Al termine di Cesena-Pro Vercelli, dopo aver visto all’opera durante tutti i novanta minuti del match la trentina di sostenitori vercellesi giunti in Romagna al seguito dei “bianchi”, qualcuno potrebbe aver pensato di invocare anche per loro l’antidoping. Seppure in pochi e malgrado avessero di fronte quasi 12.000 sostenitori Romagnoli ed una Curva Mare ancora una volta in gran spolvero, sono riusciti a dare spettacolo, sventolando in continuazione le grandi bandiere che avevano con loro e tifando incessantemente dall’inizio alla fine della partita.

Certo, avrò sentito i loro cori forse due o tre volte, ma soltanto perché il loro numero era esiguo. Per il resto, li ho visti saltare e sbracciarsi senza sosta dal primo all’ultimo minuto di gioco. Così come notevole è stata la prestazione degli sbandieratori vercellesi, che si piazzano direttamente al secondo posto per quanto riguarda le tifoserie ospiti viste all’opera finora al Manuzzi, subito dietro ai baresi giunti in riva al Savio nel corso del girone di andata: solo le loro bandiere hanno avuto un impatto scenico maggiore.

Davvero una gran bella rivelazione i sostenitori della Pro Vercelli, soprattutto se si considera che non sono una di quelle tifoserie tradizionalmente considerate tra le più calde e passionali d’Italia. E ciò, contrariamente a quanto spesso si ripete in giro, la dice lunga sul movimento ultras italiano tutt’altro che morto e che, anzi, riesce ancora ad offrire piacevoli sorprese ogni qualvolta ci sia un gruppo di amici affiatato, pronto a fare quadrato per sostenere la propria squadra del cuore con passione e calore. Ed allora, massimo rispetto per i vercellesi, pochi ma buoni.

Sul fronte opposto, come accennato, una Curva Mare chiamata ancora una volta a sostenere la propria squadra con grinta e determinazione, per confermare la fama del Manuzzi quale arma in più per i giocatori di casa ed ambiente ostile per gli avversari.

Così doveva essere e così sarà anche questa sera, in occasione dell’ennesima sfida giocata all’ombra dei riflettori. Un autentico dodicesimo uomo, la Mare, durante gli arrembaggi alla porta vercellese, quando si erge alle spalle dell’undici romagnolo schierato sul terreno di gioco, per sostenerlo in attacco. Così come sa farsi baluardo di carne, nervi, e ruggiti a tinte bianconere, a difesa della porta di Gomis, incombendo sugli avversari per intimorirli durante le loro ripartenze in contropiede. Ma questa sera, se mai servissero allo scopo, non basterebbero nemmeno l’antico blasone e gli storici sette scudetti conquistati dalla Pro Vercelli durante l’era pioneristica del foot-ball italico, per avere ragione di un Cesena dalla storia più recente ma non meno intensa e gloriosa.

Dopo la prima marcatura messa a segno dai padroni di casa, la Curva Mare riesce infatti ad intuire il momento di difficoltà della propria squadra e spinge sull’acceleratore, sostenendo con ancor più determinazione gli undici di mister Drago. I bianconeri Romagnoli sentono la pressione del match, sì, ma anche il calore del proprio pubblico. E così, superando gli ostacoli emotivi, dovuti ai propri limiti, e quelli tecnici, dovuti ad un avversario sempre ostinato nel tentativo di restare in partita, riescono a mettere a segno anche il secondo goal che porta ad una, relativa, tranquillità tra le fila dei padroni di casa.

Ma le ostilità da parte degli ospiti non sono ancora cessate e la tifoseria di casa, bisogna riconoscerlo, ha il pregio di intuirlo, continuando a sostenere i propri giocatori come se il vantaggio fosse ancora tutto da conquistare. E fa bene, perché la squadra di casa soffre il contropiede ospite che, dopo svariati tentativi, riesce ad accorciare le distanze.

I minuti corrono veloci ed il novantesimo si avvicina. Ma con un ultimo sforzo, giocatori del Cesena e tifosi sembrano fondersi e divenire un tutt’uno, lasciando col fiato sospeso il resto del pubblico. Fino al fischio finale, che sancisce l’ennesimo successo di una squadra che appare tanto bella e concreta tra le mura amiche, quanto instabile ed insicura lontano dal Manuzzi.

Un’ultima nota, infine, per segnalare il pensiero rivolto dalla curva di casa ad un loro amico del gruppo 1988 (ex-Mad Men), così come fanno anche i ragazzi posizionati nella parte bassa dei distinti: anche da parte loro un pensiero verso chi ha condiviso momenti e storie della curva bianconera romagnola.

Testo e video di Giangiuseppe Gassi.
Foto di Giangiuseppe Gassi e Marino Masi.