Siamo a livelli quasi più documentaristici che di cronaca ultras vera e propria. Siamo pressapoco alla periferia dell’area metropolitana bolognese, lo stadio è il “Negrini” di Castenaso, che già chiamarlo stadio sembra un abuso. Nella piccola tribuna locale però, seppur a ranghi ridotti rispetto alle categorie maggiori, la passione è la stessa. La squadra di casa non ha una vera e propria tifoseria organizzata. Ci sono solo un paio di striscioni con la scritta “Forza Castenaso”, probabilmente commissionati dalla stessa società. In questa occasione, come raramente capita in Eccellenza emiliano-romagnola, quest’anno monopolizzata dall’ingombrante presenza della Spal, c’è anche una tifoseria ospite. I rossoblù della Comacchiese si presentano con una pezza con la scritta “Comanche”, ubicati in un angolo della tribuna che condividono spalla a spalla con i locali. Siamo lontani ovviamente dalle realtà ultras più inquadrate, ma ci sono sciarpe, bandiere, fumogeni, tamburi e voce. Tanto basta per trasformare quella che sarebbe stata un’anonima gara in provincia, in una bella cornice ambientale. Tante storie sono cominciate così, più per spontaneismo che in osservanza religiosa all’ortodossia ultras, che tante volte diventa anche un limite, ma questo è un altro discorso. In un periodo storico in cui la spinta esterna tende a voler far morire ogni forma di tifo, è sempre bello che invece qualcosa, qualsiasi cosa, nasca e prosperi alla faccia dei censori.
Foto di Luigi Bisio











