Finalmente dopo oltre un mese lontano dagli stadi, causa rinvio giornate e stop natalizio, ritorno a “calcare” nuovamente il manto erboso del “Romeo Menti”. E non per una partita di poco conto. Quest’oggi, infatti, per la seconda giornata del girone di ritorno del campionato di serie C si sfidano la Cavese, che necessita di punti vitali per la salvezza, e la Reggina, capolista imbattuta.

Al di là del semplice match il cui risultato sulla carta appare, almeno alla vigilia, abbastanza scontato, la vera partita si gioca sugli spalti. È nota infatti l’acerrima rivalità tra i supporter metelliani e i calabresi, un’ostilità dovuta principalmente al gemellaggio che unisce la città di Reggio con quella di Salerno e che negli ultimi anni è sfociata in alcuni episodi di violenza. Tutti ricordano la famosa invasione di campo del maggio 2016 dove un nutrito numero di cavesi, alcuni minuti prima del fischio d’inizio, si riversò in direzione del settore ospiti occupato proprio dagli amaranto. Da quella giornata, in cui ci furono alcuni arresti e numerose diffide, la rivalità si è accesa ancor di più, tant’è che si sono registrati negli anni seguenti diverse restrizioni (in particolare per i reggini). Tuttavia per questa partita, stranamente, e sottolineo stranamente, la trasferta è aperta anche ai non tesserati, ad eccezione di chi vive al di fuori della regione calabra che può acquistare il tagliando esclusivamente con la ormai famosa fidelity card.

Mi aspetto dunque una sfida infuocata come ormai da tanto tempo non se ne registrano un po’ ovunque, vuoi per le note forme repressive presenti in tutti gli stadi, vuoi perché purtroppo il calcio non attrae più come un tempo. Eppure, dentro di me, ho sensazioni positive e sento che ci sarà da divertirsi.

In realtà molte mie aspettative vengono fin da subito meno e la prima è proprio relativa al fattore ospiti. Infatti, tenendo conto del primo posto e dei numerosi punti di vantaggio della Reggina rispetto alla seconda in classifica, ero convinto che quella di Castellammare sarebbe stata una trasferta numerosa e che, pure coloro che non sono propriamente ultras, avrebbero seguito le sorti della propria squadra spinti dall’entusiasmo. Purtroppo non è così, tant’è che venerdì, alla vigilia del match che si disputa proprio di sabato alle 15, il numero dei biglietti acquistati dai tifosi amaranto è solamente pari a 170. Una cifra che, lungi dal giudicare per questo definitivamente una piazza che comunque è storica e nel corso del tempo ha riscontrato tante difficoltà a causa della repressione, è per me troppo esiguo. Stiamo parlando di un capoluogo di regione, di una città quantitativamente abbastanza popolata e con una provincia non di poco conto, appena 170 persone per questo match sentito è un numero sicuramente migliorabile. In ogni caso si sa che la quantità non è sempre sinonimo di qualità, così la mia speranza è che i reggini possano lo stesso sfoggiare una buona prestazione al di là dei numeri.

Un’ora prima della gara dunque mi trovo già nei pressi dell’impianto e la situazione appare tranquilla con i tifosi metelliani che alla spicciolata entrano in tribuna, unico settore a loro disponibile. Chi è stato al “Romeo Menti” conosce bene le modalità di accesso per i fotografi, laddove per accedere a bordo campo è obbligatorio superare gli stessi tornelli usati dai tifosi e così mi rendo conto che tra le forze dell’ordine c’è un po’ di agitazione. I controlli, infatti, sembrano più scrupolosi del solito tant’è che viene negato l’accesso a quasi tutte le aste per le bandiere. Una scelta molto discutibile anche perché le stesse aste hanno sempre avuto libero accesso, almeno fino ad oggi.

Finalmente metto piede sul sintetico di Castellammare e ad un primo sguardo sulle tribune certamente non si ha un bel colpo d’occhio. Lo stadio è ancora semivuoto e il settore ospiti registra poco meno di un centinaio di tifosi normali, che da lontano si beccano con i cavesi. Gli ultras di entrambe le fazioni sono assenti e ormai manca poco al fischio d’inizio. Improvvisamente, proprio a bordo campo, iniziano a susseguirsi tante voci relative alla questione ordine pubblico, voci provenienti anche dagli stessi addetti ai lavori. Infatti, stando a quanto si dice (e che poi verrà confermato) un pullmino con all’interno gli ultras reggini è stato bloccato dalle forze dell’ordine, che hanno provveduto a sequestrare numeroso materiale pirotecnico ed aste. Ma non è tutto. Di lì a poco giunge ulteriore notizia, ancora più interessante, secondo la quale ci sarebbe stato un contatto tra cavesi e reggini nei pressi del casello autostradale di Nocera Inferiore.

Fatto sta che quando le squadre entrano in campo, gli ultras biancoblu iniziano a prendere posto mentre i tifosi amaranto non sembrano aumentati. La gara allora prosegue, sul rettangolo di gioco così come sugli spalti con diversi cori di ostilità tra le due fazioni. O meglio, i reggini che come detto sono principalmente tifosi non appartenenti al tifo organizzato si limitano a due cori, uno che inneggia Salerno, un altro offensivo contro i cavesi. Per il resto la loro prestazione sarà anonima e non trattandosi di ultras non la si può commentare ulteriormente.

Il pubblico di “casa” invece, annovera circa duemila spettatori e la curva sud garantisce una discreta prestazione anche se, a mio parere, avrebbe potuto fare di più a livello canoro. Da segnalare l’accensione di fumoni blu e torce oltre a tre striscioni esposti: uno contro la repressione, uno per Celestino Colombi e l’ultimo per Eduardo Purgante e “Chequevone”, storici tifosi metelliani scomparsi alcuni anni fa.

In campo intanto la Cavese, incredibilmente e contro tutti i pronostici detta legge e si porta in vantaggio, riuscendo a raddoppiare e poi a triplicare. La partita terminerà sul 3 a 0 proprio per i blufoncè, che riescono a fermare l’imbattibilità della prima della classe con un risultato che anche il più ottimista tifoso cavese non avrebbe mai immaginato.

Tornando agli spalti invece la situazione rimane pressoché identica per tutti i 90 minuti, anche perché gli ultras amaranto non riusciranno ad accedere all’impianto probabilmente essendo stati rispediti indietro dalla polizia con il pretesto della pirotecnica e delle aste.

Al fischio finale si assiste al tripudio del pubblico di casa che saluta e ringrazia i giocatori con il celebre “zump zump guagliò” che da tanto, anche per i risultati non soddisfacenti, non veniva intonato.

Testo di Vincenzo Amore.
Foto di Pier Paolo Sacco.