Proseguendo il mio tour nelle Marche, dopo Ancona – Lucchese di sabato, decido di fare una partita dell’Eccellenza marchigiana, nello specifico quella tra Chiesanuova e Jesina. Avevo già seguito il Chiesanuova lo scorso anno, nella partita promozione contro i Portuali Ancona (scherzi del destino il campo neutro fu proprio Jesi), gara grazie alla quale la piccola realtà della provincia di Macerata, più precisamente frazione del comune di Treia, oggi è al suo primo anno assoluto nella massima categoria regionale.

Ero molto curioso di vedere il Chiesanuova nel proprio stadio, perché nella piccola frazione di appena ottocento abitanti sta nascendo qualcosa di positivo anche a livello di tifo, ovviamente non parliamo di grossi numeri o di ultras ortodossi con la linea di pensiero delle grandi piazze, però la tifoseria nata da poco è abbastanza calda e rumorosa e dice la sua nel piccolo impianto comunale intitolato alla memoria di “Sandro Ultimi”. Purtroppo però la questura ci ha messo lo zampino ed ha deciso lo spostamento della partita temendo un maggior afflusso di tifosi, specie ospiti, per cui la sfida si gioca allo stadio “Soverchia” di San Severino Marche, a venticinque chilometri da Chiesanuova. Pur non essendo stato mai in questo stadio, mi dispiace comunque non si giochi nella sede originaria, perché un conto è giocare nel proprio stadio, davanti alla propria comunità ed un altro è spostarsi, per di più inutilmente date le presenze. Non capisco come le questure non siano in grado di controllare (?) circa tre/quattrocento tifosi, di cui una settantina ospiti, creando problemi, in termini logistici ed economici, a piccole società che con grande passione ma incredibili sforzi si sobbarcano enormi sacrifici per far vivere una bella realtà a paesini semi sconosciuti anche nella propria regione.

Appena arrivato tocco con mano la triste realtà: già un paio d’ore prima dell’incontro ci sono vigili a chiudere le strade e pattugliare le zone con evidenti cartelli che segnalano le diverse entrate per le rispettive tifoserie. Compensa le cose la gentilezza dei dirigenti locali, da cui si evince la passione con cui stanno vivendo questo storico momento che per loro equivale ad una Serie A. Lo stadio di San Severino Marche, dove gioca solitamente la squadra locale del Settempeda in Prima categoria, è davvero bello, con due tribune una di fronte all’altra: quella grande, coperta, per i sostenitori locali, mentre dall’altra parte c’è la piccola ma lunga tribuna ospiti composta da tre gradini in cemento che sembrano costruite recentemente.

La tifoseria locale risponde comunque bene, con circa 350 presenze in tribuna ed in una porzione di essa prendono posto una ventina di tifosi più “caldi” dietro un paio di striscioni. Dalla parte opposta, gli jesini entrano una decina di minuti prima del fischio d’inizio, sistemando abbastanza celermente le diverse “pezze” con cui normalmente si accompagnano. A livello coreografico i padroni di casa sventolano delle bandiere e diverse bandierine plastificate di colore sia bianco che rosso, mentre gli ospiti sventolano anch’essi delle bandierine.

Nella prima frazione i locali con un piccolo megafono cercano di farsi sentire più che possono, ma ovviamente è tutto limitato tra alti e bassi, cori alternati a pause, condizionati anche dal gol dopo appena otto minuti di gioco subito dalla loro squadra. Nonostante ci siano tifosi che cantano seduti ed altri in piedi, si fanno notare per dei battimani e per le sbandierate, tenacia poi premiata con il pareggio poco dopo la mezzora con Tittarelli su rigore. Nel secondo tempo gli ospiti segnano due reti ed il tifo si affievolisce notevolmente, non scomparendo del tutto ma fortemente penalizzato dal risultato in campo. Al triplice fischio, nonostante la sconfitta applaudono ed incitano i propri giocatori andati a salutarli sotto il settore.

Passando agli ospiti, a dire il vero era da un po’ che non li vedevo in azione e pensavo la retrocessione fosse stata una brutta botta; invece, mi sono dovuto ricredere tanto che li ho visti pure migliorati, numerosi, compatti e colorati. Quest’oggi sono stati autentici mattatori, nel primo tempo mostrando tantissimi battimani ad accompagnare i cori, grazie anche aI goal che dopo appena otto minuti porta in vantaggio la Jesina ma non calano nemmeno dopo il pareggio avversario. Nel secondo tempo in quattro minuti, dal terzo al settimo minuto, la Jesina dapprima si riporta in avanti e poi segna il gol del definitivo 1-3 per la gioia degli ultras leoncelli, che esultano a distanza ravvicinata ergendosi ad assoluti protagonisti degli spalti. Tantissimi battimani, sventolano bandierine, alzano lo stendardo e sul finale di gara effettuano una bella sciarpata a coronare il tutto. Ovviamente ci mettono pure tanta e tanta voce, non facendo mai mancare il sostegno agli undici in campo ed al triplice fischio finale gioiscono con la squadra sotto al settore, intonando cori all’unisono.

Con questi tre punti la Jesina sale in classifica, a ridosso della zona play off, ma il campionato è ancora lunga e la speranza di rivedere questa tifoseria dove merita è ancora concreta. Staremo a vedere nel futuro immediato. Dal canto mio ho visto due tifoserie con un modo di tifare totalmente diverso, ovviamente con le dovute e ben distinte proporzioni, ma mettendoci la stessa grinta e questa dovrebbe essere la base di ogni cosa da cui partire.

Marco Gasparri