persona. Una persona che rappresenta la società come nessun’altra: Cesare Albè. In un calcio dove tutto passa in fretta, dove la gente sembra solo della merce, il Signor Albè è alla guida della Giana dal 1993. In questo tempo, per fare un piccolo confronto, il Palermo ha impiegato circa 40 allenatori… Nel ’93/94 quando cominciò l’avventura di Cesare Albè sulla panchina della compagine di Gorgonzola, la stessa militava nel campionato di Eccellenza Lombarda. Intanto la squadra è salita di categoria e anche in Serie C continua a giocare senza timori reverenziali. Purtroppo, l’unica pecca è che la città non risponde in maniera proporzionale a questi piccoli grandi record, con la media spettatori che si attesta sulle 700 presenze.

Quella della Carrarese è circa il doppio. Oggi però non saranno tanti ad accorrere allo stadio: 1.019 è il dato ufficiale, un dato dubbio, visto il divario che c’è spesso tra quota abbonati conteggiata integralmente e abbonati realmente presenti. Una buona notizia però c’è: puntualmente, al primo minuto della partita, la pioggia smette per tornare solo a metà secondo tempo. Una circostanza che favorisce nettamente sia l’andazzo in campo che quello in Curva e Gradinata.

In campo la partita è subito vivace. In Serie C non si vedono spesso molti gol, soprattutto non tre nel primo tempo. Qui succede: al nono minuto Marotta porta in vantaggio gli ospiti dopo una serie di rimpalli in area; la Carrarese riesce a ribaltare tutto, prima l’eterno Ciccio Tavano e poi Tortori fissano il punteggio sul 2-1, risultato con il quale si andrà all’intervallo e che durerà fino all’86’, quando Gullit Okyere riesce a pareggiare per i lombardi. Finirà 2-2 in campo, con entrambe le compagini che restano agganciate alla zona Playoff, con la Carrarese un punto davanti alla Giana.

Sinceramente Carrara non è una piazza che ho considerato tanto in passato. Forse un po’ anche per ignoranza. Quasi per caso, due settimane prima di venire qui ho visto i tifosi carrarini a Siena. Mi sono piaciuti tanto ed ero curioso di vederli all’opera tra le mura amiche. Personalmente non sapevo che la tifoseria fosse spaccata in due: una parte in Curva, l’altra in Gradinata Laterale. Anche in questa partita posso solo elogiare i carrarini che, nonostante la pioggia, hanno fatto la loro parte, dando vita ad un tifo degno di nota con i classici elementi italiani.

Segnalo che in Gradinata, la gente ha cantato tutto l’intervallo e sempre lo stesso coro: una bella scena, perché si è visto bene che, oltre ai soliti discorsi sulla mentalità ultras, discorso a volte tendenzialmente esasperante, conta anche il divertimento. Ed è di questo divertimento che mi ricorderò ogni qual volta ripenserò alla mia visita allo Stadio dei Marmi di Carrara.

Remo Zollinger