Dopo un lasso di tempo abbastanza lungo, dovuto sia alla nota pandemia che ad altri piccoli impegni personali, a quasi due anni di distanza dall’ultima volta torno a scattare in uno stadio. Ovviamente parto dal basso, da quelle categorie che ai più sono sconosciute o quasi, ma che contengono la genuinità più pura in un mondo come quello del calcio dominato da altri fattori che di puro hanno ben poco.

Mi trovo nel Lazio e quello che questa mattina seguo è il campionato di Promozione, più precisamente il match di cartello del girone E, quello tra la compagine ciociara del Ceccano che affronta i pontini del Monte San Biagio, le cui squadre al momento si trovano rispettivamente al terzo posto (seppur in coabitazione con altre squadre) ed al primo, distanziati di sei punti.

Teatro dell’evento è lo stadio “Dante Popolla”, che ai più sembrerà insignificante ma non al sottoscritto, il cui nome evoca ricordi piacevoli di un’infanzia ormai ahimè passata. Comunque, la prima volta che ebbi l’onore di essere presente qui a Ceccano, fu per un incontro di gran richiamo: all’epoca la squadra locale disputava il campionato di serie D, massimo traguardo nella storia della compagine rossoblù, che affrontava la Cavese, famosissima per avere una delle tifoserie più calorose della penisola.

Precisamente era il 16 marzo del 1997, ed allora ero appena maggiorenne: ricordo lo stadio pieno in ogni ordine di posto ed una massiccia presenza cavese nel settore ospiti, ma soprattutto la coreografia dei padroni di casa, l’accensione smisurata delle torce e dei fumogeni in entrambi i settori e l’emozione e l’avidità con cui volgevo lo sguardo sia in campo ma soprattutto sugli spalti. 90 minuti di pura passione ed emozione che solo al ricordo mi viene la pelle d’oca, bellissimi momenti, stupenda partita in cui anche il meteo si espresse favorevolmente regalando una meravigliosa giornata di sole.

Oggi le cose sono cambiate tantissimo, non solo per quanto concerne il movimento ultras, e se andiamo nello specifico della partita odierna le differenze con il passato sono abissali. Innanzitutto perché si gioca alle 11 di mattina e siamo sotto di due categorie rispetto a quella Serie D di un tempo. Poi lo stadio ha perso quello “smalto” dei tempi passati, pur continuando a trasudare quel fascino decadente degli stadi di provincia (che forse è meglio vedere così che trasformati completamente e spesso deturpati e snaturati da discutibili lavori di ristrutturazione). Infine gli spettatori accorsi a questa gara sono circa 300, non tanti rispetto a quel periodo aureo ma ben al di sopra delle medie di categoria per cui va benissimo anche così.

Gli ultras ceccanesi si sistemano in curva, nel loro solito perimetro, e sono circa una ventina, con lo striscione del “Quartiere Di Vittorio” (anch’esso rinnovato), mentre gli ultras del Monte San Biagio sono circa una settantina, di cui la metà ultras, che arrivano leggermente in ritardo ma sistemano celermente le pezze alla recinzione e si buttano a capofitto nella contesa.

Nella prima frazione le due tifoserie si impegnano molto per far sentire la propria voce e di tanto in tanto dal settore ospiti si vede sventolare il bandierone bianco verde. Ovviamente anche le pause ci sono, ma diciamo che rimangono ben contenute per entrambe le tifoserie. Sul campo invece la partita è avara di emozioni, soprattutto per il campo reso pesante dalla pioggia caduta copiosa in questi giorni. Alla mezzora della prima frazione il Monte San Biagio ha l’occasione di passare in vantaggio grazie ad un rigore concesso dall’arbitro ma che il centravanti calcia malamente alto.

Nel secondo tempo dopo appena due minuti dal fischio d’inizio ecco che l’arbitro concede nuovamente un calcio di rigore per gli ospiti e questa volta Mallozzi non ripete l’errore della prima frazione e porta in vantaggio la capolista per la gioia dei supporter pontini che si fanno sentire per l’esultanza.

Nel prosieguo della partita però, nonostante il vantaggio, i pontini calano a livello corale lasciando spazio a pause più o meno lunghe, di contro i ceccanesi cercheranno di farsi sentire sempre, seppur l’intensità non sarà sempre alta a causa del loro numero. Da menzionare i cori a ripetere che, una volta finiti, vengono accompagnati da battimani.

Al triplice fischio finale è grande la gioia nel settore ospiti e ai festeggiamenti si aggiungono i giocatori biancoverdi per questa importante vittoria che lancia definitivamente le ambizioni del Monte San Biagio verso una storica promozione in Eccellenza. Dalla parte opposta, nonostante la sconfitta, la squadra viene applaudita lo stesso per l’impegno mostrato e forse la delusione è più nei volti dei giocatori che in quella dei tifosi, i quali cercano di confortare i propri beniamini. Nel frattempo comincia a piovere ed anche il cielo sembra volerci rimarcare quelle differenze tra il presente ed il passato in questo lasso di tempo di quasi venticinque anni. Al di là di tutto c’è chi ancora esiste e resiste e forse questo è quel che conta più di ogni altra considerazione o paragone temporale.

Marco Gasparri