La vittoria inattesa di Siracusa ha portato una sferzata di entusiasmo a Caserta, tornata a credere ai sogni dopo tante stagioni vissute sulle altalene emozionali, in cui ogni ritorno in termini di felicità è stato poi pagato con incertezze a livello societario, paure per la sopravvivenza economica dello stesso sodalizio, spettri del ritorno nell’inferno dei dilettanti. Sono sogni consapevoli, da un certo punto di vista, con la testa che vola ma con i piedi che restano al contempo ben piantati per terra: brucia ancora il fumo negli occhi dei tanti propositi di gloria, poi puntualmente disattesi o rivenduti qualche km più in là. Niente proclami, niente Serie B, niente illusioni, d’altronde con una squadra di giovani non si può promettere nulla più che onorare la maglia, sudandola fino all’ultimo e alla fine i tifosi lo apprezzeranno senza dubbio più rispetto a delle altisonanti prese in giro.
Spettatori quasi 5.000 che riempiono lo stadio con largo anticipo, riversando entro le mura del “Pinto” il fervore che in città si respirava già dalle prime ore della mattina. Tifo ottimo come non si sentiva da qualche tempo a Caserta, coreografia molto suggestiva, per quanto incentrata su materiale riciclato dal passato: tre vecchi bandieroni fatti scendere dall’alto della curva e sotto i quali sono poi stati accesi cento fumogeni, cinquanta rossi e cinquanta blu, il cui effetto è stato però inficiato dal vento che ne ha disperso le volute, ma tornare a respirare il mitologico odore acre dei fumogeni è sempre come una boccata di vitale ossigeno.
A centro settore campeggia lo striscione “Vincere” mentre, a proposito di riapparizioni storiche, si rivede lo striscione “Resistiamo e non molliamo”. Tante bandiere, tanto colore e tanto tifo praticamente a tutto settore, fra manate, cori e cori a ripetere che coinvolgono i presenti in blocco, finendo per trascinare, in talune occasioni, persino la tribuna.
L’Alessandria passa abbastanza presto in vantaggio, ma la cosa sembra non scalfire nemmeno minimamente la tifoseria, così entusiasta per aver raggiunto le soglie di un sogno nemmeno immaginabile in estate, al punto che continua ad esprimersi e a camminare ad un palmo da terra nei minuti successivi.
Una giornata di ottimo tifo per la quale meritano tutti un encomio, ma sono gli stessi tifosi che decidono di farne ufficialmente uno al presidente D’Agostino, evento unico nel suo genere visto che mai nel recente passato la tifoseria rossoblu s’era schierata così apertamente in favore di un suo presidente. Un anti-personaggio, schivo ma schietto, che s’è conquistato fiducia e rispetto lavorando lontano dai riflettori, preferendo ricercare risultati invece che facile e vuota pubblicità, da qui ne è nato un rapporto di grande sintonia con la piazza.
Gli alessandrini arrivano in 30 unità, si vede il continuo movimento nel loro settore, ma è obiettivamente difficile per loro farsi sentire in uno stadio alla sua migliore prova stagionale, dopo più di qualche tempo in cui si sono espressi a fasi alterne. Bello e significativo lo striscione “Solo per noi”, che espongono e che sintetizza alla perfezione lo spirito con cui si sono approcciati a questi playoff dopo il campionato letteralmente buttato al vento, nelle ultime giornate, dai favoritissimi grigi che a metà campionato sembravano già aver raggiunto la cadetteria e poi hanno finito per regalarla alla Cremonese.
A margine si segnala, fra i casertani, la presenza dei gemellati di Cassino, Terni, Avellino e i tedeschi del Mainz, con i quali il legame diventa sempre più importante e sentito.
In campo, a coronamento di questo clima emotivo particolare, entra dalla panchina il giovane Taurino e la butta dentro e pareggia: esultanza davvero incontenibile e irrefrenabile di Caserta che continua così a crederci e ad inseguire i sogni con la forza della sua caparbietà.
Foto di Giuseppe Scialla.
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