Per conoscere ed apprezzare al meglio le varie tifoserie, ho sempre preferito assistere alle partite valevoli per la media o anche bassa classifica. Per esperienza so che tifare la propria squadra in un derby sentito o allorquando ci si giochi un titolo non è cosi difficile. Diverso è quando la propria compagine è in difficoltà o gioca male e allora diventa molto più duro riuscire a coinvolgere tutta la curva nell’incitamento o a tenere sempre alte le bandiere.

Con questo spirito d’osservazione entro al Bentegodi per Chievo-Genoa dopo un ripetuto giro intorno allo stadio. L’ultima volta in cui ero stato qui a seguire la tifoseria clivense, la stessa era ancora posizionata in curva sud mentre il settore ospiti, logicamente, dislocato sul lato opposto.

Entro in tribuna con un certo anticipo e lo stadio è ancora quasi vuoto. I Genoani entrano mezz’ora prima del fischio d’inizio, accompagnandosi con tante pezze e alcune delle loro famose bandiere. La curva di casa (che si divide visivamente in due frazioni) si riempie solo pochi minuti prima della partita: la parte sinistra con tanti striscioni dei “Club Chievo”, quella a destra con gli Ultras dietro lo storico “North Side” e il grande striscione “Orgoglio clivense” poco al di sopra. Un bel colpo d’occhio per un gruppo dai numeri ridotto.

Inizia la partita e le tante bandiere rossoblu sventolano alte. La curva di casa la trovo in evidente calo numerico rispetto alle altre volte in cui la vidi (con risultati molto più incoraggianti, bisogna dirlo). Ho comunque gran rispetto per quanti hanno a cuore la propria squadra e la propria maglia, senza fermarsi a sciocche valutazioni sulla classifica. Per questo mi ha colpito vedere come, in uno stadio semivuoto e con una pista che allontana ulteriormente le curve dal campo, l’atmosfera possa tuttavia essere animata con un minimo di passione e impegno di chi ha veramente a cuore le proprie sorti. In questo caso ha contribuito notevolmente ad incentivare l’ambiente la presenza dei Grigoni: tifo continuo durante tutto il primo tempo da parte loro, a cui fa da contrasto la curva di casa che punta necessariamente su cori secchi ma andando anche incontro a qualche pausa.

Il secondo tempo ricalca il copione del primo: sul campo si gioca una partita con poche emozioni, ma sulle gradinate i cori delle tifoserie sono sicuramente più coinvolgenti. Positivo negli ultimi 30 minuti un coro sudamericano tenuto molto a lungo da parte dei ragazzi del Chievo, mentre le bandiere ospiti non conoscono un singolo attimo di sosta.

È per questo che andare ad una partita “normale” come questa di oggi mi dà sempre qualche soddisfazione in più e conferma la mia certezza che alla fine, solo i tifosi sono capaci di trasformare una partita di calcio dagli scarsi contenuti tecnico-tattici in un pomeriggio pieno di spunti e passione. Bisognerebbe forse, da parte dei vertici del calcio, cominciare a considerarli una risorsa non solo in termini economici e di sfruttamento.

Dopo la partita tutto tranquillo, mentre muovo solo pochi passi per finire la giornata con una partita di pallavolo al palazzetto vicinissimo allo stadio.

Jürgen De Meester