Non finirò mai di domandarmi perché.

Perché Cesena – Piacenza, gara valida per gli ottavi di finale della Coppa Italia di serie C, si giochi di Mercoledì 27 Novembre 2019, con inizio alle 17:30.

Ossia in un orario comodo solo per pensionati, disoccupati e studenti.

Perché costringere chi lavora a fare acrobazie per poter essere allo stadio oppure, come sarà successo a tanti, a dover rinunciare ad assistere a questa partita.

Perché, invece, non programmarla con inizio alle 20:30, come sarebbe stato più logico fare, permettendo così a qualche migliaio in più di sostenitori bianconeri di passare una serata diversa dal solito, sugli spalti del Dino Manuzzi, al fianco della propria squadra del cuore, sostenendo i propri colori assieme ad amici e famigliari.

Il perché, rimarrà per sempre un mistero.

E non ci vengano a dire che lo si è fatto per far risparmiare sui costi, visto che tre settori dello stadio su quattro erano aperti al pubblico, così come l’impianto di illuminazione, in funzione come se si giocasse in notturna.

Allo stesso modo, non saranno certo quelle tre ore in più di riposo per i giocatori che incideranno sulle prestazioni della domenica successiva.

Ma tant’è che va così.

Ed allora, ben venga il libero sfogo della Curva Mare che, goliardicamente, fa rimbombare per tutto lo stadio un “Siamo tutti disoccupati!”. Prontamente applaudito dal resto dello stadio.

Soprattutto dalla ventina di sostenitori del Piacenza, presenti in Curva Ferrovia, costretti ancor più dei locali ad inventarsi scuse per assentarsi dal lavoro. Per assistere ad una partita che non finisce mai, con le due squadre inchiodate sull’uno a uno fino al novantesimo e relativa appendice di due tempi supplementari e, infine, addirittura i calci di rigore.

Manco si trattasse della finale di Champions League.

Un suggerimento alla Lega di serie C, per il futuro: il calcio è della gente, quella vera, soprattutto in queste categorie. Perciò, la prossima volta, per rendere più appetibile ed apprezzabile una competizione come la Coppa Italia di categoria, fate giocare le partite in orari accessibili a tutti e con formule più snelle (ad esempio, novanta minuti più eventuali rigori), in modo da non costringere squadre e tifosi ad uscire dallo stadio a mezzanotte. Vedrete che saranno tutti più contenti.

Perché il calcio, bisogna ripeterlo, soprattutto in serie C, è della gente. Quella vera, che va allo stadio e riempie gli spalti.

Giangiuseppe Gassi