Al Simonetta Lamberti di Cava de’ Tirreni va in scena il solito spettacolo messo in scena dalla tifoseria metelliana, purtroppo inficiato dalla triste assenza ospite per la nota psicosi delle istituzioni. Divieti e restrizioni sono diventati così sistematici, che ormai la vera notizia è laddove ad una tifoseria ospite la trasferta è concessa senza capestri.
Per l’incontro Cavese-Cerignola è stata istituita la “Giornata blufoncè”, iniziativa tipicamente italiana con cui le società invalidano gli abbonamenti per una data partita, di solito un derby o una gara contro una delle prime in classifica, per chiedere a tutti i tifosi un obolo extra acquistando il biglietto. Compresi quei tifosi che a inizio stagione, a scatola chiusa, avevano dato fiducia al nuovo progetto sportivo pagando in anticipo per tutte le gare interne. Si tratta, insomma, di una bislacca forma di gratitudine delle società calcistiche verso i propri tifosi, invero retaggio di un passato che purtroppo non è mai passato di moda.
Nonostante tutto, l’affluenza di tifosi cavese raggiunge numeri molto alti e la curva registra il tutto esaurito. Se una parte della tifoseria è sicuramente serena di mantenere la posizione in C, molti non mollano il sogno dei playoff, e questo si riflette anche nel gioco in campo nell’attitudine della squadra, molto agguerrita e determinata.
Le sensazioni che si vivono da bordo campo sono contrastanti, oltre all’aspirazione playoff, è impossibile non percepire i venti di ribellione che soffiano dalla Sud in questa fase critica, in cui la repressione ha colpito gli ultras in maniera meschina, con alcuni daspo onestamente discutibili, di fronte ai quali la tifoseria sta rispondendo a testa alta, come sempre.
In campo, nella forsennata lotta per quel sogno chiamato Serie B, prende il sopravvento la veemenza del Cerignola che si impone per due reti a zero e continua a far sentire il fiato sul collo all’Avellino capolista, nella speranza di un suo passo falso.
Imma Borrelli