“Fino alla fine. Non molliamo un cazzo. Till the end never fucking give up”. Giusto usare anche l’inglese, visto che molti di coloro che vanno in campo comprendono a stento l’italiano. C’è una Città in cui il basket ha sempre conteso al calcio la supremazia territoriale. Per alcuni è quasi uno sgomitare tra lo sport più popolare e quello della palla a spicchi; per altri si tratta semplicemente di due facce di una stessa medaglia. Siamo a Caserta. Patria non soltanto della gloriosa Casertana, ma anche di quella Juvecaserta, unica squadra meridionale ad aver messo in bacheca uno scudetto (nel 1991).
Nelle difficoltà, si sa, i veri amori vengono fuori. Esprimono il meglio di sé e si rinsaldano. Proprio così. All’ombra della Reggia questo lo si può toccare con mano. Il legame viscerale club-tifosi ha fatto parlare di sé non solo nelle epoche da sogno dei vari Oscar, Gentile ed Esposito. Basta voltarsi e buttare lo sguardo poco più in là per vedere un Palamaggiò colmo di passione in B2 e in B1. Dal 2008, quello attuale è senza dubbio il momento più difficile per i bianconeri. Alle difficoltà societarie si è andata ad aggiungere una stagione sportiva maledetta. Ultima in classifica sin dalla prima giornata, squadra rivoltata come un calzino e tante polemiche. Eppure proprio quando tutti l’avevano data per spacciata, la Juve si è risollevata. Gran parte del merito va ad un Casertano doc, come Vincenzino Esposito. Proprio lui ha ridato un’anima ad un gruppo in balia della tempesta. Proprio lui ha impersonato a meraviglia lo spirito dei Casertani.
Ebbene dopo il miracolo del 1991, ora i Casertani sognano un bis. Anche se di tenore differente. A due giornate dalla fine le speranze salvezza si sono accese. Infiammate. Merito dell’exploit nel derby di Avellino e della grande prova interna con Sassari. Al Pala Del Mauro, come al Palamaggiò, i Casertani hanno dato ancora una volta dimostrazione d’orgoglio e dignità. Sempre lì, a sostenere la propria casacca, al di là del risultato. E lo stesso era accaduto quando il ruolino di marcia parlava di 0-14. Per intenderci: un filotto di sconfitte che avrebbe abbattuto anche un elefante.
Oltre il risultato. Sì! Perché questo non è soltanto un motto da imprimere sugli striscioni. I Casertani hanno dimostrato di essere l’unico ed indiscutibile baluardo a difesa della tradizione cestistica di un’intera provincia. Erano un centinaio a seguire uno degli allenamenti settimanali della Juvecaserta. Un modo per far sentire la propria vicinanza ad una squadra che ha avuto l’atteso slancio d’orgoglio. Tutti insieme per centrare un traguardo che, poco tempo, fa sembrava insperato.
Appena la scorsa domenica al ‘Palamaggiò’ la squadra era stata accolta in campo dallo striscione “Fino alla fine. Non molliamo un cazzo”. Più che uno slogan, un vero e proprio credo. E alla fine veder trionfare la Juvecaserta su Sassari, con un palazzetto stracolmo e incandescente, ha fatto dimenticare a tutti per un attimo le disgrazie della classifica. Ora la salvezza è possibile. Reggio Emilia e Pesaro: questi gli ultimi ostacoli. Ed il fermento all’ombra della Reggia si tocca con mano. In curva non c’è più l’Inferno Bianconero. L’assenza si sente, eccome. Ma anche qui i Casertani hanno saputo fare di necessità virtù. Forse manca il vigoroso ed impareggiabile sostegno della Curva, ma è l’intero Palazzo a spingere ed abbracciare in maniera spontanea i suoi. Lontano da casa, poi, il popolo bianconero continua, comunque, ad avere pochi eguali.
Ebbene c’è prima da affrontare Reggio Emilia, ma è inevitabile che il pensiero vada a Pesaro. Un vero e proprio spareggio salvezza. Soprattutto se la situazione domenica dovesse restare invariata (in attesa anche del 5 maggio, data in cui Caserta vedrà discusso il ricorso per il punto di penalizzazione rimediato).
Due piazze storiche a confronto nel segno del “mors tua vita mea”. Come tutti i grandi appuntamenti, però, nel nostro Belpaese (?) non può mancare di certo la polemica gratuita o il consueto allarme preventivo. Ecco allora spuntare chi si avventura nello sfogliare annali, trovare precedenti accesi di scontri tra tifoserie, prospettando divieti e limitazioni. Un modo per insinuare il dubbio e ‘invocare’ il divieto. La tattica del terrore. Chiaro che da Caserta potrebbe aver inizio un vero e proprio esodio. E’ capitato tante volte. Molti ricordano gli oltre 2.200 casertani giunti a Pavia il 22 aprile 2007 per una gara che avrebbe potuto riportare la Juve in Lega A. Lecito e normale pensare che tali scene possano ripetersi.
Ma noi non vogliamo certo salire su questa ridicola giostra. Per questo preferiamo lasciar parlare gli spalti. Qui i Casertani stanno lottano fino allo strenuo. Non mollano.
Non mollano un cazzo!
Giuseppe Frondella