Catanzaro-Foggia ha visto ribadire sugli spalti del Ceravolo alcuni punti che sono la vera forza del movimento ultras. La scelta delle due tifoserie di non attuare alcuna forma di supporto alle squadre in campo ha fatto il giro dell’Italia, suscitando forse alcune perplessità, proprie più che altro di chi ha interpretato il mondo del tifo organizzato come legato ad uno scontro tra parti. Un vocabolo ormai abusato, quello di “mentalità”, viene messo in crisi quando gli ultras tacciono in segno di rispetto verso uno dei blu caduto. “Noi” rendiamo omaggio ad uno di “voi”; sembra incoerente. O piuttosto lo è, nella logica continua di crearsi un’estetica, una rispettabilità morale.

Da anni leggiamo su quotidiani soprattutto locali di raccolte fondi da parte di gruppi ultras, che tentano così di fare qualcosa di “normale”, ovvero rientrare nei ranghi della società che spesso, fomentata dai mass media, li vorrebbe come estranei a sé stessa.

Lasciando da parte la visione della realtà come divisa tra buoni e cattivi, l’episodio di Catanzaro conferma ancora una volta come, davanti ad un vuoto del mondo politico che ha messo da parte gli ideali, solo gli ultras sappiano porre, peraltro in un modo collettivo e non singolo, una questione morale nella discussione mediatica. Striscioni e prese di posizione continue esposte agli occhi di migliaia di persone sono una caratteristica unicamente del mondo del tifo organizzato, rendendola la sua vera forza, spesso dimenticata o banalizzata. E in questo continuo schierarsi va inserito anche il silenzio sugli spalti di una partita di serie C. Giusto o sbagliato che lo si possa ritenere.      

AZ