È ancora troppo presto per definirla partita decisiva di questa stagione e probabilmente decisivi saranno tanti piccoli dettagli, eppure questo confronto fra Cesena e Torres offre parecchi spunti di interesse, ovviamente e per lo più calcistici. Eppure, con buona pace dei sostenitori del “a noi della partita non ce ne frega un caz*o”, inevitabilmente come il pubblico influenza il campo, allo stesso modo gli eventi del campo attraggono o respingono le maree che convergono verso uno stadio.

Oggi è una di quelle grandi occasioni. Ci sono quasi 13.000 spettatori al “Dino Manuzzi” e ha per certi versi del clamoroso la presenza di tifosi della Torres: per le tifoserie isolane, o comunque sottoposte a particolari difficoltà logistiche, siamo portati a indulgere e far valere doppio dei numeri che per altri considereremmo normali; in Romagna invece i sassaresi arrivano in 550, in grande spolvero quantitativo come non li si vedeva da un po’. La Serie B è un sogno nel quale credere e per il quale combattere e in casa della capolista non può che esserci bisogno di tutti. In effetti e com’è logico che sia, certo tipo di gare finiscono per richiamare anche tanti occasionali ma la ricaduta non è negativa come spesso capita, anzi ne viene fuori un buon supporto allo zoccolo duro.

È una trasferta storica, c’è tutta la base del tifo rossoblù, Nuova Guardia in testa oltre a tutta la serie di pezze che sempre animano il loro settore. Un paio di bandieroni sul versante destro del settore, dietro la pezza Old Fans sventolano con buona continuità, tocco di colore irrobustito da un paio di altre più piccole a firma NG. Manca, e sarebbe stata la ciliegina sulla torta dal punto di vista cromatico, una sciarpata, ma c’è così tanta sostanza che la cosa può passare in subordine. Molti cori ripetuti, diversi anche in dialetto, tanti i battimani e non mancano nemmeno gli sfottò contro i rivali storici di Cagliari.

Sold out la Curva Mare che si presenta al calcio d’inizio con una coreografia molto tradizionale composta da cartoncini double-face bianchi e neri, fasce colorate al primo anello, stile “tirantes” argentini e striscione in alto a completare il senso. Tante le bandiere comprese quelle a due aste, copiose le manate, cori partecipati e continui alcuni dei quali riservati agli odiati bolognesi, non mancano nemmeno le classiche sciarpate con in sottofondo gli inni romagnoli per antonomasia cantati a squarciagola dal pubblico.

A fine gara è “Romagna mia” ad accogliere la squadra mentre si aprono ancora una volta al cielo le sciarpe: forse il fattore campo faceva sperare in quella zampata che chiudesse, almeno in termini ideali, la contesa nella rincorsa alla cadetteria, ma la tifoseria sembra comunque contenta e paga per quanto visto. Sembrano molto soddisfatti anche i sassaresi che applaudono lungamente la squadra portatasi sotto la Ferrovia. Il campionato è ancora lungo e per decidere chi potrà staccare il pass per la B saranno, come dicevamo in apertura, decisivi tanti piccoli dettagli che non le singole sfide.

Gilberto Poggi