E alla fine arrivò anche il primo, agognato, successo in A2. Ci sono volute sette giornate, contraddistinte da una buona dose di sfortuna, per portare i primi due punti della stagione a Roma. A farne le spese una squadra che attualmente è diretta concorrente per non scendere negli inferi della Serie B, quella Biella che fino a qualche anno fa rientrava semplicemente nel calendario delle stagioni di A1. Sembra passato un secolo, eppure Virtus Roma-Angelico Biella è una sfida tra due nobili decadute, che attualmente annaspano vistosamente in cadetteria.

Solito colpo d’occhio dignitoso al PalaTiziano (paradossalmente direi che è più dignitoso ora rispetto a certe gare di A1, per non parlare del Deserto dei Tartari che prendeva forma in Eurocup), con la Curva Ancilotto che si compatta dietro al classico striscione delle Brigate, in buon numero. Da segnalare, nel settore ospiti, la presenza di cinque ragazzi appartenenti alla curva biellese, che si posizionano dietro la pezza “Spia presente” seguendo la gara in totale silenzio. Da apprezzare tuttavia la presenza, considerata la distanza e la pessima posizione in classifica della loro squadra.

Su fronte capitolino, la curva si mette in mostra con una buona prova. A farla da padrone sono le bandierine che da quest’anno colorano il settore e numerose manate che rimbombano nel palazzetto, trascinandosi dietro il pubblico delle tribune in più di un’occasione. La Virtus Roma attuale ha bisogno del clima con cui questi ragazzi affrontano ogni singola partita: distanti dal facile scoramento cui si potrebbe cadere in tale situazione e sempre con il sorriso sulle labbra, presenti per divertirsi e sostenere la propria squadra al di là delle tristi vicissitudini che ne hanno contraddistinto le sorti degli ultimi mesi.

Come detto, alla sirena finale arriva la prima vittoria in campionato per i padroni di casa, con l’esultanza della curva che chiama i giocatori sotto al settore per abbracciarli idealmente (e non solo) e ricordargli che gli ultras sono sempre con loro. Nella speranza che questo sport sappia risollevarsi in una città che sembra sempre più ignorarlo e abbandonarlo a sé stesso. Ma del resto è la stessa città che ha la pretesa bislacca di ospitare Olimpiadi o competizioni internazionali. Cose dette e ridette.

Simone Meloni