Il match clou della settima giornata di ritorno del girone G della Serie D è il derby tra il Cassino e il Terracina. La partita si disputa in una soleggiata domenica di metà febbraio, caratterizzata dal ritorno della neve sulle montagne dell’Appennino laziale. Appena entro nel campo, sono subito attratto proprio dalla vista dei monti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise vestiti di bianco.
Questo incontro è il più atteso del turno: si tratta di un derby molto sentito, con una rivalità storica tra le due tifoserie, che torna dopo ventuno anni. L’ultimo incrocio risale alla stagione 2003-04, sempre nell’Interregionale, in un girone vinto dal Manfredonia, che si impose sulle altre squadre laziali, abruzzesi e pugliesi. Per il Terracina, quell’anno, arrivò la retrocessione diretta, che mise fine a una striscia di otto apparizioni consecutive nel Campionato Nazionale Dilettanti, con una C2 sfiorata nel 1998. Anche il Cassino conobbe il dispiacere della retrocessione dopo i playout con il Grottaglie, ma l’anno seguente gli azzurri avrebbero riconquistato la categoria grazie a uno spareggio vinto contro l’Almas Roma. Per il Cassino iniziava un ciclo di successi: la vittoria del campionato di Eccellenza fu seguita dalla storica promozione in C2, categoria poi mantenuta fino al 2010.
Questo derby presenta molteplici motivi di interesse, che non riguardano soltanto il tifo, ma anche la storia e la geografia, riflettendo la classica rivalità tra la costa e l’entroterra. Cassino, con i suoi 36.000 abitanti, è un centro universitario, nonché strategico nodo stradale e ferroviario. I treni che collegano Roma alla Puglia fermano anche a Cassino, mentre la superstrada per Avezzano, che attraversa i pittoreschi borghi della Valle di Comino, è la via percorsa da chi viaggia da Napoli verso Ancona e Pescara. Terracina, 45.000 abitanti, situata dall’altra parte del gruppo degli Ausoni-Aurunci, sul Tirreno, è invece un centro balneare e portuale di grande rilevanza, con una grossa flotta peschereccia e collegamenti per le isole ponziane.
Entrambe le città sono ricche di monumenti romani. A Cassino si possono ammirare l’anfiteatro del I secolo d.C. e i reperti del Museo Archeologico Nazionale, mentre Terracina ospita il tempio e il teatro, recentemente restaurato. Casinum e Anxur, dunque: la prima è posta sulla Casilina, la seconda è toccata dalla Regina Viarum, l’Appia, con un porto fondamentale, in età antica e medievale, per l’approvvigionamento di Roma. Poi arrivò il Medioevo, con la fondazione dell’abbazia di Montecassino, tra i principali centri culturali dell’intero Occidente medievale, dove è conservato il celebre placito cassinese, il primo documento scritto in volgare italiano (Sao ko kelle terre…). Le due città, successivamente, hanno avuto destini diversi: fino al Risorgimento, Cassino fece parte del Regno di Napoli, mentre Terracina era la frontiera meridionale dello Stato della Chiesa. Dopo l’Unità, la prima fu inserita nel circondario di Terra di Lavoro (Caserta) fino al 1927, quando entrò nella neonata provincia di Frosinone, mentre Terracina, passata nel 1870 dall’amministrazione pontificia (distretto di Marittima) a quella di Roma, fu annessa alla nuova provincia di Littoria (Latina) nel 1934. Due città vicine ma con molti tratti differenti, dunque, anche nel dialetto: Cassino appartiene all’area dei dialetti meridionali, Terracina si trova sull’isoglossa che chiude quella dei dialetti mediani.
La storia contemporanea, infine, ha fatto irruzione nelle due città con le violenze e gli orrori della guerra. Cassino era il centro nodale della linea Gustav (Gaeta-Ortona) e fu teatro di aspri combattimenti tra i tedeschi e gli angloamericani dal novembre 1943 al maggio 1944; il 15 febbraio 1944, proprio l’Abbazia di Montecassino fu rasa al suolo durante un bombardamento alleato. Furono eventi drammatici, testimoniati dai cimiteri militari polacco, tedesco e del Commonwealth, che valsero a Cassino l’appellativo di Città Martire e la Medaglia d’oro al valor militare. Anche Terracina fu provata dai bombardamenti, il più grave il 4 settembre 1943, che causò circa 130 vittime civili.
Si potrebbero scrivere tante altre pagine sulla storia di queste due città, ma è necessario tornare al calcio e al tifo, anche se spesso le rivalità campanilistiche affondano le loro radici proprio negli eventi del passato. Cassino e Terracina sono da sempre protagoniste anche nel mondo delle gradinate. Una data che le accomuna è il 1977, l’anno di nascita dei Fedayn a Cassino e dei Commandos Tiger’s a Terracina; due piazze, dunque, che hanno avuto un ruolo precursore nell’espansione del movimento oltre il Grande Raccordo Anulare. Proprio da una costola dei Commandos, nel 1985 nacquero i Blue White Korps, gruppo che recentemente ha festeggiato il quarantesimo anniversario. I BWK sono un nome centrale nella storia ultras terracinese, e anche oggi sono al loro posto al fianco dei Tigrotti, coerentemente con quell’amore incondizionato verso i colori biancocelesti che da quarant’anni li porta in ogni dove a sostegno del Terracina.
È trascorso molto tempo da quell’iconico 1977, e varie generazioni e gruppi dai nomi altisonanti si sono avvicendati sui gradoni del Salveti e del Colavolpe. Oggi come allora, entrambe le tifoserie colorano l’impianto laziale con i propri stendardi, in nome di quello spirito curvaiolo che rappresenta un patrimonio incancellabile nel tessuto sociale e culturale delle due città. C’è chi ha già vissuto questo derby negli anni passati, chi oggi potrà finalmente raccontarlo per la prima volta: la fiamma è ancora viva, nonostante i cambiamenti che hanno stravolto il modo di vivere lo stadio in questo lungo arco di tempo.
Il Cassino scende in campo da capolista, cullando quel sogno della Serie C insidiato da Gelbison, Puteolana, Guidonia e Paganese, mentre il Terracina è alla disperata ricerca di punti dopo il tonfo casalingo contro l’Ilvamaddallena, che ha notevolmente complicato i piani salvezza. Oggi, però, non si gioca soltanto per la graduatoria, ma soprattutto per vincere il confronto campanilistico, nella migliore tradizione dei derby regionali.
Iniziando, come di consueto, dai padroni di casa, gli ultras locali, assiepati nella Laterale Sud, accolgono gli atleti con palloncini e una cartata, poi fanno scendere un telone con la frase “Cassino siamo noi, di padre in figlio ultras”, accompagnata da tanti fumogeni, proprio come avveniva in quei mitici anni Settanta, Ottanta e Novanta. Contemporaneamente, anche nella tribuna centrale coperta scende un telo con i colori della squadra dell’Abbazia. Come detto, il blocco ultras si sistema al centro del settore ed effettua un tifo costante nel corso dei novanta minuti, realizzando pure molte manate e una sciarpata nella prima frazione. Il tifo è caratterizzato da cori di sfottò verso le città della costa (non solo, dunque, contro i terracinesi, ma anche all’indirizzo dei formiani, oggi presenti nel settore ospiti al fianco dei biancocelesti) e in favore dei loro gemellati di Venafro. Esultano con veemenza ai due gol della squadra, che si impone già nel primo tempo con due realizzazioni al 2’ e al 24’, consegnando così al Cassino una vittoria fondamentale per il discorso promozione.
Dall’altra parte, si presentano duecento terracinesi a bordo di due autobus, vari transit e auto private; si tratta di un numero importante, considerando la posizione in classifica e i trascorsi calcistici di una piazza che non ha mai visto la C. I tirrenici effettuano un ingresso compatto in corteo, poi cantano in modo incessante e intenso per tutti i novanta minuti, nonostante, come detto, la loro squadra vada in svantaggio dopo soli due giri di lancette. Mani al cielo, luminarie, due aste e bandieroni rendono il settore ospiti sempre colorato. A fine partita realizzano una sciarpata e un coro in dialetto, ma i loro sforzi non aiutano la squadra a rovesciare il passivo, così il match finisce con una sconfitta sul campo.
A fine partita, ovviamente, gli umori sono diametralmente opposti: si festeggia sotto la Laterale Sud, mentre i calciatori ospiti ringraziano i propri sostenitori per il loro sostegno, venendo spronati a voltare immediatamente pagina in vista del prossimo impegno casalingo contro il Guidonia, che si giocherà nel giorno del centenario. Termina così questo bellissimo derby, che è stato animato anche da diversi striscioni provocatori. Infine, mentre gli spettatori lasciano le gradinate, il sole proietta gli ultimi raggi sull’Abbazia, “Quel monte a cui Cassino è nella costa”, come scrisse Dante nel canto XXII del Paradiso.
Andrea Calabrese