Arrivando a questa partita da lontano, il preambolo era inevitabile: giunto a Catania molto presto (alle 8 del mattino), ho avuto la possibilità di girarla a piedi, di apprezzarne sia le bellezze culturali e paesaggistiche che quelle culinarie. Si sente spesso dire che Catania è la Napoli della Sicilia, o quantomeno questo era uno degli archetipi con cui mi ci approcciavo e avendo avuto la possibilità di visitarla non posso che confermare questo parallelismo. Il vulcano che sovrasta la città, un centro storico vivace e colmo di gente, del posto e turisti, canzoni neomelodiche napoletane ovunque mi hanno restituito la strana sensazione di non essermi allontanato così tanto da casa, non sono mancati nemmeno incontri con gruppetti di napoletani con tanto di sciarpe in giro per le strade del centro etneo.

L’ultima tappa di questo viaggio, che poi è la prima ad aver portato al viaggio stesso, è lo stadio che, prima ancora di varcare, lo circumnavighiamo perdendoci nei vicoli attigui, fra le piazze e le strade traboccanti di murales, scritte sui muri e profumo di storia calcistica che clamorosamente dal Cibali (cit.) è passata ed ha contraddistinto non solo momenti pop della vita nazionale, ma ha anche ovviamente contribuito a indelebili emozioni più intime alla tifoseria rossoazzurra, tanto nella buona quanto nella cattiva sorte.

Partiamo dall’atmosfera: siamo in serie D in teoria, ma la dimensione dilettantistica è tale solo sulla carta, considerando i 15.552 spettatori assiepati sugli spalti dello storico impianto intitolato al compianto presidente Angelo Massimino. Lo stadio si presenta coloratissimo, con stendardi, pezze e striscioni ovunque, in ogni settore ed in ogni angolo di ognuno di questi. Oltre alle due curve, si prodiga nel tifo casalingo anche un gruppo di una trentina di ragazzi nei distinti e complessivamente, il sostegno canoro che ne risulta, è davvero molto caldo, ben al di sopra agli standard della categoria. Anche se a tratti, a causa di un campionato stradominato sul rettangolo di gioco, si avverte nell’aria quella mancanza di mordente o di stimoli che avrebbe potuto dare quella “verve” in più o quella cattiveria, se vogliamo, che spesso si butta in campo per superare le difficoltà di un risultato in bilico che il Catania Calcio ha abbondantemente superato con una stagione superlativa che lo vede primo con ben 17 lunghezze sulle inseguitrici. Questo non deve però porre in secondo piano la prestazione del tifo, che al di là di questo fisiologico rilassamento, è stato veramente importante sia in termini quantitativi che qualitativi.

Gli ospiti invece sono arrivati nel settore loro preposto in circa 80 unità, senza materiale, accennando solo 2-3 cori. D’altro canto il periodo non è dei migliori per loro, visto che gli scontri a settembre agli imbarchi di Messina con gli ultras dell’Acireale hanno portato a un ulteriore aggravio di diffide che ha costretto a un passo indietro dal punto di vista organizzativo. Fra le ulteriori note di cronaca infine, sicuramente da menzionare lo striscione della Curva Nord per ricordare “Zio Padella”, un ultras del Napoli ad un anno dalla sua scomparsa mentre la partita in campo, viene invece vinta dai padroni di casa con il più classico dei risultati, 2 a 0.

Testo di Emilio Celotto
Foto di Emilio Celotto e Davide Gallo