Quando giungo alla stazione di Ceprano-Falvaterra i nuvoloni che fino a quel momento hanno solo minacciato pioggia si sciolgono in un fitto e fastidioso temporale. Manca più di un’ora al fischio d’inizio e non so come comportarmi: aspettare che smetta? E se non smettesse? Decido quindi di incamminarmi, ovviamente senza ombrello e in balia degli eventi. Un signore – il classico signore di paese con la Panda 750 – mi si avvicina chiedendomi se sia matto, invitandomi a salire in macchina con lui, che gentilmente si offre di accompagnarmi al campo. Saputo che vengo da Roma, appositamente per il match, scuote la testa confermando l’intuizione originaria, vale a dire quella di aver a che fare con uno squilibrato. Poco male, approfitto della sua gentilezza e in pochi minuti sono all’esterno dello stadio “Armando Vollero”, con uno sprazzo di sereno che all’orizzonte sembra cominciare ad aprirsi. Dall’esterno sento cantare, tanto che mi chiedo se non abbia sbagliato orario; in realtà sono i ragazzi di Ceprano che stanno trascorrendo il loro pre partita tra birra e cori, divertendosi sotto le ultime sfuriate di Giove Pluvio. Superato il cancello d’ingresso e recuperata la pettorina, posso mettere piede sul terreno di gioco del minuto impianto cepranese. Piccolo ma funzionale, aggiungerei. L’unica tribuna adibita a ospitare gli spettatori dispone di una copertura centrale, mentre ai lati prenderanno posizione le due tifoserie organizzate. Nota di merito per la pista d’atletica, che fa sempre le fortune di noi fotografi.

Ceprano conta poco meno di ottomila abitanti, potendo tuttavia vantare una storia discretamente importante grazie alla sua strategica collocazione: posto sul corso della Via Casilina, sin dall’antichità, il centro viene annoverato tra gli eredi storici dell’antica Fregellae, città fondata dagli osci, resa forte dai volsci e successivo teatro di guerra tra romani e sanniti. Come spesso accade, l’importanza topografica di un centro si protrae negli anni, basti pensare che oggigiorno, oltre alla strada consolare di cui sopra, Ceprano dispone di una stazione ferroviaria posta sulla linea Roma-Napoli via Cassino e di un’uscita autostradale posta sull’A1. Il suo territorio comunale è anche attraversato dall’Alta Velocità che congiunge la Capitale al capoluogo partenopeo. Inoltre ci troviamo in una valle circondata da diverse catene montuose (Lepini, Aurunci e Ausoni) e stretta tra due fiumi – Liri e Sacco – che per questa zona del Lazio rappresentano importanti bacini idrografici e che, purtroppo, nel secolo scorso hanno subito un’irreversibile ondata di inquinamento, portando nelle aree circostanti gravi e continui problemi di salute. I due fiumi convogliano proprio a poca distanza dal centro abitato cepranese, andandosi poi a gettare nel Garigliano, che segna il confine regionale con la Campania.

Fatto questo breve ma dovuto excursus storico e geografico, passiamo al pallone e alle sue sfumature. Le due città sono divise da meno di venti chilometri e, sebbene non ci sia affatto rivalità e non si possa parlare di derby, è sempre intrigante vedere l’uno contro l’altro sodalizi della stessa area territoriale. I due club hanno storie e obiettivi totalmente differenti: i padroni di casa sono invischiati nella bagarre per non retrocedere, mentre il Ceccano – con un importante passato in Serie D – cerca ormai da anni di risalire quantomeno in Eccellenza, cosa che in realtà è molto difficile quest’anno, almeno attraverso la regular season, praticamente già vinta dalla Polisportiva Monti Prenestini. Per i rossoblù rimane la Coppa Italia, con la semifinale di ritorno da disputare mercoledì prossimo contro il Borgo Palidoro che potrebbe lanciarli verso la finalissima. Sta di fatto che trovare un match con due tifoserie, a questi livelli e soprattutto nel Lazio, non è affatto cosa scontata, quindi sempre meglio approfittarne. A tenere in mano le redini del tifo locale, da qualche tempo, ci sono i ragazzi dei Casuals Ceprano. Presenti sia in casa che in trasferta, gli ultras gialloneri stanno provando a portare avanti il loro discorso in una realtà tutt’altro che semplice, sia per la contenuta grandezza del paese che per i campionati non certo esaltanti disputati sinora. Quando le due squadre stanno per scendere in campo, gli stessi si si assiepano dietro allo striscione “Solo la maglia”, sventolando un bandierone e cominciando a tifare. Numericamente non sono neanche pochi se si tiene presente delle suddette difficoltà e soprattutto va dato loro atto di dar vita davvero a un’ottima performance: tanta voce, moltissimi battimani, diverse torce accese nell’arco dei novanta minuti e un atteggiamento propositivo nello stare in curva. Chiaramente la difficoltà, in questi casi, è sempre quella di avere continuità nella militanza, quindi mi auguro francamente che questi ragazzi riescano a portare avanti il loro discorso più a lungo possibile. Nel frattempo, però, la sostanza c’è e sicuramente non sfigurano di fronte a una tifoseria di vecchia data come quella ceccanese.

A proposito dei supporter fabraterni: fanno il loro ingresso quanto la sfida è iniziata da qualche minuto, inscenando un breve corteo fino al loro settore, dove sistemano gli striscioni e cominciano a tifare. Sono passati ben nove anni dall’ultima volta che li ho visti all’opera: era l’aprile del 2016, infatti, quando al “Popolla” assistetti al match che li vide vincere il campionato di Terza Categoria contro l’Arpino. All’epoca rimasi molto colpito dalla “sostanza” della Nord, così come dalla sua “ruvidezza”. Una tifoseria senza troppi fronzoli ma con un’ottima base ultras, che negli anni è sempre riuscita ad attingere alla sua tradizione e a trasmettere il senso di appartenenza anche alle nuove generazioni. Cosa tutt’altro che ovvia se si pensa che il capoluogo – e quindi la Serie A e la Serie B – dista appena nove chilometri e il Ceccano negli ultimi vent’anni ha spesso navigato nei fondali del calcio dilettantistico, percorso che avrebbe potuto tranquillamente azzerare qualsiasi velleità di aggregazione curvaiola.

Anche quest’oggi mostreranno tutta la loro solidità in fatto di sostegno canoro, con una prova veramente convincente. Tanta voce e tanto entusiasmo che verranno premiati da una vittoria ottenuta in rimonta, dopo l’iniziale vantaggio cepranese e, dunque, da un’esultanza sfrenata, che a più riprese piega la recinzione. Sebbene i tre punti non siano in grado di colmare seriamente la distanza con la prima della classe, sono senza dubbio una grande spinta morale in vista della Coppa. Delusione, ovviamente, tra i ragazzi di casa, che per almeno quarantacinque minuti avevano creduto nell’impresa. Gli ultras rossoblù restano nel loro settore per diversi minuti, cantando per loro stessi e contro le storiche rivali. Scatto le ultime foto e comincio a preparare il tuto per andarmene, non prima, tuttavia, di aver assistito al corteo “di ritorno” dei fabraterni, che a suon di cori raggiungono i loro mezzi riprendendo la strada di casa. Si sta facendo sera e il sole ha lasciato spazio a un cielo rossastro, che in prossimità delle montagne tende al viola. Arrivo alla stazione, trovando il mio treno in ritardo, tanto per cambiare. L’ultima “fatica” quotidiana è quella di addormentarsi sul convoglio, risvegliandomi direttamente dopo un’ora e mezza a Termini. Che storicamente rappresenta il punto finale alla maggior parte delle partite e delle storie a loro connesse!

Testo Simone Meloni

Foto Imma Borrelli