Partita decisiva per il salto di categoria, chi vince va in serie B, la perdente resta in serie C. Nel caso di pareggio al novantesimo minuto ci sarebbe la coda dei tempi supplementari e la lotteria dei rigori. La speranza è che almeno quest’ultima soluzione si possa evitare, sarebbe una cattiveria bella e buona.
Per questa sfida arrivo a Carrara nella tarda mattinata, la colonia di Sportpeople è rappresentata adeguatamente perciò organizziamo un pranzo veloce e veniamo a contatto con la realtà apuana. Per qualcuno è la prima volta ed è immediato assaporare quel sentimento e quell’alone di ribellismo che la città offre, dai vicoli cittadini ai muri che circondano il centro città, la tematica è lampante, chiara ed incontrovertibile. Già a pranzo circolano i primi gruppi di tifosi, si va da gruppi di vecchi appartenenti che hanno conosciuto la nascita e la crescita del CUIT fino ad arrivare alle nuove generazioni. Tutti indistintamente indossano una t-shirt dei gruppi della curva, il giallo ed il blu sono elementi dominanti, il colore non manca e la sciarpa, che sia il raso o la sempreverde doppia lana, fa capolino al collo o riposta momentaneamente nei tasconi dei pantaloni. Atmosfera elettrica già in queste prime battute, qualche bandierone gialloblù è attaccato ai balconi delle abitazioni, fuori dagli esercizi commerciali spunta qualche bandiera ma in definitiva la città non è invasa dal colore, non c’è (ancora) niente da festeggiare, la partita odierna si può concludere come la più grossa delle delusioni tanto quanto quella pagina di storia da narrare ai posteri gonfiando il petto ed orgogliosamente affermando la propria presenza.
Ci spostiamo di buon’ora in zona stadio e qui la temperatura sale vertiginosamente, i tifosi attendono il pullman della squadra tutti in mezzo alla carreggiata, il traffico rallenta ed infine viene definitivamente fermato: bandiere, cori, fumogeni, tutto quello che fa colore va più che bene; le ultime decine di metri per il povero pullman sono di una difficoltà pazzesca, l’entusiasmo è alle stelle, tutto ripreso dai cellulari dei tifosi che non intendono perdersi l’attimo. La voglia di testimoniare l’evento e di farlo sapere al mondo intero tramite i social è uno di quegli aspetti con i quali ormai dobbiamo convivere, che possa piacere o meno questo è un altro tipo di discorso, ma ormai siamo talmente sotto la lente di ingrandimento che ci fa piacere condividere pure ciò che mangiamo durante la giornata. È così che viene istituito il ruolo dell’influencer, figura ormai entrata di diritto nel lessico comune.
Il caldo non è asfissiante ma la cappa d’afa si fa sentire, manca ancora molto all’inizio della partita ma in Curva Nord lo striscione è già al suo posto, così come gli ultras che cominciano a sistemare gli ultimi dettagli della coreografia. Anche i restanti settori dello stadio si riempiono ben prima dell’inizio dell’incontro, in questa giornata i ritardatari sono mosche bianche ed infatti i primi cori si alzano, già abbastanza potenti, durante il riscaldamento della squadra.
Nel settore ospite intanto fanno capolino i vicentini, numericamente ottimi, probabilmente anche al di là della reale dotazione di biglietti: sistemano le consuete pezze in balaustra, fanno gruppo dietro di queste ed aspettano l’inizio dell’incontro per partire con il tifo. Visibile esteticamente la differenza tra ultras e tifosi, questi ultimi sfoggiano nella maggior parte dei casi maglie o t-shirt biancorosse, i primi invece non abbondano con i colori sociali, di tanto in tanto spunta qualche sciarpa ma niente di più.
Si arriva ben presto al momento dell’’ingresso in campo delle squadre e perciò vengono allestite le coreografie, gli ospiti mettono in mostra tutto il proprio colore disponibile, una fitta sciarpata e diversi fumogeni creano un bel colpo d’occhio soprattutto perché è tutto il settore a partecipare, anche i tifosi più esterni non vogliono mancare di mostrare i colori della propria città.
La curva di casa incentra la coreografia sugli ultras scomparsi ai quali viene dedicata questa scalata. Lo striscione in balaustra recita: “Da sempre per sempre nel tuo nome combattiamo… a te e a tutti i nostri fratelli scomparsi questa finale dedichiamo”; mentre tre teloni compongono la scritta “Lauro Vive” con la sua effige centrale: bello il colpo d’occhio e nessuna sbavatura nella realizzazione, aspetto non proprio scontato visto la conformazione dello stadio di Carrara ed in special modo delle due curve, molto lunghe ma poco alte e perciò non proprio adatte agli spettacoli coreografici.
Una volta diradatosi il fumo, parte il sostegno nel settore ospite, un paio di lanciacori dettano i tempi ed un tamburo accompagna le parole. È visibile fin dalle prime battute, una certa scollatura tra gli ultras ed il resto del pubblico che partecipa solo in rare occasioni al sostegno. Manca un po’ d’intensità, di quella sana cattiveria che ti fa dare più del dovuto. Non una prova negativa perché in fin dei conti la carretta viene tirata egregiamente fino alla fine ma durante la partita è mancato il mordente che sembra scontato in partite di questo genere, poi magari sono io che avevo aspettative più alte per una tifoseria che malgrado i cambiamenti al suo interno, ha mantenuto una certa affidabilità nel panorama ultras nazionale. Ottima la scelta dei bandieroni che vengono sventolati lungo tutto il settore e bello il finale di gara dove vengono nuovamente accesi alcuni fumogeni e nonostante la sconfitta, la squadra viene lungamente applaudita.
La Curva Nord rispecchia in pieno la sua indole, molto colorata, molto caotica, in perenne movimento. Il tifo scivola via bene, è la curva intera a spingere sull’acceleratore ed i lanciacori hanno il loro bel daffare per coordinare tutti i presenti. Compito non propriamente facile, alcuni cori sono perfetti, in altri sembra di sentire l’eco ma in definitiva c’è poco da appuntare ad una curva che quando ha questi numeri e sforna queste prestazioni, si fa apprezzare. L’obiettivo sarebbe dare continuità al progetto, il tallone d’Achille della tifoseria carrarina è quello di aver avuto, anche nel recente passato, degli alti e bassi quasi inspiegabili o comunque spiegabili con quell’indole che li contraddistingue.
Da menzionare, un volta tanto, anche l’ottimo lavoro svolto dalla Digos locale quando, verso la fine dell’incontro, con la Carrarese avanti di una rete, un bel plotone di celerini si presenta vicino alla Curva Nord indossando caschi ed abbassando la visiera, se non in tono di sfida poco ci manca, con il rischio di far precipitare una situazione gioiosa ma tranquilla. Un paio di funzionari della Digos, uno in particolare, si prodigano per tenere lontani i due plotoni, invitando nel contempo i tifosi a non effettuare la classica invasione di campo. Tutto fila per il verso giusto, a conferma di come una conoscenza dell’ambiente stadio sia aspetto indispensabile se si vuol svolgere il proprio lavoro nel modo migliore, evitando di creare situazioni spiacevoli in contesti dove l’aria che tira non è irrespirabile.
Festa grande al triplice fischio del direttore di gara, i calciatori di casa esultano per la vittoria mentre le lacrime solcano il viso degli ospiti, che comunque si dirigono sotto i propri tifosi per i saluti finali. Saluti amari ma comunque, bene rimarcare come gli applausi dei presenti vadano a lenire, almeno per buona parte, la delusione vissuta. Il tempo delle premiazioni poi la squadra di casa si dirige sotto la curva per continuare la festa, c’è finalmente la classica invasione di campo tra abbracci, lacrime e qualche inevitabile selfie. Mentre gli ospiti cominciano a sfollare, qualche carrarino si avvicina al settore per salutare chi ancora è rimasto impietrito sui gradoni, qualche reciproco applauso, qualche sciarpa che cambia padrone a sottolineare come, almeno in questo caso, non è stato il risultato della partita a far precipitare i rapporti tra due tifoserie che durante la partita hanno pensato solamente a sostenere i propri colori.
La festa si sposta fuori l’impianto, nelle vie cittadine, dopo settantasei anni la Carrarese torna in serie B, passata la sbornia da promozione c’è da pensare ad uno stadio che non sembra adatto alla nuova categoria. Un ammodernamento è quanto mai necessario, la speranza è che i tempi non siano biblici, giocare la serie B lontano dalle mura amiche non sarebbe il giusto epilogo di una storia fantastica.
Valerio Poli