Finita la sosta natalizia, il Cesena riprende la corsa verso la serie C sconfiggendo un ostico Avezzano sul terreno amico del Manuzzi.

I fantasmi della vigilia, a livello tecnico, si manifestano durante la prima mezz’ora di gioco, quando un Cesena apparentemente ancora in fase di digestione fatica ad avere la meglio nei confronti di un Avezzano coriaceo e ben disposto in campo.

Addirittura, sono gli ospiti a passare in vantaggio al 10° minuto, per la gioia della ventina (o poco meno) di sostenitori marsicani al seguito.

E sono ancora i biancoverdi, poco più tardi, a sfiorare addirittura il raddoppio, con l’estremo difensore romagnolo Agliardi che compie un autentico miracolo.

I bianconeri di Beppe Angelini accusano il colpo e provano a riorganizzarsi.

E così, finalmente, nell’ultimo quarto d’ora di gioco della prima frazione viene fuori la squadra che tutti stavano aspettando.

Quella stessa squadra che, prima della sosta natalizia, era riuscita a far esaltare i propri tifosi con prestazioni avvincenti, in casa ed in trasferta.

Ricciardo prima, al 43° minuto di gioco e poi Alessandro, al 46° su rigore, rimettono in carreggiata il Cesena e spezzano i sogni di gloria dei biancoverdi marsicani.

Del resto, in questo momento non è facile riuscire a prevalere sul campo di un Cesena che, oltre ad essersi rinforzato dal punto di vista della qualità e della sostanza tecnica, ha comunque e sempre giocato in dodici, potendo contare sull’apporto di una tifoseria che, in questo girone, non ha eguali.

Ed anche stavolta, la Curva Mare non delude le aspettative, presentandosi al cospetto del nuovo anno con il piglio giusto, sostenendo incessantemente la propria squadra e spronandola, soprattutto nella prima mezz’ora di gioco, quando le gambe dei bianconeri appaiono ancora appesantite.

Nell’intervallo tra il primo ed il secondo tempo, la società di casa consegna il premio “Leggende Bianconere” ad uno dei giocatori storici del Cesena, Gianpiero Ceccarelli, autentica bandiera del cavalluccio, che con le sue 591 presenze in maglia bianconera tra campionato, Coppa Italia e Coppa Uefa (due), ha scritto numerose pagine di storia del Cavalluccio, attraversando da protagonista vent’anni di storia del club romagnolo, dal 1967 al 1985.

Questo riconoscimento al “Cecca” da parte della nuova società, celebra soprattutto la fedeltà e l’attaccamento dell’uomo, ancorchè del giocatore, da sempre e per sempre fedele alla maglia bianconera romagnola.

Una bella iniziativa che certamente andrà ripetuta, per rinsaldare e, in qualche caso, riallacciare, il filo che lega il presente del Cavalluccio al suo passato di “nobile decaduta” del calcio di provincia.

Nella ripresa, la squadra di casa torna in campo con il chiaro intento di archiviare definitivamente la pratica Avezzano.

Per fare ciò, i ragazzi di Beppe Angelini badano soprattutto a controllare il gioco, non disdegnando improvvise sortite in area avversaria, che si concretizzano al 23° del secondo tempo con Alessandro, che mette a segno il terzo goal e, contemporaneamente,  manda a referto la sua personale doppietta.

A quel punto, i sostenitori bianconeri possono finalmente rilassarsi e cominciare a divertirsi con cori goliardici e sventolio di bandiere, fino al triplice fischio del direttore di gara, quando salutano e ringraziano la propria squadra con una imponente sciarpata e un classico “Romagna mia” a fare da colonna sonora.

Capitolo ospiti.

Non erano pochi i timori della vigilia, in quanto all’ordine pubblico, visti i precedenti tra le due tifoserie in occasione della gara disputata alla prima giornata in terra abruzzese.

In quella occasione si erano registrati numerosi episodi di contatto tra le due tifoserie, sia prima che dopo la partita.

Ed anche durante lo svolgimento, non erano mancati i momenti di tensione, culminati addirittura con un’invasione di campo e relativo tentativo di scontro tra le fazioni.

Le conseguenze per le due tifoserie erano state pesanti, con numerose diffide da entrambe le parti e, addirittura, con alcuni arresti in “flagranza differita”.

Facile perciò immaginare quanto la tifoseria avezzanese, non certo numerosa, possa essere stata decimata da quei provvedimenti e la dimostrazione la si è avuta oggi.

Di fatto, in occasione di quella che per loro sarebbe dovuta essere la trasferta più importante dell’anno, hanno presenziato meno di venti unità, inclusi alcuni gemellati fermani.

Giustificabile, senza dubbio, l’esiguo numero di sostenitori marsicani al Manuzzi e certamente da rispettare coloro che, malgrado tutto, si sono messi in viaggio, pur consapevoli dei rischi di una presenza tanto esigua.

Rimane comunque il fatto che, almeno in termini di presenza, avrebbero potuto fare di più, se non altro in virtù del guanto di sfida che avevano lanciato alla tifoseria romagnola in occasione della partita disputata in quel di Avezzano.

Come sempre, la colpa – se di colpa vogliamo parlare – è soltanto di chi ha preferito restarsene a casa.

A livello di tifo, i sostenitori avezzanesi presenti si impegnano per fare del loro meglio.

Facile intuire che in meno di venti ci siano poche possibilità di riuscire a farsi sentire ma loro ci provano lo stesso e non posso che confermarlo, avendoli visti costantemente in movimento dal primo al novantesimo.

Non mancano i battibecchi e le attenzioni rivolte all’indirizzo dei tifosi di casa, in particolare nei confronti del gruppo di sostenitori romagnoli posizionato nella parte bassa dei distinti che, a sua volta, si era distinto per il supporto offerto alla squadra bianconera, soprattutto durante il primo tempo.

Giangiuseppe Gassi