E fu così che, in una tiepida serata di Ottobre, i gruppi ultras della Curva Mare tornarono a sostenere a gran voce i loro colori.
Se fosse un racconto, potrebbe concludersi così, questo Cesena – Pontedera, giocato di Martedì sera, prima partita con la presenza del vero tifo di casa, dopo un anno ed otto mesi di attesa.
Ed in effetti i veri protagonisti di questa serata sono loro, i ragazzi della Curva Mare, forse, anzi quasi sicuramente, più dei giocatori impegnati sul terreno di gioco.
Gli occhi dei presenti allo stadio Manuzzi sono tutti puntati su di loro, che nelle ultime settimane erano stati attesi, invocati e spesso anche criticati per questa loro assenza, per la scelta di restare coerenti ad una decisione presa in Agosto e che i più, tra i tifosi “comuni” del Cavalluccio, facevano fatica a capire e digerire.
E difatti, senza di loro, senza il vero tifo organizzato, le partite del Cesena non sono mai state le stesse, nemmeno col ritorno del pubblico ad affollare gli spalti, seppure limitatamente al cinquanta per cento della capienza (ma ce n’erano meno, decisamente di meno).
Insomma, dicevamo, l’attesa era tanta, gli occhi e le orecchie di tutti gli altri sostenitori bianconeri erano puntati sul settore caldo del tifo locale e, forse, anche la loro emozione nel poter tornare a calcare quei gradoni è stata tanta.
Un altro tassello di normalità che, finalmente, torna al suo posto.
Mi domando se, quei ragazzi, appena entrati in curva, al cospetto del rettangolo verde e degli spalti tutt’intorno abbiano, anche solo per un istante, avuto paura di non essere all’altezza delle attese, di deludere le aspettative di chi ne attendeva il ritorno dopo averlo a lungo atteso.
Ma forse no, visto che, in fondo, i gruppi ultras, durante tutte queste prime settimane di campionato, hanno dimostrato ampiamente di essere poco interessati a compiacere ed accontentare chi ultras non è.
Ad ogni modo sono lì, finalmente al loro posto, striscioni in bella mostra e bandiere al vento.
Ci sono tutti i gruppi, quelli di Cesena città, ma anche quelli provenienti dai quattro angoli della Romagna, da Forlì come da Bellaria, da Imola come da Misano e Riccione o dall’Appennino.
Anzi, proprio il fatto di giocare di Martedì sera alle ventuno avrà di certo limitato l’affluenza di tutti quei sostenitori bianconeri residenti nelle province limitrofe che, storicamente, rappresentano una fetta consistente di pubblico in occasione delle gare interne dei bianconeri.
Poco prima dell’inizio, con l’ingresso delle squadre sul terreno di gioco, comincia lo show del tifo, fatto di colore, calore e di tanti cori a sostegno dei ragazzi di mister Viali.
Dal tradizionale inno ad inizio partita si passa poi al repertorio classico del tifo romagnolo, quella colonna sonora che accompagna costantemente le azioni dei ventidue giocatori in campo.
Insomma, un buon primo tempo, a livello di tifo, che non delude le aspettative e che fa il pari con quanto espresso in campo dall’undici bianconero.
La ripresa, invece, è un po’ sotto tono, forse a causa del gioco espresso sul campo, che stenta a decollare, o del risultato che appare ormai acquisito da parte del Cesena. O forse, più semplicemente, perché dopo un anno ed otto mesi di silenziosa e paziente attesa, le corde vocali non sono più così allenate com’erano prima della pandemia e, perciò, un po’ di rodaggio ci vuole. Un po’ come chiedere ad un velocista che è rimasto fermo per tutti questi mesi di tornare a fare gli stessi tempi già al primo allenamento.
Personalmente, sono certo che il volume dei cori della Curva si alzerà sempre di più, partita dopo partita.
Degli ospiti c’è poco da dire, sono solo in sette, con un vessillo.
Giangiuseppe Gassi




















