Un anno fa, di questi tempi, i tifosi carrarini cantavano: “Se vado in B, prendo l’MD poi la sciolgo col Gin, vado fuori di testa” per festeggiare la promozione dopo una serie interminabile di partite dei play off culminate con la vittoria contro il Vicenza in un pomeriggio denso di adrenalina.

Partita la stagione di serie cadetta e subito il problema principale che si pone davanti alla tifoseria è quello dello stadio. Problema che a dirla tutta non è stato completamente risolto ma temporaneamente rimandato, perciò nella prima fase della stagione le gare casalinghe si sono giocate all’Arena Garibaldi di Pisa per poi tornare a giocare tra le mura amiche. Una cavalcata di sensazioni, di trasferte, di stadi inesplorati, di settori dove ancora gli ultras non avevano messo piede. La squadra lotta per la salvezza in maniera più che decorosa, il gruppo è coeso e qualche bella soddisfazione viene archiviata, così come quei punti necessari ad alimentare il sogno di un secondo campionato di serie B, di una salvezza da conquistare con sangue e sudore. Perché nel calcio conterà la tecnica, la tattica, il bel gioco e quant’altro, ma se non metti in campo carattere, collettivo e fame nel raggiungere il risultato, vai sicuramente poco lontano.

La partita di questo pomeriggio è un crocevia importante, la Carrarese si gioca una buona fetta delle speranze di salvezza mentre il Modena è relegato in quel limbo di classifica dove deve dare un occhio alle spalle e l’altro all’ultimo posto valevole per i play off. Le squadre arrivano da due periodi di forma e di risultati opposti, la Carrarese viaggia con la speranza di tagliare prima possibile il traguardo sbandierato a inizio stagione, il Modena arriva da un periodo negativo culminato con la sconfitta interna nel derby contro la Reggiana, perciò la tifoseria canarina è inevitabilmente giù di morale. Nonostante questo i numeri sono di quelli importanti, il settore ospite fa registrare il tutto esaurito, dato non propriamente scontato visto l’andamento della stagione.

Solite compagnie intorno allo stadio, i tifosi carrarini non mancano di brulicare nei dintorni dell’impianto, il tema principale dei discorsi è la salvezza e la possibilità di farlo in data odierna. Come al solito primeggiano i colori societari, la curva sembra aver lavorato bene, infatti non mancano indosso al classico tifoso t shirt o sciarpe marcate Curva Nord, segno di un’appartenenza o comunque di una vicinanza che non può far altro che bene a tutto il movimento ultras cittadino. Soprattutto nelle piazze medio-piccole c’è da battere il sentiero della compattezza, della condivisione degli obiettivi nell’inclusione di massa. Estraniarsi come gruppo ultras dal resto della tifoseria significa farsi il vuoto attorno e quando le cose vanno bene, magari ci si gongola in un vanitoso elitarismo e non si avverte il problema dei numeri, ma quando i risultati mancano e la squadra va a rotoli, il rischio è quello di trovarsi in quattro gatti dietro a uno striscione. Con il rischio di chiudere i battenti dando la colpa al mancato ricambio generazionale, una giustificazione equiparabile al classico “motivi di famiglia” negli anni della scuola elementare.

Lo stato d’animo della tifoseria canarina è invece esemplificato nello striscione esposto ad inizio partita: “Tifare è sacrificio e fede. Voi avete tradito chi ci crede” firmato Curva Montagnani. La sconfitta nel derby si fa sentire e la tifoseria rimarca il proprio pensiero con quindici minuti di silenzio, in cui espone solamente questo striscione.

Sull’altro versante lo stato d’animo è completamente diverso, la Curva Nord Lauro Perini espone uno striscione per un tifoso venuto a mancare per l’ennesima tragedia sul posto di lavoro: Paolo lavorava in cava, come del resto molti suoi conterranei, lavoro che nei decenni ha visto crescere le normative in fatto di sicurezza ma qualche falla resta e quest’ennesima vittima lo fa da testimone. Il primo coro della curva è contro la Lega Calcio, parte l’applauso anche dall’altro versante dove sono assiepati i modenesi. Ultimamente le critiche sono state unanimi ma è altrettanto inevitabile pensare al calcio come un’industria che deve inevitabilmente fatturare, passando sopra a tragedie del tutto personali come queste. Il capitale non ha cuore, il sentimentalismo non fa parte del mondo della produzione a tutti i costi. Il calcio, ma tutto lo sport in generale, ci ricorda che ciò che conta veramente sono i guadagni, il business, i ricavi, le plusvalenze, in poche parole l’aspetto economico. Poi viene quello sportivo con le vittorie, le coppe, i traguardi raggiunti. Ma della persona, degli individui, degli aspetti contingenti, di tutto quello che c’è oltre i meri numeri interessa poco o niente. Per questo non scuso o giustifico la Lega Calcio ma io, pessimista di natura, non pensavo che la decisione riguardante Graziano Fiorita, fisioterapista del Lecce morto poco prima della trasferta di Bergamo, riuscisse a mostrare altro di diverso rispetto alla cinica e disumana indifferenza.

In seconda battuta, la Curva Nord si concentra sulla squadra, viene allestita pure una coreografia con una serie di bandiere gialloblu che sormontano lo striscione “In serie B noi vogliamo restare!”: dalla serie, come colorare una curva e farlo con materiale riciclabile e riutilizzabile in altre occasioni. Semplice ma efficace, le bandiere riescono sempre nell’intento di dare visibilità, di offrire colore, di fare spettacolo.

Passano i primi quindici minuti e anche nel settore ospite si torna a mostrare striscioni e bandiere. La Curva Montagnani torna a farsi sentire dopo la protesta rivolta alla squadra. I primi cori che si scambiano le due tifoserie sono poco amichevoli e mettono in chiaro, semmai ce ne fosse bisogno, il poco feeling tra le parti. L’aspetto sembra ben noto un po’ a tutti i presenti allo stadio, tanto che anche in gradinata c’è chi si prende la briga di battibeccare a distanza con gli ospiti. Il botta e risposta dura qualche minuto, il tempo di mandarsi reciprocamente a quel paese e poi le due tifoserie tornano a concentrarsi sul sostegno ai propri colori.

I numeri dei canarini sono di quelli importanti, il settore ha un buon colpo d’occhio ma la divisione tra l’anima ultras della tifoseria e quella più pacata e tranquilla è abbastanza netta. Tra le due fazioni c’è poca collaborazione, da una parte gli ultras si danno da fare per coordinare il tifo, dall’altra c’è chi segue passivamente la partita senza essere coinvolto. Curva Montagnani che nei secondi quarantacinque minuti risulta essere più incisiva rispetto alla prima frazione, quando il tifo era partita col freno a mano tirato per poi salire d’intensità. Belli i bandieroni sventolati continuamente, peccato manchi quella collaborazione che avrebbe messo la ciliegina sulla prestazione, su cui sicuramente pesa la delusione post derby e quell’obiettivo play off che sembra sfumare partita dopo partita.

Il terreno di gioco anima non poco le due tifoserie, la Carrarese resta in dieci uomini per l’espulsione del proprio estremo difensore e a fare la gara è il Modena, anche se inaspettatamente sono i padroni di casa a passare in vantaggio con un calcio di rigore e a terminare il primo tempo in vantaggio di una rete. Mentre le squadre tornano negli spogliatoi, sono gli ultras modenesi a chiedere alla squadra, in maniera chiara ed inequivocabile, un maggior impegno. Detto fatto, visto che alla ripresa delle ostilità il Modena raggiunge il pareggio grazie al secondo rigore della giornata. Ora anche la Curva Montagnani sembra crederci ed aumenta i giri del motore. Probabilmente questo è il miglior momento della squadra in campo e della tifoseria sugli spalti. Se la gara è avvincente e decisamente maschia, anche sugli spalti c’è ben poco da sbadigliare: le due tifoserie ci danno dentro alla grande, con i padroni di casa che si fanno forti dei numeri a loro disposizione, grazie anche a una gradinata che in qualche occasione riesce a spalleggiare dignitosamente la curva.

Ad una manciata di minuti dal novantesimo, la Carrarese passa definitivamente in vantaggio con un colpo di testa, esplode di gioia lo stadio dei Marmi, la salvezza è davvero a un passo e mentre la curva Nord festeggia la rete e la conseguente vittoria, nel settore ospite scoppia la rabbia della tifoseria che ritira gli striscioni ed esce dall’impianto ben prima del fischio finale del direttore di gara. La festa è tutta per la tifoseria di casa, la squadra esulta sotto la curva, l’entusiasmo è alle stelle, la salvezza non è ancora matematica ma a due giornate dal termine, solo una serie di risultati molto particolari farebbe precipitare nei terribili play out. La colonna sonora finale della curva? “Se resto in B, prendo l’MD poi la sciolgo col Gin, vado fuori di testa”. Cambia lo scenario ma non il pensiero della tifoseria carrarina, da una stagione all’altra i festeggiamenti si fanno ben oltre le righe.

Valerio Poli