È un’annata strana a Cesena. La piazza, nella sua dimensione di realtà di provincia, ha sempre avuto un approccio alla squadra come atto di fede acritica, da certi punti di vista. Un dogma come in qualsiasi altra religione in cui si crede non per dei motivi razionali, altrimenti non sarebbe fede ma scienza. Eppure quest’anno c’è qualcosa che non collima. Beninteso, come sempre la risposta è stata ottima in sede di campagna abbonamenti, con oltre seimila tessere sottoscritte dopo un’annata che dire deludente è dire poco. Per carità, Modena e Reggiana erano due schiacciasassi a cui era impossibile tenere il passo, però uscire in quel modo dai playoff ha fatto male. Tanto male.

Poi per fortuna è arrivata l’estate, quella sorta di raggio di luce nella vita dei fedeli che lenisce le ferite e porta con sé la speranza di una rinascita. E in effetti l’operato della società è stato anche buono in fase di allestimento del nuovo organico, anche se sotto pelle è affiorata qua e là qualche vecchia cicatrice, fuor di metafora riconducibile a un paio di innesti dirigenziali fra ex del Cavalluccio non proprio graditissimi alla tifoseria. Non è che essere famosi calciatori passati per le file bianconere dia in automatico una patente di “cesenaticità” indiscussa. In tal senso e a posteriori, nei giorni successivi a questa gara di campionato, è scoppiata un’ennesima querelle in merito al vociferato arrivo come preparatore dei portieri di Scalabrelli, altro ex su cui questa volta la Curva Mare, dopo aver più o meno digerito, anche se non proprio facilmente, il ritorno di Sebastiano Rossi e del “Condor” Agostini, ha posto il veto assoluto. All’ex estremo difensore bianconero, i tifosi attribuiscono tutte le colpe per l’amara retrocessione del 1999-2000 e nel caso specifico parlano di colpe non tecniche ma di sospetti sulla sua condotta morale, da qui appunto la presa di posizione netta palesatasi, nei giorni successivi, anche con un ulteriore striscione fuori dal settore.

Con le polemiche spesso è il campo la miglior medicina possibile, ma questa volta nemmeno il campo è stato prodigo di risposte, con una squadra che nonostante l’ottimo parco giocatori ha fin qui palesato più di qualche difficoltà. Venendo comunque alla più stretta attualità, nella partita con la Recanatese, la tifoseria ha deciso di rispondere nell’unico modo possibile, ossia facendosi trovare al proprio posto e sostenendo a gran voce le maglie bianconere dall’inizio alla fine, nella speranza che remando tutti nella stessa direzione, si possano ottenere quei risultati tanto sperati quanto attesi. Inequivocabile il primo coro di giornata, “Fuori le palle”, sic et simpliciter come avrebbero detto i latini, a cui fa seguito un più prosaico “Noi vogliamo undici leoni”, quasi a rimarcare che non è una presa di posizione personale contro nessuno, ma è il momento di tirare fuori gli attributi e basta.

Come in tanti altri posti dove è passato, lasciando traccia e memorie, anche a Cesena viene ricordato, a pochi giorni dalla sua scomparsa, mister Bruno “Maciste” Bolchi che in Romagna firmò una indimenticabile promozione in Serie A nel 1987. Striscione in Curva ma anche nei Distinti e minuto di silenzio osservato in rispettosissimo silenzio, poi rotto alla fine da un sentito e caloroso applauso.

I dati ufficiali diffusi dalla società parlano di 7.014 spettatori presenti ma oltre ai certi 962 paganti, a occhio è abbastanza evidente che non tutti i 6.052 abbonati siano presenti. Anche la stessa Curva Mare, rispetto alle ultime uscite, presenta qualche vuoto più del solito, specie nella parte bassa del settore. A prescindere dai numeri però, che lasciano sempre il tempo che trovano, bisogna dire che la prova di tifo è senza dubbio positiva. Ben più che positiva, anche se a parte qualche picco nei cori secchi o in quelli ripetuti, la potenza non sarà clamorosa, ma resta comunque una prova al di sopra della media del girone, a riprova ulteriore di quanto le stia stretta questa Lega Pro.

Coreografia iniziale con tanti bandieroni fra i quali spiccano sicuramente quelli delle WSB con Ranxerox al centro, il personaggio dei fumetti nato dalla genialità di Stefano Tamburini e Tanino Liberatore. Il colore pur scemando leggermente, resterà comunque molto corposo e presente per tutto il resto della gara, venendo ulteriormente irrobustito in occasione di una sciarpata. Tante le manate, buona la continuità, in questa gara mi ha colpito anche una maggiore ricerca sull’originalità dei cori, alcuni dei quali si sono decisamente discostati rispetto al solito copione.

Il classico buon quarto d’ora iniziale alimentato dall’entusiasmo per l’inizio della gara, è stato poi protratto positivamente grazie alle marcature di Steven Shpendi su rigore al sedicesimo e di King Udoh sei minuti più tardi. Un primo tempo più pragmatico del solito in campo, praticamente giocato sul velluto in Curva, dove la tifoseria si è disimpegnata in maniera davvero egregia. C’ha messo un po’ a ricarburare poi nel secondo tempo, ma tutto sommato poi il livello s’è subito fatto altrettanto degno, chiudendo poi con mestiere la gara, alternando battimani per rifiatare e cori a ripetere per ricompattare i ranghi. La loro vittoria insomma, se la sono sudata e meritata tutta. Meriterebbero anche continuità di risultati e una risposta di gran carattere da parte della squadra, magari già a partire dalla prossima trasferta in casa dell’attuale capolista Siena, per rilanciare seriamente la propria sfida al campionato che fare bene sulla carta o in estate non serve poi a molto.

In calce, merita menzione la piccola rappresentativa giunta da Recanati. Poco più di dieci persone, nulla a che fare con i vecchi gruppi ultras visto che gli stessi hanno preso la via dello scioglimento, dopo un’iniziale sospensione, a seguito dei fatti e delle diffide di Montegiorgio. In realtà piccole come queste, una serie di diffide di tale portata e durata, finisce inevitabilmente per compromettere la sopravvivenza del suo movimento ultras. Vedere però che un gruppo di ragazzi decide ugualmente di mettersi in viaggio e farsi carico di sostenere la propria squadra, è segno almeno che non tutto il lavoro fatto in precedenza è andato sprecato, e che forse qualche seme può ancora germogliare.

Al di là delle speranze future, inevitabili in un mondo come quello ultras che vive e vegeta proprio sulla continuità storica e sul ricambio generazionale, la decina di recanatesi si compatta e resta vicina per tutta la gara. Sventolano da subito e continuamente un bandierone giallorosso ma ci mettono un bel po’ per alzare i primi cori. Una volta avviatisi trovano una buona continuità e ci provano a farsi sentire, anche se onestamente è impossibile per la soverchiante superiorità numerica dei padroni di casa. Sul 2-0 per il Cesena hanno una sorta di impennata di orgoglio e si intestardiscono a tifare ancora più forte, metaforicamente parlando, perché comunque resta difficile sentirli. Calano sul lungo periodo ma non mi sento di addebitar loro nulla. Hanno fatto la propria parte fino in fondo e tanto basta. Dovrebbero ora mettere impegno, continuità e fare un lavoro di proselitismo enorme per cercare di rialzare le sorti di una tifoseria che, ai tempi di Irriducibili, Commandos e Vecchia Maniera, era una signora tifoseria proporzionalmente alla sua realtà territoriale, al bacino di utenza e alla tradizione calcistica della squadra leopardiana che, a parte qualche exploit in Serie C fra cui quello attuale, ha per lo più militato in categorie dilettantistiche. Di strada ce n’è tanta, non resta che scegliere se percorrerla o meno.

Matteo Falcone