Cesena-Fano, ossia una di quelle partite in cui l’incredibile diventa reale.

Con i granata fanesi, che dai bassifondi della classifica e con un futuro tanto incerto quanto avaro di soddisfazioni, si tolgono lo sfizio di andare a vincere per quattro reti a zero su uno dei campi più prestigiosi della categoria. Quello stadio Manuzzi che, solo pochi anni fa, nemmeno le grandi del calcio italiano erano mai riuscite a sbancarlo con un risultato così ampio e clamoroso.

Eppure, il calcio è anche questo.

Dalle stalle alle stelle, in soli novanta minuti.

Ed il Fano porta a casa un risultato che rimarrà nella storia. La pattuglia granata giunge in riva al Savio di sabato sera, accompagnata da circa centocinquanta fedelissimi che, malgrado la disperata situazione in classifica, continuano imperterriti a seguire la loro amata Alma.

Panthers’77 e Ultras Fano rendono onore alla loro storia ed alla loro città. Una tifoseria, quella granata, che se mai ce ne fosse stato bisogno dimostra ancora una volta di meritare un giro ai piani superiori del calcio italiano. Magari, con un’altra società alle spalle, questo sogno potrebbe anche diventare realtà.

Superfluo sottolineare come, visto l’andamento della partita, il loro tifo sia continuo ed incessante per tutto l’arco dei novanta minuti di gioco. Massimo rispetto per loro, che non hanno mai lasciato sola la loro squadra, nemmeno quando erano in quinta serie e lottavano per mantenere la categoria e sopravvivere nel calcio.

Ma non si vive di solo tifo, nemmeno a Fano. E così, ecco che tra un coro ed un battimani i sostenitori granata non gliela mandano di certo a dire al manipolo di giovanotti locali posizionato nella parte bassa dei Distinti, che a loro volta ricambiano i saluti.

Discorso a parte per la Curva Mare, che questa sera parte in sordina, accusa il colpo dopo i primi tre goal messi a segno dagli ospiti e, dopo aver preso coscienza di come sarebbe andata a finire e che non sempre i miracoli che si vedono nei film avvengono anche nella vita reale, decidono di buttarla sull’orgoglio e scendere in campo loro, divenendo i veri protagonisti fino al fischio finale dell’arbitro.

È così che, dopo la terza rete del Fano, scende in campo la fierezza di appartenenza alla Romagna. Da questo momento in poi è tutto un susseguirsi di cori e battimani come non se ne sentivano da tempo, come se non ci fosse un domani.

E dopo il goal del quattro a zero, si canta ancora più forte, ancora più a squarciagola. Il Romagna mia finale, con relativa sciarpata, è letteralmente da brividi. Un tifo davvero commovente, un vero atto d’amore nei confronti della propria terra e della squadra di calcio che più di ogni altra la rappresenta.

Giangiuseppe Gassi