Fra tutti gli incroci possibili sull’asse emiliano-romagnolo, forse quello fra Cesena e Reggiana è uno di quelli con il minore tasso di animosità. A rialzare vertiginosamente il livello della contesa però, ci ha pensato quest’anno la sfida al vertice della classifica del girone B di Serie C. È praticamente dall’inizio della stagione che i granata battono il ritmo e il Cesena, partito dichiaratamente con velleità di promozione, cerca di tenerne il passo con alterne fortune. Forse i bianconeri pagano dazio soprattutto per una partenza a dir poco incerta, da cui poi sono riusciti bene o male a riaversi fino alla recente sconfitta della Reggiana in quel di Ancona, che ha riportato i punti di distacco a quattro e riacceso gli animi dei ragazzi allenati da Mimmo Toscano. Ora o mai più, nulla di meglio che una gara fra le mura amiche, davanti al proprio pubblico per sferrare l’attacco decisivo alla capolista. Nulla da regalare invece per gli ospiti che devono e possono approcciare questa gara con l’intento di respingere o addirittura annichilire ogni speranza avversaria. Quantomeno dal punto di vista psicologico, considerando che mancano ancora undici giornate e può praticamente succedere ancora di tutto.
Quando si incontrano le prime due squadre in classifica, la partita non può che avere lunga gestazione, estese interferenze e aspettative molto alte. Il che può essere un male ma anche un bene. Dipende sempre da alcune variabili (emotive per lo più) non facilmente controllabili. Dal punto di vista numerico, la risposta è non positiva ma clamorosa. Sono ben 17.130 gli spettatori presenti, inclusi i 2.715 biglietti venduti a Reggio Emilia. Esclusa la parte bassa del settore ospiti e una zona cuscinetto nei distinti, non c’è più letteralmente un solo posto vuoto. Un bell’exploit che polverizza i 14 mila del derby con il Rimini, numeri che, a memoria, non si registravano dai tempi dell’ultima Serie A. Anche se, a maggior riprova del valore di questa piazza, c’è da dire che la presenza in tutto il campionato è stata sempre altrettanto importante, con quasi 9 mila spettatori di media. In tutti e tre i gironi di terza serie (fonte stadiapostcards.com, sempre sia lodata!) non c’è nulla di nemmeno lontanamente paragonabile. Catanzaro e Pescara con 12 mila circa e Vicenza con 10 mila sono le uniche ad aver fatto registrare doppia cifra nelle loro punte massime, ma nessuno si avvicina alla media dei romagnoli (7 mila circa per Catanzaro e Vicenza, 4 mila circa per Pescara). La maggior parte delle compagini dei tre gironi si ferma alla metà della metà mentre ben 33 squadre fra queste, non sono riuscite ad arrivare alla cifra odierna nemmeno totalizzando tutte le presenze dall’inizio del campionato ad oggi. Cosa si può fare se non alzarsi in piedi e tributare una sacrosanta standing ovation a questa tifoseria? Cosa si dovrebbe fare se non attribuire la promozione in B per diritto divino a questa piazza, che da sempre inanella numeri pazzeschi a sostegno del cavalluccio marino?
Però purtroppo il calcio ha regole un po’ più complicate, che prevedono l’incrocio e il confronto con gli avversari e l’operazione che ne consegue non è una semplice somma algebrica. Quelli odierni nella fattispecie, sempre a proposito di diritti vantati nei confronti degli dei del pallone, con i quali sono in credito di un campionato clamorosamente perso l’anno scorso, sono oltretutto una di quelle tifoserie di altrettanto consolidata tradizione. Restano forse indietro nei numeri ma hanno sempre offerto qualità e abnegazione per la propria causa, tra l’altro dovendo subire l’ingombrante convivenza nel proprio stadio con il Sassuolo. Se la Mapei ha però potuto comprare con il proprio denaro l’ex Stadio Città del Tricolore, la colonizzazione calcistica s’è fermata là e la passione di Reggio Emilia per i propri colori non ha mai ceduto alle lusinghe neroverdi o della Serie A. Che però qualche fastidio lo creano, qualche ostacolo nella crescita calcistica della storica compagine cittadina lo pongono lo stesso.
Prima ancora che in campo sia tempo di aprire le danze, sugli spalti già cominciano a volare offese, petardi, ad alzarsi cori per arrotare le ugole. Si preannuncia una serata calda, lo confermano padroni di casa e ospiti che offrono anzitempo una bella sciarpata ciascuno. Non si è ancora cominciato a fare sul serio e i primi numeri del repertorio sono già ampiamente fuori concorso rispetto agli standard di categoria. Nel mentre di queste sciarpate, in Curva Mare si vedono cartoncini metallizzati alzarsi assieme alle sciarpe, annunciando una coreografia di prossima realizzazione.
Sia sulla balaustra della Curva che in quella dei Distinti appaiono due striscioni molto lunghi: “Questo è il cielo di Romagna, questo è il popolo che hai fatto innamorare”, che nella Mare trova il suo corrispettivo in “Uniti non avremo ostacoli… siamo qui per sostenerti… Combatti senza paura!”. Che gli striscioni vadano considerati nel loro insieme, a comporre un’unica idea, lo confermano gli stessi cartoncini metallizzati che cominciano a far capolino anche nel settore casa del Coordinamento Club, e mentre i calciatori fanno il loro ingresso sul terreno di gioco, vanno finalmente a comporre un lungo ed unico tappeto color argento. Meno fitto nei Distinti, più uniforme in Curva, soprattutto nella parte superiore, ma con un po’ troppi buchi, parzialmente compensati da un paio di torce che lampeggiano o illuminano da sotto la coltre di cartoncini, creando una persistente nebbiolina che aleggerà nell’aria per tutti i primi minuti. Più bella dal vivo che in foto, grazie alla dinamicità che i riflessi della luce offrono sulla superficie lucida dei cartoncini, però complessivamente non quella che si direbbe una coreografia perfettamente riuscita.
Molto più basso il livello di difficolta per i reggiani ma positivo l’impatto scenico: viene in pratica aperto un grosso bandierone copricurva granata con la scritta “Reggio Emilia”, in mezzo al quale spicca lo stemma della città. Nel primo anello del settore, come per tutto il resto della gara, sventolano una serie di bandieroni, mentre sotto il copricurva si intravedono e poi vengono a galla una serie di torce rosse. Anche il tifo vocale non ha poi tanti fronzoli, all’inizio si alza un solo coro, “Segna per noi, vogliamo vincere…”, tenuto ossessivamente in alto per quasi venti minuti. Potente e coinvolgente quando nasce ma che poi va gradatamente a scemare. La fase di stanca centrale è seguita dall’apoteosi verso la prima frazione, esattamente al 40esimo quando Nardi rompe gli equilibri portando in vantaggio gli ospiti. Tanti battimani, tanti anche i cori offensivi, fra i quali l’onnipresente “Romagna mia” in versione storpiata. Da segnalare, peraltro, la presenza di pezze vicentine sulla balaustra degli ultras emiliani.
Difficile riuscire a dare un riscontro totalmente affidabile della tifoseria di casa quando, come in questo caso, la stessa ha di fronte un settore stracolmo e partecipe. La tribuna stampa è molto più vicina alla Curva Ferrovia e quindi si finisce inevitabilmente per sentir di più il tifo ospite e, magari anche inconsapevolmente, a esserne condizionati in negativo. È innegabile che quando la Curva Mare riesce a tifare compatta, l’onda sonora irrompa prepotentemente anche dalla parte opposta, ma esaurito l’abbrivio iniziale e alcuni momenti di particolare trasporto, ciò non avviene così spesso. C’è un forte scollamento fra la parte superiore e inferiore del settore, che partecipa molto poco e solo a sprazzi al tifo instancabile e continuo dello zoccolo duro al centro, in alto.
Devo poi candidamente ammettere che non sono un grande amante dei Casual né per stile né per scelte logistiche perché, da osservatore neutrale, al netto dei sacrosanti motivi personali di ognuno che non posso mettere in discussione, mi lasciano sempre un po’ perplesso le tifoserie divise in diversi settori. Però stasera, rispetto ad altre gare in cui sinceramente nemmeno mi ero accorto della loro presenza, mi hanno letteralmente sbalordito. Vertiginosa la crescita numerica del loro gruppo e anche il tifo è molto più partecipato e vivo del passato. È un trend positivo che si conferma dopo l’altra buona performance sfoderata contro il Rimini e che verosimilmente può protrarsi ancora oltre, considerati i valori quantitativi e qualitativi visti.
Nel secondo tempo i cesenati affiggono in balaustra uno striscione per Marco Pantani, a pochi giorni dal diciannovesimo anniversario della sua scomparsa. Figlio verace della Romagna, Pantani era tifosissimo dei bianconeri e a sua volta il tifo bianconero non l’ha mai dimenticato, rivolgendogli come ogni anno un pensiero e un commosso saluto. Sempre in tema di striscioni, in seconda battuta, ne viene aperto un altro per irridere i dirimpettai. A tinte neroverdi, “TQ Sasol” fa leva ancora una volta sulla conflittuale convivenza che Reggio deve sopportare con il calcisticamente più altolocato Sassuolo.
In termini di continuità, potenza e colore, incentivato dal sempiterno sventolio di bandieroni, Cesena segna una buona seconda frazione, in parallelo e in appoggio alla squadra in campo che si butta a capofitto alla ricerca del pareggio che però tarda ad arrivare. Non mancano le emozioni rispetto ai primi quarantacinque minuti, che erano sembrati molto più tattici, ma la Reggiana riesce a controllare tutto sommato bene e addirittura ad affondare sul finale. Con i padroni di casa sbilanciati alla spasmodica ricerca del pareggio, il neoentrato Varela sfugge sul filo del fuorigioco e insacca alle spalle di Lewis.
È ovviamente l’apoteosi per Reggio, è toccare i sogni con mano e se fin qui il tifo era stato sì buono ma rispetto alla prima frazione aveva sofferto un po’ di più i patemi del campo, con l’inesorabile scorrere del tempo prima e con il 2 a 0 dopo, aumenta diametralmente l’apporto e il trasporto. Una bella sciarpata nel corso di questi secondi quarantacinque giri di lancette, bandiere sempre aperte in basso, un po’ di pirotecnica furtiva. Fino all’ulteriore sfoggio di colore finale e all’abbraccio vibrante con la squadra per questa bella impresa, per questa serata a suo modo indimenticabile che, molto probabilmente, è il mattoncino decisivo nella costruzione della tanto agognata promozione in Serie B. Quella Serie B conquistata e mai goduta per il Covid e l’immediata retrocessione.
In pieno recupero, prima del triplice fischio finale, il Cesena riesce in verità ad accorciare le distanze con Mustacchio, anche lui subentrato, ma è oggettivamente troppo tardi per impensierire il coriaceo avversario. Quando l’arbitro sancisce la fine, la tifoseria non ha nulla da rimproverare alla squadra e la accoglie sotto la Curva con una sciarpata. E con incoraggiamenti e applausi in tutti gli altri settori. Se non è dalla porta principale, Cesena continua a credere che anche attraverso quell’infame lotteria che sono i playoff nella loro versione attuale, possano comunque trovare una via per il ritorno all’agognata cadetteria. Restare uniti è il modo per scongiurare la resa.
Testo di Matteo Falcone
Foto di Matteo Falcone, Gilberto Poggi e Simone Meloni.