Alla fine ci ha dovuto pensare il Papa in persona! Detta così sembrerebbe quasi una bestemmia ma la partita ha vissuto fino all’ultimo giorno in un alone di incertezza totale, tra proposte, smentite e assurde questioni burocratiche.

Partiamo dall’inizio di questa assurda storia: il Livorno non può giocare a Cenaia perché il campo sportivo non può ospitare un numero congruo di ospiti che inevitabilmente accorrerebbero per l’evento. Inizia così il peregrinare alla ricerca di un’adeguata soluzione, tra chi non dà il consenso, chi ha il campo impegnato e chi aleggia problemi di sicurezza per il contemporaneo svolgimento di manifestazioni sportive. Si arriva persino alla soluzione tutta italiana di disputare il match a porte chiuse. Ed anche qui sorgono dei problemi perché il campo sportivo di Cenaia non ha barriere architettoniche fisse perciò dall’esterno dell’impianto sarebbe possibile seguire comunque l’incontro. Vengono monitorati campi sportivi in tutta la regione ma la contemporanea visita del Papa in quel di Firenze, blocca alcune soluzioni per una questione di ordine pubblico che non può essere assicurata. Stiamo parlando di una partita di Eccellenza toscana e non di una finale di Europa League!!!

Intanto i giorni passano, la partita va giocata ma una soluzione non viene trovata. Le due società sembrano essere d’accordo per un’inversione di campo, soluzione ottimale visto che il Cenaia si garantirebbe un ottimo incasso ed il Livorno giocherebbe tra le mura amiche ma in questo caso, a mettere i bastoni tra le ruote, ci pensano (anche giustamente) quelle società che contendono il primo posto ai labronici. Si arriva così quasi sul filo di lana senza trovare una soluzione ottimale ed allora ci pensa proprio il Papa a sbrogliare una soluzione intricata rinunciando, per motivi di salute, alla visita a Firenze, esonerando gran parte delle forze dell’ordine dall’impegno di presenziare nella città del Giglio.

La scelta della sede ricade così sul classico: Santa Croce sull’Arno, campo già calcato in questo campionato dalla squadra amaranto. La prevendita inizia solamente dal sabato anche se viene assicurata la possibilità dell’acquisto dei biglietti in loco, aspetto che ritengo fondamentale soprattutto nei campionati dilettantistici. A dirla tutta anche nei campionati professionistici bisognerebbe ritornare a vendere i biglietti nei giorni della partita, specialmente in un periodo storico dove l’affluenza negli stadi è ai minimi storici per tutta una serie di motivazioni che sono le più disparata e conosciute.

Quella della partita è una giornata fredda ma soleggiata. A Santa Croce si contano circa 500 ospiti che vanno ad occupare anche una parte della tribuna coperta. Nel rettilineo si sistema la parte più calda del tifo labronico e se a livello coreografico non viene organizzato niente di eccezionale, visto il vento che tira con insistenza sono le bandiere che fanno la parte da leone, offrendo un notevole colpo d’occhio. Tifo altalenante ma comunque continuo, nonostante il risultato sul terreno di gioco veda il Cenaia prevalere. Il tifo degli ultras è sempre propositivo e cerca di spronare una squadra che al netto dei nomi che indossano la casacca, fa parecchia fatica a macinare gioco.

Nella seconda frazione il pubblico si disperde un po’ lungo il settore, vengono a mancare unità e compattezza anche se il nocciolo duro della tifoseria persiste nella strada del tifo ad oltranza, senza preoccuparsi del risultato in campo. Gli sforzi degli ultras vengono ripagati proprio sul filo di lana dalla squadra che strappa un pareggio su palla inattiva, quasi in concomitanza del triplice fischio del direttore di gara.

Assenti gli ultras del Cenaia: peccato perché è una realtà in crescita che timbra il cartellino anche lontano dalle mura amiche. Posso immaginare che l’assenza sia dovuta al fatto che la partita si sia giocata lontano dalle mura amiche e come forma di protesta si sia deciso per la diserzione. La mia è solamente un’ipotesi, resta la realtà di un’assenza che depotenzia una partita sugli spalti che avrebbe visto come protagoniste due tifoserie e non una sola.

Valerio Poli