Chi sono gli ospiti? È questo il coro con cui i sostenitori ascolani si rivolgono alla Curva Mare verso la fine della partita. E non è un caso, visto che sono stati proprio loro, oggi, a farla da padroni tra le mura del Manuzzi, almeno per buona parte del pomeriggio.
Intendiamoci, non che la curva di casa abbia sfigurato al cospetto degli ospiti o che si sia “seduta” in virtù dell’andamento della gara, bruttina, o del risultato che sul 2 a 0 per il Cesena e con gli ospiti in nove uomini sembrava ormai acquisito. Semplicemente, c’è che i sostenitori del Picchio sono stati pressoché perfetti per quasi tutti i novanta minuti di gioco, confermando quel trend positivo della curva sud ascolana che prosegue ormai da diversi anni.
Giungono in Romagna in tanti, da Ascoli e zone limitrofe, e prendono posto inizialmente nel secondo anello della Curva Ferrovia, da dove si mettono subito in mostra con cori secchi e possenti, accompagnati da battimani e braccia alzate che coinvolgono praticamente tutti quelli che si trovano all’interno del loro settore.
Non c’è che dire, la partecipazione al tifo da parte dei sostenitori marchigiani è davvero notevole, poche volte ho visto un simile coinvolgimento. Tutto ciò fa sì che il confronto tra le due curve si svolga praticamente ad armi pari. Almeno fino a quando il direttore di gara non si rende protagonista, in due diversi momenti, delle espulsioni di due giocatori dell’Ascoli che, giustificate o meno, lasciano i bianconeri marchigiani in nove uomini, con buona parte del primo tempo e tutta la ripresa ancora da giocare, accendendo così gli animi di fede ascolana.
Lo scoramento da parte degli ospiti è enorme, soprattutto dopo il secondo goal del Cesena, così che in tanti decidono di abbandonare gli spalti, stando ai vuoti che si cominciano ad intravedere in curva. Il loro tifo ne risente in maniera considerevole, tanto che da quel momento e fino al termine del primo tempo, verranno effettuati sì e no un paio di cori a favore dell’Ascoli. Diversi, invece, quelli rivolti all’indirizzo dell’arbitro. Addirittura, i più indignati tra i sostenitori ascolani si arrampicano in cima alla vetrata che divide gli spalti dal terreno di gioco, dando il via ad un gioco delle parti per cui, nel giro di pochi attimi, si assiste al conseguente ingresso in campo della celere, che si frappone fisicamente tra i contestatori dell’arbitro ed i protagonisti in campo.
Le offese reciproche tra le due curve e la doppietta messa a segno dai padroni di casa, creano tensione anche nei confronti del gruppo “Casual” di casa, posizionato nella parte bassa dei distinti che, da quel momento, “beneficierà” della compagnia di un reparto di Carabinieri in tenuta anti-sommossa tutto per loro, da cui vengono guardati a vista. Che dire, così tante divise tutte insieme, all’interno di uno stadio italiano, non le vedevo da una decina d’anni o poco meno.
Dopo qualche minuto però, l’intervento di funzionari di polizia in borghese riesce a calmare la situazione in breve tempo, tanto che il reparto celere schierato sul terreno di gioco si ritira, così come una buona parte dei Carabinieri che si erano schierati nei distinti. Insomma, come diceva il grande William Shakespeare, molto rumore per nulla.
Si giunge così all’intervallo tra il primo ed il secondo tempo, quando la quasi totalità dei sostenitori ascolani rimasti a seguire la partita decide, evidentemente, che ha senso rimanere lì solo se ci si crede fino in fondo, tutti, i tifosi prima ancora dei giocatori. E per trasmettere la giusta carica ai propri beniamini, decidono di scendere al primo anello e posizionarsi quanto più possibile vicino al terreno di gioco.
Il risultato è di quelli ad effetto. Un muro umano schierato dietro la porta presidiata dall’estremo difensore di casa, Gomis, che di certo si ricorderà a lungo di quei secondi 45 minuti di gioco e dei boati provenienti dalle sue spalle.
Riprende così lo show degli ospiti. Tanti cori, secchi, potenti, veri e propri ruggiti di rabbia. E tanti sono anche i battimani e le braccia levate al cielo, in uno stile che mi ha ricordato molto quello di certe curve greche, serbe o polacche, se mi si concede la licenza.
Infine, dopo aver preso coscienza dei propri mezzi e di ciò che stavano mettendo in scena, giunge quel coro ascolano, sbeffeggiante, rivolto alla curva di casa.
“Chi sono gli ospiti?”.
I padroni di casa, dal canto loro, fanno il proprio dovere così come in altre occasioni. Anche se si percepisce, questo lo noto, un calo di entusiasmo rispetto ad altre uscite casalinghe, soprattutto per quel che riguarda il numero delle presenze in Curva Mare.
Di certo rimane il fatto che quelli che sono in curva, oggi come sempre, tifano e sostengono il Cavalluccio dall’inizio alla fine, senza risparmiarsi e senza evidenti cali di tensione. L’unica cosa che percepisco, lo ripeto, è una flessione in quella grinta e sana cattiveria agonistica che di solito sento provenire da questa parte di stadio. Ma la mia è più che altro una considerazione personale, dettata da sensazioni, visto che il sostegno da parte dei padroni di casa non è mai mancato lungo tutto l’arco dei novanta minuti di gioco. E le immagini parlano per loro.
Il campionato di serie B è ancora lungo e disseminato di ostacoli, equilibrato come sempre ed aperto ad ogni risultato e ribaltamento. L’obiettivo dichiarato del Cesena, ad inizio stagione, era quello di una tranquilla salvezza da raggiungere sia sul campo, sia a livello societario.
Malgrado il buon inizio di campionato, che forse aveva illuso i più, rimane il fatto che la Curva Mare è stata, è e sarà sempre quella spinta in più che consentirà agli undici guidati da Giulio Drago di raggiungere il proprio obiettivo, qualunque esso sia.
Ma per riuscire a farcela, bisogna crederci e lottare, sempre.
Giangiuseppe Gassi.