Quasi ogni amante del calcio avrà una sua personale lista di partite, oltre a quelle della propria squadra del cuore, a cui vorrà assistere almeno una volta nella vita. Una delle più ricorrenti ai primi posti di tale lista è indubbiamente il derby di Glasgow, da sempre un derby sentitissimo e non solo per motivi calcistici. S’è già scritto tante volte sulla storia di questa rivalità, la situazione dei Rangers dopo il fallimento nel 2012 e se oggi inoltre sia ancora lecito chiamare il derby “Old Firm”. Ad ogni modo, le leggende che accompagnano questa partita sono costantemente in crescita negli anni e questo già di per sé dimostra quanto esso sia importante…

Arrivo in largo anticipo al Celtic Park, un po’ fuori dal centro di Glasgow. Nonostante il fischio d’inizio a mezzogiorno sono già tanti i tifosi intorno lo stadio. Quando arriva il pullman dei Rangers, qualche fischio e gesti di disapprovazione, ma niente di grave. Il pullman che porta invece i giocatori del Celtic è accolto con un fragoroso applauso. Un giornalista mi informa che fuori dalla zona stadio si è avuto un contatto tra le parti più calde delle opposte tifoserie con qualche ferito: non ho modo di confermarlo, ma vicino allo stadio non ho visto un singolo tifoso dei Rangers nemmeno da lontano, a causa delle rigorose misure di sicurezza messe in atto.

Quando entro allo stadio, quasi un’ora prima del calcio d’inizio, la tifoseria ospite è già diretta al settore loro dedicato. Sfortunatamente sono sistemati in un angolo dello stadio che non riesco a vedere bene dalla tribuna stampa, scorgo solo sventolare tante “Union Jack” e quando alzano i primi cori, l’impatto è davvero molto bello, visto anche che lo stadio è ancora semivuoto. Sono solo in 800 unità circa, dopo che in entrambi gli stadi è stato ridotto il numero totale di biglietti a disposizione per gli ospiti: pochi anni fa era possibile ammirare circa 8.000 ospiti e tutto ovviamente assumeva connotati diversi.

All’angolo opposto, nella famosa “safe standing area” (una delle pochissime in Gran Bretagna) si sistemano i tifosi della “Green Brigade”, organizzati in perfetto stile Ultras continentale con bandiere, megafono, battimani… Sono in piedi anche i tifosi nella parte bassa del settore, quella a cavallo tra le due zone con i tifosi più caldi. Tutto il resto dello stadio si presenta seduto, sostengono la squadra più o meno in “vecchio stile britannico”, cioè senza bandiere, megafono o organizzazione alcuna, ma con cori secchi e fortissimi che però durano solo pochi secondi.

Suggestiva la sciarpata prima della partita sulle note del famoso inno “You’ll never walk alone”, seguita da quasi tutto lo stadio, fatta ovviamente eccezione per gli ospiti. Quando entrano le squadre in campo, il settore della “Green Brigade” mostra una piccola coreografia verde-bianco-arancione, colori che richiamano i loro collegamenti storici con l’Irlanda, il tutto accentuato da qualche fumogeno.

Durante la partita lo stadio è così rumoroso che non riesco più a percepire gli ospiti. Tuttavia per me è un po’ singolare ritrovarmi in uno stadio britannico con le tifoserie che duellano stilisticamente fra modello ultras italiano e stile tipicamente inglese: tifo continuato con cori lunghi, battimani e tante bandiere sventolate da una parte, dall’altra cori fortissimi ma sporadici e tante pause quando il campo non offre grandi emozioni…

Sul campo però i colpi di scena non mancano, il primo tempo è quasi un monologo del Celtic e quando segna il primo gol, lo stadio esplode letteralmente con i tifosi che esultano fino ai bordi del campo. Solo pochi minuti più tardi arriva il primo cartolino rosso per i Rangers, che causa fortissimi cori di disapprovazione da parte dei tifosi del Celtic.

Dopo il canonico tè dell’intervallo (durante il quale, accanto alla tribuna stampa, Rod Stewart saluta il popolo biancoverde), la partita cambia completamente volto. I Rangers attaccano, cercano di mettere più pressione addosso al portiere di casa fino ad arrivare finalmente alla marcatura dell’1-1. Momenti di delusione per i tifosi biancoverdi, mentre il settore ospiti è ovviamente in festa e i cori offensivi fra le due fazioni non mancano mai.

Gli ultimi minuti di una partita qualitativamente scarsa, offrono condensati in poco tempo tutte le emozioni che questo sport è in grado di offrire: a ridosso del triplice fischio il Celtic segna il secondo gol e lo stadio esplode un’altra volta; un minuto più tardi il Rangers si porta ad un passo dal pareggio, ma il pallone rotola di poco oltre la porta. Recupero di 5 minuti, una battaglia in campo tra giocatori e tecnici che prosegue anche dopo il fischio finale, quando si registra il secondo cartolino rosso per i Rangers. Il risultato non cambia più, tifoseria di casa in festa, Celtic ormai quasi nuovamente campione di Scozia proprio grazie alla vittoria sugli odiati rivali. Tanti momenti di adrenalina possa che solo un vero Derby può offrire.

Mi resta il tempo per assistere al giro d’onore della squadra del Celtic, ancora una volta sulle note di “You’ll never walk alone“ intonato da tutto lo stadio. Con queste scene sullo sfondo lascio lo stadio, intorno al “Paradise” tutto calmo, sotto un cielo blu cammino insieme a tanti tifosi verso il centro città, dove tanti di loro si radunano già nei pub per festeggiare la vittoria più importante della stagione.

Jürgen De Meester