Quando si volge lo sguardo al passato e si guarda al mondo delle curve e degli stadi in generale, sebbene non siano passati tantissimi anni, si è subito rapiti da un nostalgico sentimento che porta, almeno per chi ha vissuto quei tempi, a ricordare i climi infuocati di quelle domeniche dove tutto o quasi era concesso. Fino alla fine degli anni novanta ed inizio duemila, sebbene la morsa repressiva fosse già particolarmente stretta, la maggior parte delle gare, in particolare quelle che oggi vengono sistematicamente definite “a rischio”, venivano disputate con entrambe le tifoserie che mettevano in scena uno spettacolo nello spettacolo. Oggi, come ormai è palese, la situazione è totalmente mutata e, per quanto nelle categorie superiori si è propensi ad aprire le trasferte seppur con strumenti come la “fidelity card” o attuando distinzioni territoriali, nelle realtà minori si opta sempre più facilmente per la chiusura dei settori. Per questo motivo quelle poche volte in cui i tutori dell’ordine sembrano fare un’eccezione, per chi come me è nato e cresciuto nel pieno del calcio moderno, immaginare due Curve rivali una di fronte all’altra fa sempre un certo effetto, tale da far salire un pizzico di adrenalina.

Quest’oggi, infatti, per la terza giornata del campionato di serie D girone H, si contendono i tre punti due compagini che, a parer mio, col dilettantismo hanno poco a che fare ma che da anni si trovano fatalmente invischiati in queste categorie: la Cavese e il Barletta. I padroni di casa, dopo lo scorso campionato perso per un solo punto, aspirano nuovamente al salto di categoria in un girone come quello campano-pugliese (con qualche squadra lucana) che è probabilmente tra i più competitivi e difficili. I biancorossi non a caso sono tra le formazioni più ostiche e, come i metelliani, sono trascinati da un’ottimo seguito di pubblico che negli anni ha sempre mostrato il proprio attaccamento. A tal proposito tra le due tifoserie, complice l’amicizia dei barlettani con i salernitani, non scorre buon sangue tant’è che nel lontano 2011, nell’allora campionato di serie C1, si verificò qualche momento di tensione. Certamente nulla di eclatante ma comunque un segnale di un rapporto di ostilità che ovviamente non è stato dimenticato e che anzi quest’oggi verrà riconfermato.

All’ingresso dei ventidue sul terreno di gioco il “Simonetta Lamberti” di Cava de’ Tirreni rivela una buona cornice di spettatori con circa duemila sostenitori di fede biancoblù mentre nel settore ospiti, accompagnati dallo scoppio di rumorosi petardi, fanno capolino con un’entrata compatta i duecento supporter biancorossi. La curva di casa, inoltre, si cimenta in una semplice quanto splendida coreografia che coinvolge tutto il settore più caldo, che viene colorato con l’utilizzo di alcune striscioline biancoblù e al centro viene issato, con l’aiuto di aste, l’ormai storico striscione “I nostri colori la nostra fede”.

Come inizio davvero non male. Il tifo dall’una e dall’altra parte si dimostra davvero di alto livello e coinvolgente: vedere tanti ragazzi sgolarsi, sotto un sole cocente, non può che rendere onore a due piazze particolarmente calorose. Intorno al ventesimo arriva poi il gol del Barletta, una rete che risulterà essere decisiva e che infiamma ancor di più i pugliesi i quali, oltre a cori secchi e battimani, si fanno sentire con l’accensione di numerosi petardi. La Curva Sud “Catello Mari” d’altro canto non demorde e tra fumogeni, torce e rulli di tamburi davvero ben ritmati, non smette un attimo di sostenere i propri beniamini.

Il secondo tempo, in campo come sui gradoni, segue la falsariga del primo, con la Cavese che prova inutilmente a pareggiare e il Barletta che, con le unghie e con i denti, riesce a difendere il vantaggio e a sbancare il “Lamberti”. Al triplice fischio i calciatori, seppur con animi diversi, vanno a salutare le rispettive tifoserie.

Da segnalare, oltre ai cori di sfottò, alcuni striscioni alzati dai cavesi tra cui uno per la popolazione della Marche colpita recentemente dall’alluvione ed uno contro la repressione a cui la tifoseria ospite risponde con il coro “Lunga vita agli ultras”.

Testo e foto di Vincenzo Amore