Dopo la sontuosa campagna acquisti invernale, l’Avellino prosegue la sua rincorsa, sperando di recuperare posizioni in classifica ed accorciare il distacco di sette punti dalla sorprendente capolista Lanusei, formazione sarda che sembra non conoscere rivali.

Nonostante il quarto posto in classifica i tifosi irpini continuano a seguire il “lupo” sempre molto numerosi, in qualsiasi campo, come oggi nella trasferta di Cassino, campo difficile nonostante i locali occupino solo la parte centrale della classifica.

È passato più di un anno dall’ultima volta che ho calcato il prato del “Gino Salveti”, la cui tifoseria è sempre molto calorosa ed attaccata alle sorti della propria squadra. In settimana si era ipotizzato di riservare alla tifoseria biancoverde non il consueto settore ospiti bensì parte della più capiente tribuna laterale, in vista dell’alto numero di irpini previsti in terra laziale.

Messo piede in campo scopro che la questura non ha preso nemmeno in considerazione tutto ciò ed ha dirottato gli avellinesi nel classico settore ospiti di recente costruzione che risulta stipato all’inverosimile. Diversi sono infatti i tifosi costretti a guardare la gara alla vecchia maniera, abbarbicati lungo la recinzione che divide dal campo da gioco.

Mi aspettavo sinceramente di più dal pubblico locale che, nonostante l’arrivo del blasonato Avellino, non supera i cinquecento spettatori, ma risponde fortunatamente sempre presente un nutrito gruppo di ultras biancoazzurri nel solito settore di tribuna laterale.

Nel prepartita sono proprio gli ultras ospiti ad aprire le danze facendo leva sulle loro ugole ed effettuando un numero notevole di battimani ad accompagnare i cori oltre a sventolare il bandierone U.S. Avellino 1912 e qualche stendardo.

I cassinati, compattatisi a ridosso del fischio d’inizio, cercano di farsi sentire anche loro con qualche coro a preludio di una bella fumogenata che saluta l’ingresso delle squadre in campo.

Anche gli avellinesi accendono una torcia con l’ingresso in campo delle squadre, dopo di che partono con tanta sostanza, voce e moltissimi battimani che sembrano azzerare il gap di categorie con il quale si sono dovuti confrontare dalla scorsa stagione a questa. Nemmeno quando passano in svantaggio, poco prima della mezzora, sembrano risentirne e continuano a sostenere gli undici in campo senza mai risparmiarsi.

Pochi minuti dopo l’inizio della ripresa, l’Avellino pareggia su rigore con De Vena. Ovvia l’esultanza dei suoi oltre cinquecento tifosi che accendono una nuova torcia e ripartono a tifare con buona intensità: bellissimo il coro con tutti abbracciati a fare gli inchini.

Poco prima della mezzora arriva però il gol vittoria del Cassino e questa volta i campani accusano il colpo, facendo registrare qualche piccola pausa e calando progressivamente fino al triplice fischio dell’arbitro che decreta una nuova sconfitta per questo Avellino, incapace di trovare continuità nei risultati.

Dalla parte opposta i padroni di casa, pur partendo con un po’ di soggezione, fanno il loro buon tifo, distinguendosi per i numerosi battimani e per due bandieroni sventolati con discreta continuità. Quando Ricamato porta in vantaggio il Cassino quasi non credono ai propri occhi, l’esultanza è infatti prolungata, mentre successivamente e in momenti diversi della gara, un paio di torce colorano la loro zona.

Nel secondo tempo, dopo il pareggio ospite nascondono la delusione dietro il fumo azzurro di un fumogeno, cercando di tifare con quanta più intensità possibile. Un’altra torcia è d’auspicio al gol del raddoppio siglato ancora una volta da Ricamato, che manda in estasi la tifoseria nata “sotto l’Abbazia”.

Il nuovo vantaggio segna la parte migliore della loro performance che non conosce più pause ed è segnata da bei battimani ampiamente partecipati, mentre i bandieroni e lo sventolio delle sciarpe restituiscono qualcosa anche in termini cromatici.

Si arriva così al fischio finale con gli ospiti che intonano cori di civile contestazione rifiutando con essi il saluto della squadra, che prende subito la via degli spogliatoi mentre i locali festeggiano l’epico mito di Davide che batte Golia che a volte ritorna.

Marco Gasparri