Per fortuna c’è la C. Per fortuna ci sono tifoserie come Cesena e Ancona. Perché in quello che si profila come il mese più triste della storia calcistica, ci sono comunque motivi per sorridere: e guarda caso, vengono sempre dalle serie “minori”. Minori per modo di dire: perché a volte, su questi campi, ci si imbatte in partite d’alto livello. Meglio che ai piani alti: per cornice, rivalità e battaglia sul campo.

Prendi Cesena e Ancona: trionfo della romagnolità la prima, cuore pulsante delle Marche la seconda. Due mondi opposti, uniti vagamente dalla Costa Adriatica, ma in fondo neanche troppo; e sì, se non si fosse ancora capito, acerrime rivali.

Al Manuzzi c’è la cornice dei grandi eventi: più di diecimila spettatori, di cui almeno mille e cinquecento da Ancona. I marchigiani sono tanti e colorati, di quei colori bianco-rossi che sfoggiano mentre intonano “Gente di Mare”. Dall’altra si risponde con “Romagna Mia”, e l’immancabile “Romagna Capitale”. Tutto il repertorio di Casadei, giusto per ribadire il concetto, giusto per ribadire l’identità.

Nella curva ospite le pezze di tifoserie amiche abbondano: c’è il Genoa, e pure una rappresentanza del Borussia Dortmund. Dall’altra parte gli eterni amici del Saint-Etienne, più il Mantova. Insomma: una partita dai tratti internazionali. 

Il repertorio è puro trionfo della scuola italiana, con tanto colore, battimani e partecipazione davvero notevole. La festa poi diventa esclusiva di parte ospite: dopo il pareggio del primo tempo, l’Ancona passa avanti e non si fa riprendere più.

Per la capolista Cesena un passo falso che costa la prima posizione, per l’Ancona una vittoria d’oro, che permette di arrivare a meno uno dai bianconeri: insomma, va bene il Qatar. Ma la vera festa è qui. 

Dio benedica la C.

Testo e Foto di Stefano Brunetti