Brescia nella mia personale geografia è una città strana: troppo lontana per conoscerla bene, troppo vicina per le gite con il nonno dei miei sabati da adolescente.

E il Rigamonti, proprio come la città, ha sofferto di questa mia strana relazione chilometrica.

Un ricordo, uno solo, c’è ed è importante.

28 Aprile 2015, serata umida, così umida che porta temporale, pioggia forte, che come è arrivata se ne va. Il Brescia derelitto e paurosamente infangato nella lotta per non retrocedere ospita un Vicenza lanciatissimo verso il sogno della serie A.

Scendo a Mompiano nel momento esatto in cui i “Brescia 1911” scambiano qualche scaramuccia con i reparti celere schierati a protezione del settore ospiti.

Dentro poi, il colpo d’occhio è ottimo se si pensa alla situazione di classifica e a quella societaria.

Per farla breve quella sera il Brescia vince 3-0 con una prestazione cattiva, fortunata, di cuore puro.

E in quel Brescia, quella sera, ho visto molto del carattere dei tifosi che l’hanno sostenuto per tutti i 90 minuti.

E mi piace pensare che anche solo un pezzetto di quella vittoria sia stato merito loro e del loro esserci stati nonostante tutto.

Anche questa volta, d’altro canto, ho avuto le conferme che mi aspettavo.

Certo, devo ammettere di non essere un fan delle curve divise, specie in realtà relativamente piccole, però allo stesso tempo mi sembra evidente che le due realtà ultras bresciane abbiano due anime fortemente diverse.

Dietro la porta, la Curva Nord Brescia dà l’idea di essere un gruppo nato da poco, giovane, e come tutti i giovani è umorale, esplosivo, soggetto a grandi picchi e a rumorose cadute.

In quest’ora e mezza di partita, i primi sono stati senza dubbio superiori ai secondi, anche e soprattutto nei primi 45′ quando un Brescia in difficoltà e costretto a rincorrere ha potuto contare su un sostegno di grande livello.

Nei Distinti i “Brescia 1911” sembrano un gruppo più maturo e questa loro caratteristica emerge nel modo di relazionarsi alla partita. Sono più costanti e la contesa non sembra condizionarli più di tanto. Si sentono forte diverse volte, nonostante nei primi 15′ minuti, per motivi purtroppo a me sconosciuti, seguano la partita nel parterre e non al loro solito posto.

Entrambi i gruppi mettono in scena una coreografia, entrambe ben riuscite.

Dall’altra parte gli Spezzini sono vittime probabilmente del naturale crollo post-sbornia.

Dopo l’invasione e la grande festa di Roma, si presentano in 50-60 unità.

Non peccano nel tifo e nemmeno nel colore (qualche sciarpata e sventolio continuo di bandierine) ma era lecito aspettarsi qualcosa di più numericamente parlando.

L’1-1 finale va forse stretto alle Rondinelle ma per entrambe le squadre c’è spazio per prendersi gli applausi sotto i rispettivi settori.

Io mi godo la mia solitudine tra la folla in deflusso e l’ultimo sole su Brescia che mi regala la fotografia più bella della giornata.

Un bimbo, cinque, forse sei anni, mano nella mano con suo padre, sciarpa e forte accento bresciano: “Papà, la prossima veniamo ancora vero?”.

Gianluca Pirovano.