In una società come quella odierna, dove ogni istinto collettivo è stato letteralmente annichilito dalle tendenze individualistiche e edonistiche, il mondo ultras è rimasto uno degli ultimi baluardi di socialità, solidarietà, di identità condivise. Una sorta di famiglia dove i vincoli pur non essendo di sangue sono spesso altrettanto forti e duraturi. La storia di Gavino ne è un po’ una delle tante prove provate.

All’anagrafe rispondente al nome di Andrea Gavagna, è ben presto diventato noto in Curva Est del Rimini come Gavino non fosse altro perché di Gavo ce n’era già un altro, suo fratello maggiore Alex. Ma il mondo degli ultras è per davvero uno dei pochi spazi autenticamente meritocratici del nostro paese, non solo per vuota retorica come chi nel mondo del lavoro usa questa libra di carne per far sbranare fra loro le persone. In Curva puoi bluffare per un po’ ma se alla lunga non vali, la tua recita dura poco. E Andrea senza stampelle famigliari in Curva s’è fatto ben presto conoscere, s’è ben presto fatto spazio nell’unico modo possibile: con la militanza, con la presenza attiva dentro e fuori lo stadio. Prima, durante e dopo, come si suol dire.

A uno così, che ogni momento trovi al tuo fianco, nella buona come nella cattiva sorte, come fai a non voler bene? E a Gavino di bene gliene volevano tanto, in tanti. Un bene che ad un certo punto si è stati costretti a farsi bastare in sé, come la più tangibile forma rimanente dell’esistenza di questo ragazzo. Questo perché lo scorso dicembre, in Trentino dove era andato a sciare con degli amici, un infarto ha stroncato la sua giovane vita a soli 27 anni. Una atroce beffa del destino dopo che un’operazione al cuore sembrava averlo restituito alla sua vita normale. Un colpo al cuore altrettanto forte per la sua famiglia e per tutti i suoi amici. Un dispiacere persino per tanti rivali di stadio o gente di tifoserie distantissime non solo in termini geografici, visto che Gavino alla predisposizione che tanti ragazzi più giovani hanno per il lato ludico del tifo, per l’azione, per il tifo in senso esteso, affiancava la passione per il collezionismo di materiale ultras che è invece una sorta di retaggio dei tempi andati. Attraverso la ricerca di quelle strisce di carta plastificata, recanti i nomi e i simboli degli altri gruppi d’Italia, in tanti avevano avuto modo di scambiare corrispondenza con lui, e con essa adesivi e idee sul movimento ultras.

Il suo addio è stato insomma un fulmine a ciel sereno difficile da metabolizzare. Difficile da accettare per chi, a sua volta, non ha potuto salutarlo come avrebbe desiderato. Ed è per questo se le scene viste al suo funerale sono state apoteosi di vita, negazioni testarde della morte, una voglia di voler perpetuare in eterno valori comunque eterni come l’amicizia. C’erano tutti quel giorno, amici dello stadio e del palazzetto, ultras del calcio e del basket, di Rimini ma anche della sua Santarcangelo, compresi tanti del circondario, gemellati e non.

Alla stessa identica maniera, con la stessa identica determinazione di celebrare la vita e non la morte, tutti questi suoi amici e ancora di più, se possibile, si sono dati appuntamento allo Sferisterio di Santarcangelo, uno dei luoghi simbolo della città, della sua città. Non nel giorno in cui Gavino è morto, ma nel giorno in cui è nato. Non come se se ne fosse andato, ma cose se fosse ancora qui, per sempre. Un compleanno speciale festeggiato con musica, striscioni, bandiere, stand dove poter mangiare qualcosa o bere un bicchiere di Ga…vino o Ga…Birra, momenti di goliardia e di interazione sociale, fra gente di stadio e tanta gente comune richiamata da questa esplosione di vitalità. E poi ancora cori su cori, fumogeni, un’imponente torciata sulle mura del castello.

Sarà stato impossibile per qualcuno non farsi scappare una lacrima, sarà stato impossibile pure non farsi scappare qualche risata, pensando magari a come avrebbe reagito a una festa a sorpresa come questa. Sarà di sicuro impossibile dimenticarlo.

Ciao Gavino. Sempre nel cuore.

Testo di Matteo Falcone
Foto di Gilberto Poggi